Gabriele Salvatores riaccende i riflettori sul suo cinema con Il ritorno di Casanova. Il nuovo film del regista milanese è un’osservazione sul passare del tempo, il successo e il declino, l’accettazione dei cambiamenti.
Il ritorno di Casanova è il ventesimo lungometraggio di Gabriele Salvatores, interpretato da Toni Servillo, Fabrizio Bentivoglio, Natalino Balasso e Sara Serraiocco. Prodotto da Indiana Production con Rai Cinema, Ba.be Productions ed Edi Effetti Digitali Italiani, il film sarà nelle sale grazie a 01 Distribution a partire dal 30 marzo.
La trama
La storia ruota intorno a Leo Bernardi (Toni Servillo), cineasta dalla lunga carriera ma sul viale del tramonto. Sta per completare il suo nuovo lavoro, Il ritorno di Casanova appunto, tratto dal racconto di Arthur Schnitzler ed è pronto a presentarlo a Venezia.
Il vecchio Casanova (Fabrizio Bentivoglio) è lontano dai tempi di gloria: stanco, senza un soldo e voglioso di ritornare nella sua Venezia, ritrova fiducia nella vita grazie all’incontro con la giovanissima Marcolina. La fiamma della passione, dunque, si riaccende ma allo stesso tempo lo mette di fronte alla dura realtà del declino fisico.
Durante il montaggio del film, Leo comprende che il suo Casanova è lo specchio di sè. Un uomo che non non accetta il suo decadimento artistico e fisico. Superato ormai da giovani registi incensati dalla critica, Leo deve fare anche i conti con un corpo che non lo regge più come un tempo. A un certo punto, però, appare la “sua” Marcolina, Silvia (Sara Serraiocco). Un incontro che lo sconvolgerà.
Leo e Casanova, confusi e infelici
Casanova non è il solo a ritornare. Il tema del doppio, dello specchio, del regista confuso e infelice in bilico tra gloria e morte (artistica e non) riemerge, colpendo anche Salvatores. Il regista di Mediterraneo ne fa una sua personale rilettura grazie al suo fedele cast e all’ironia che lo contraddistingue.
Tra il bianco e nero dell’anno 2023 e la luce naturale del Settecento, Il ritorno di Casanova scorre citando 8½ e Barry Lyndon, in una narrazione prevedibile ma limata da una regia che coglie l’intimità dei personaggi, fortunatamente senza esasperazioni.