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Articolo aggiornato a giovedì 3 ottobre
Il Sindaco del Rione Sanità, distribuito da Nexo Digital, è stato in programmazione nei nostri dal 30 settembre al 2 ottobre e visto il grande successo continuerà a essere in cartellone in diverse città italiane. Qui l’elenco delle sale.
Il Sindaco del Rione Sanità: presentazioni in sala
Continua anche il tour di Mario Martone per presentare il film in sala e incontrare il pubblico. Il 4 ottobre alle 20.30 sarà al cinema Farnese di Roma insieme a Massimiliano Gallo per ritirare il Premio Francesco Pasinetti 2019 (Miglior film, Miglior attore protagonista per Francesco Di Leva e Miglior attore non protagonista per Massimiliano Gallo), riconoscimenti assegnati a Venezia durante la 76ª Mostra del Cinema di Venezia dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI).
Sabato 5 ottobre alle 20.30 il regista saluterà a Pisa il pubblico del cinema Arsenale e lunedì 7 sarà la volta di Castelfiorentino, il mattino con le scuole e la sera con il pubblico.
È un film che merita la visione non solo perché permette di riscoprire l’omonima opera di Eduardo De Filippo, ma anche per come Mario Martone e tutto il cast artistico e tecnico hanno scelto di metterla in scena. Al magnetismo che buca lo schermo del sindaco (Francesco Di Leva) fa da contraltare l’impeccabile interpretazione di don Arturo Santaniello (Massimiliano Gallo). Non da meno le prove degli altri interpreti, per un lungometraggio che va al cuore della nostra commedia umana.
Il Sindaco del Rione Sanità scheda
Antonio Barracano, “uomo d’onore” che sa distinguere tra “gente per bene e gente carogna”, è “Il Sindaco” del rione Sanità. Con la sua carismatica influenza e l’aiuto dell’amico medico amministra la giustizia secondo suoi personali criteri, al di fuori dello Stato e al di sopra delle parti. Chi “tiene santi” va in Paradiso e chi non ne tiene va da Don Antonio, questa è la regola. Quando gli si presenta disperato Rafiluccio Santaniello, il figlio del fornaio, deciso a uccidere il padre, Don Antonio, riconosce nel giovane lo stesso sentimento di vendetta che da ragazzo lo aveva ossessionato e poi cambiato per sempre. Il Sindaco decide di intervenire per riconciliare padre e figlio e salvarli entrambi.
Mario Martone porta al cinema Il sindaco del rione Sanità di Eduardo De Filippo con un film di forte attualità capace di raccontare l’eterna lotta tra bene e male.
Il Sindaco del Rione Sanità: la parola ai protagonisti
Il film è stato presentato in Concorso Ufficiale alla 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove abbiamo potuto ascoltare le testimonianze dei protagonisti, in gran parte gli stessi dello spettacolo teatrale allestito qualche anno fa e appartenenti alla compagnia del NEST – Napoli Est Teatro – che opera nel quartiere di San Giovanni a Teduccio.
Il Sindaco del Rione Sanità: il regista Mario Martone
Quali sono state le linee guida per quest’operazione?
Tutto è iniziato dall’intuizione del protagonista Francesco Di Leva di far interpretare il personaggio di Barracano da un uomo giovane, che rimandasse all’età dei boss di oggi, invece che da un anziano di 75 anni come nell’opera originale. Ci tengo a dire che ottenne l’autorizzazione di Luca De Filippo e per me ha rappresentato l’occasione giusta per affrontare Eduardo. Io sono un regista né un capomico, né un attore. Tutti noi abbiamo in mente il suo lavoro, compreso il tipo di fraseggio. Mi sono posto la questione di come riproporlo oggi. Ribaltare i rapporti di età e riportare il testo nella Napoli attuale significava cambiare il sound, immaginando un nuovo tipo di interpretazione. È stato fondamentale il lavoro con gli attori e già quando ho messo in scena lo spettacolo ho sempre nutrito il desiderio che potesse tradursi in film, ipotizzando la struttura che poi abbiamo realizzato.
Avete apportato delle modifiche nel finale…
Dal testo abbiamo strappato quel velo che Eduardo adoperava per far sì che il personaggio di Antonio Barracano potesse arrivare al pubblico. C’è una violenza sotterranea in quest’opera. Abbiamo puntato a far emergere la struttura nuda e cruda. Il monologo finale del dottore era più intriso della parte filosoficamente moraleggiante. Avevo ben presente di voler attraversare un muro e quindi non potevo permettere che certe frasi arrivassero, ad esempio, ai cittadini di San Giovanni a Teduccio come la battuta che invita allo scontro finale. Desideravo porre la loro attenzione sulla scelta di Barracano rappresentata dal suo gesto di grande responsabilità individuale. Il punto non è immaginare che arriverà un mondo migliore o una Napoli pacificata, ma sapere che dentro il contesto contraddittorio e complesso della Napoli di ieri e di oggi, ciò che conta sono le scelte delle persone.
