Quand’è stata l’ultima volta che vi siete sentiti bambini? Matteo Garrone parla alla parte di noi ancora capace di cedere al potere dell’immaginazione, portando sul grande schermo tre storie tratte da Il racconto dei racconti (Lo cunto de li cunti), la raccolta di cinquanta fiabe in lingua napoletana scritte nel Seicento da Giambattista Basile, l’autore che fu definito da Calvino come un “deforme Shakespeare partenopeo”. Questo fantasy intriso di inquietudini ed elementi horror è stato accolto con sette minuti di applausi dalla stampa accreditata al Festival del cinema di Cannes, vinto quest’anno da Dheepan di Jacques Audiard, dove il film di Garrone è stato presentato come primo dei tre film italiani in concorso (gli altri due sono stati “Mia madre” di Nanni Moretti e “Giovinezza” di Paolo Sorrentino).“Ma questo è un pubblico di addetti ai lavori” ha affermato il regista di Gomorra intervistato dall’Huffington Post, “per me conta molto di più il risultato del primo week end in Italia, dove il film esce oggi”.
C’erano una volta tre regni vicini in cui vivevano una vecchia tintora corteggiata insistentemente per errore da un re libertino e dissoluto (Vincent Cassel), una regina ossessionata dal desiderio di diventare madre (Salma Hayek) e una principessina (Bebe Cave) data in sposa dal padre (Toby Jones) a un orribile orco. Le tre donne dovranno attraversare prove difficili da cui verranno drammaticamente trasformate, muovendosi in un mondo fatato abitato da streghe dei boschi, draghi marini, pulci giganti e saltimbanchi, un universo barocco in cui il sublime si mescola col volgare, l’orrido e il sozzo.
Garrone usa il linguaggio universale della fiaba per raccontare le ossessioni e le paure moderne come la ricerca della maternità a tutti i costi, l’invecchiamento, la sessualità e la violenza sulle donne; nel mentre, gli occhi dello spettatore si riempiono dell’oro degli abiti, del rosso del sangue e del sacrificio, del nero delle notte e di creature mostruose, del verde dei boschi.
Visivamente appagante, Il racconto dei racconti è insieme barocco e pulitissimo nella composizione delle immagini. A questo splendore visivo corrisponde una grande attualità di temi e l’alternanza riuscita di più registri, dal comico al drammatico.
Appassionante e consigliatissimo.
Il nostro voto: 8
Una frase: “Tu sei un principe e non puoi essere amico del figlio di una serva.”
Per chi: voglia perdersi in un mondo fantastico.