Negli anni si è creata l’idea che uno spettacolo venga riproposto più volte nello stesso teatro a distanza di anni o in stagioni l’una di seguito all’altra perché si vuole andare sul sicuro o non si abbia ‘inventiva’ per dar vita a nuove rappresentazioni. Questo (pre)giudizio non è sempre valido, oltre a essere molto parziale in un panorama vasto qual è la situazione teatrale italiana. Assistendo a In cerca d’autore – Studio sui ‘Sei personaggi’ di Luigi Pirandello, diretto da Luca Ronconi e ripreso da Luca Bargagna, si pensa istintivamente: ben vengano i ritorni.
L’occasione sono certo i Settant’anni del Piccolo Teatro, ma dietro la scelta di questo titolo c’è un insegnamento che passa dagli stessi artisti che lo portano sul palco o forse sarebbe ancora più calzante dire, lo incarnano.
Quando si entra nel Teatro Studio Melato colpisce immediatamente la scena, ancor più se la prospettiva è quella della platea. È come se ancor prima che la pièce abbia inizio Ronconi volesse suggerire l’idea che tutti hanno di questo testo pirandelliano: il teatro nel teatro (forse con l’intento ben preciso di depistare). D’altro canto, però, spesso si parla di scatola magica e arriva anche questa suggestione a cui se ne aggiungeranno delle altre.
Il bello è che il maestro di regia, nel lavoro con gli attori in un’ottica laboratoriale (che è diventata una delle eredità trasmessa), è andato in sottrazione. “Cosa rimane – al termine di questo procedimento di revisione e snellimento testuale – del capolavoro pirandelliano? Rimane lo scheletro del tessuto ideologico-estetico dei Personaggi, in polemica col Capocomico (Davide Gagliardini) e la gente di teatro. Ma rimane soprattutto il nucleo tabù della vicenda, l’incesto che Pirandello ha rifiutato, salvo presentarlo come vicenda rifiutata, rinnegando i Personaggi che vanno a cercare nel Capocomico una figura vicariale dell’Autore che li ha respinti”, ha affermato Roberto Alonge. È il testo stesso a fornire delle spie basti pensare al Padre quando dice al Capocomico: “gli autori nascondono di solito il travaglio della loro creazione” e il termine travaglio è ben studiato e tornerà proprio in questa lettura legata all’incesto.
Non è semplice parlarvi di In cerca d’autore proprio per quello che Ronconi, insieme agli attori del Centro Teatrale Santacristina (ora portato avanti da Roberta Carlotto), è riuscito a creare, anzi a svelare: il gioco di scatole cinesi messo in atto dal drammaturgo che, chissà, quasi voleva nasconderlo a se stesso, ma l’inconscio scriveva anche per lui. “Il fatto che nella commedia si dica che quei sei personaggi non hanno una vita reale, ma sono visitatori notturni nel cervello o nello scrittoio dell’autore è un’intuizione”, aveva dichiarato il regista nell’ottobre del 2014.
Non è un caso che gli attori (quelli proprio del testo) entrino sempre dal fondo sala in platea, arrivando anche ad abitare un preciso spazio oltre quella ‘scatola’. I sei personaggi, invece, compaiono, uno ad uno, sibillinamente da una porta che (fintamente – e non in accezione negativa) si confonde con la parete. Strisciano, rasentano le pareti, si nascondono sotto il tavolo o si raggomitolano in un angolo. All’ultimo ad entrare è data la chiusura ad effetto quasi a suggerire che, probabilmente, da quell’interno non ci sarà via di fuga.
Questo In cerca d’autore ci induce a lasciare da parte ciò che pensavamo e avevamo visto su questo classico, calamitando la nostra attenzione sui corpi, sul lutto che si addice ai personaggi, anime inquiete e inquietanti, che come zombie si muovono, padroneggiando sulle tavole del palcoscenico. Se l’incesto tra Padre (Luca Mascolo e Massimo Odierna si alternano nel ruolo, scambiandosi con quello del terzo attore) e Figliastra (una Lucrezia Guidone completamente calata nella parte, dai gesti alla voce) sia avvenuto è una domanda che viaggia sul sottile filo dell’ambiguità, portando lo spettatore verso un epilogo che raggela, complici le grida della Madre (una Sara Putignano brava nel dar punte di verità a un personaggio spettrale) e come la Figliastra si rapporterà coi personaggi della Bambina (Marina Occhionero) e del Giovinetto (Matteo Cecchi). La scelta dell’imbruttimento e il rifiuto dell’estetismo fine a se stesso è in linea con la chiarezza tanto agognata da Pirandello che, grazie a questo ‘studio’, si manifesta. Il resto va solo visto – è uno di quegli spettacoli per cui vale la pena fare la lista d’attesa.
Chapeau al cast di chi è tornato dalla stagione 2011 – 2012 e a chi si è aggiunto in vista della ripresa. Dai primi gli insegnamenti del maestro (a partire dal modo di analizzare e vivere un testo) sono passati ai più giovani mettendo la memoria in azione. Oltre ai già citati, troviamo (in ordine di locandina) Fabrizio Falco (Figlio), Alice Pagotto (Madama Pace) e con gli attori diplomati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” Gloria Carovana (Prima attrice), Zoe Zolferino (Seconda attrice), Luca Tanganelli (Primo attore), Stefano Guerrieri (Secondo attore), Luca Carbone (Suggeritore), Cosimo Frascella (Macchinista).
RIASSUMENDO
In cerca d’autore – Studio sui ‘Sei personaggi’ di Luigi Pirandello
Piccolo Teatro Studio Melato
In scena fino a domenica 21 maggio 2017
DURATA: 90′
ORARI: martedì e giovedì h 19,30; mercoledì e venerdì h 20,30; sabato h 15 e 19,30; domenica h 16.
PREZZI: platea 33€; balconata 26€