Qual è il tuo rapporto con questo autore?
Il mondo familiare nel romanzo di esordio di Elena Ferrante attiene a quella dimensione piccolo-borghese, a quella zona grigia dove si annidano violenza e sopraffazione e io l’ho tradotto né ‘L’amore molesto’. Eduardo è riuscito a scandagliare tutto questo, raccontandolo come nessun altro. Per tutti noi napoletani lui è un riferimento ineludibile.
Possiamo approfondire maggiormente la figura di Barracano?
È la creatura di un grandissimo autore e come in altri classici memorabili, il bene e il male si fondono. L’ambiguità è anche la forza seduttiva di questo personaggio, che al contempo risponde a una dinamica sociale di potere molto forte.
Il Sindaco del Rione Sanità: Francesco Di Leva
È stato molto accentuato l’elemento dell’ironia…
A me interessava moltissimo raccontare l’ironia insita nel mio personaggio perché è ciò che ci frega nei nostri quartieri. Appaiono come dei buoni. Dipende sempre da che punto di vista osservi Barracano, in fondo c’è sempre qualcuno che ci sta rimettendo le penne. In più mi premeva far emergere anche la paura che prova (una battuta lo esplicita anche), ognuno ha paura di morire e di passare la sua vita in galera. Stiamo parlando di persone perdenti.
Che tipo di lavoro hai effettuato per renderlo contemporaneo?
Studiando gli anni in cui è stato scritto questo testo, ho scoperto che quello era il periodo in cui Muhammad Ali è divenuto noto, conquistando anche l’oro alle Olimpiadi. Mi sono chiesto se Eduardo avesse visto questo nero alto e arrogante che cominciava a conquistare il mondo. Ho deciso di raccontare il mio personaggio attraverso uno specifico sound e gli atteggiamenti di un pugile. Durante le prove mi sono addirittura rotto una mano e Mario l’ha voluto tenere nello spettacolo e nel film.
Il Sindaco del Rione Sanità: Massimiliano Gallo
Abbiamo fatto un grande lavoro sull’originale accorgendoci di parole bellissime. Il testo di Eduardo parla di temi universali come la famiglia, il senso del dovere e di colpa, la vendetta e questo ci ha supportato nel percorso attoriale. Il nostro lavoro è stato senza dubbio facilitato dalla grandezza dell’opera.
Il Sindaco del Rione Sanità: Renato De Francesco
Dà volto al dottore: “il mio timone è stata proprio una frase di Eduardo: se cerchi la forma trovi la morte, se cerchi la vita trovi la forma”. Mi sono messo così in presa diretta nella scansione dei fatti.
Il Sindaco del Rione Sanità: Adriano Pantaleo
Il suo personaggio è Catiello: “con Mario abbiamo lavorato tantissimo sul sound delle parole eduardiano, indicandoci di suonare come ‘musica rap’, cercando di dare una concretezza che magari 60 anni fa non aveva”.
Il Sindaco del Rione Sanità: Daniela Ioia
Interpreta la moglie di Barracano, Armida. “Il sindaco del Rione Sanità è di un’attualità pazzesca, per questo è stato così facile portarlo al cinema. La mia Armida è, come gli altri personaggi femminili del film, molto diversa dai personaggi solitamente creati da De Filippo, una donna implosa, come il Vesuvio alle pendici del quale vive, è fatta più di silenzi che di parole”.
Il Sindaco del Rione Sanità: la sceneggiatrice Ippolita Di Majo
In merito al finale aggiunge: “quel monologo finale al tempo di Eduardo aveva una grande presa critica sulla realtà; ma al nostro orecchio poteva risultare retorico. Così ci è sembrato di riportarlo a una comunicazione più diretta con lo spettatore di oggi”. Ci tiene a evidenziare come “il momento di vicinanza tra Barracano e Rafiluccio avviene tramite un monologo, dedicato al ricordo di questo suo primo omicidio che gli ha segnato la vita. Lui vuole salvare Rafiluccio da questa sorte. Al contempo Eduardo ci mette in contatto con la nostra ambiguità interiore col confronto tra Santaniello padre e don Antonio perché ci spiazza sentire che simpatizziamo per un uomo che riconosciamo essere criminale”.