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Ha raccolto oltre 50 mila adesioni sui social l’iniziativa di #ioapro1501, lanciata dal ristoratore di Pesaro Umberto Carriera per la riapertura di bar, ristoranti e altri esercizi il 15 gennaio, contrariamente a quanto deciso dall’ultimo Dpcm. Una sorta di disubbidienza civile che ha trovato largo consenso e una diffusione a livello nazionale.
#ioapro1501: le regole della protesta
Disubbidienza sì, ma “gentile”, come la definiscono gli organizzatori di #ioapro. Non sarà una riapertura selvaggia, ma una protesta con delle regole alternative, chiamate Decalogo Pratico Commercianti Motivati.
Il decalogo prevede il rispetto delle norme anti Covid (gel, sanificazione ecc.), il rispetto del coprifuoco (scontrini al tavolo alle 21.45) ed eventuale supporto legale a clienti e gestori nel caso di sanzioni, sempre nel rispetto delle forze dell’ordine. Tra le regole anche l’impegno a tenere vuota la metà dei tavoli.
La protesta non è aperta solo a bar e ristoranti, ma anche a palestre, cinema, teatri e piscine, tutti esercizi chiusi ormai da diversi mesi.
#ioapro1501: i ristoranti aderenti sono pochissimi
I promotori dell’iniziativa hanno deciso di aprire un sito dedicato (ioapro.org) in cui raccogliere città per città le adesioni dei ristoratori e dei bar. Al momento sono pochissime: a Milano nessun ristorante ha aderito all’iniziativa, così come in tantissime altre città italiane, da Verona a Udine fino Vibo Valentia e Treviso. Nonostante i numeri previsti inizialmente sui social sembra che a partecipare all’atto pratico sarà un numero di locali molto esiguo.
Fipe Confcommercio si dissocia
Il presidente della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) Lino Stoppani si è dissociato dall’iniziativa attraverso MilanoToday, pur capendo le motivazioni dietro la disobbedienza civile proposta dal movimento #ioapro1501. “Questa iniziativa è un chiaro segno delle difficoltà del nostro settore e di un disagio sociale grave. […] Noi però, come abbiamo sempre fatto, rispettiamo le norme. Questa protesta può avere gravi conseguenze. Oltre alla sanzione pecuniaria e alla possibile sospensione dell’attività, per chi vi aderisce si può configurare anche un reato penale. Noi di certo non esporremo i nostri esercenti a prendere una posizione per la quale potrebbe venirgli contestato un reato contro la salute pubblica” ha detto Stoppani alla testata giornalistica milanese.