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Grand Budapest Hotel, la recensione in anteprima del film di Wes Anderson

Valentina Fumo 11 anni fa

grand-budapest-hotel-recensioneO si odia o si venera. È Wes Anderson, il regista che riesce a plasmare con i suoi film mondi favoleschi e bizzarri, pieni di sense of humor e sottile nostalgia. Eppure siamo convinti che presto qualche scettico smetterà di considerarlo pignolo e pretenzioso: giovedì 10 aprile esce nelle sale italiane Grand Budapest Hotel, forse la migliore opera del 45enne texano, vincitrice del Gran Premio della giuria alla 64ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino

Ambientato negli anni Trenta nell’immaginaria località termale di Zubriwka, Grand Budapest Hotel racconta dell’epoca d’oro di un grande albergo attraverso la vita del suo direttore, Gustave H. (uno strepitoso Ralph Fiennes) e del suo fido garzoncello, Zero (l’esordiente Tony Revolori). Colto, elegante e sempre profumatissimo lo stimato concierge ha dedicato la sua vita a rendere il Grand Budapest Hotel un’istituzione, un perfetto meccanismo a orologeria. Con la stessa abnegazione, si concede alle bionde, facoltose e anziane clienti con cui non disdegna di accompagnarsi. Quando una di loro, Madame D. (una esilarante Tilda Swinton), viene assassinata lasciando all’amante un preziosissimo dipinto, iniziano i guai: braccati dalla polizia e dal pericoloso figlio della donna (Adrien Brody), Gustave e il suo protetto dovranno darsi alla fuga.

Ispirato alle commedie di Wilder e Lubitsch e ai libri dello scrittore austriaco Stephan Zweig, Grand Budapest Hotel conquista dalla prima scena grazie al ritmo serrato, ai dialoghi veloci e pieni di ironia e alla capacità di passare con grande disinvoltura attraverso generi diversi, dalla commedia, al noir, all’azione, fra inseguimenti, fughe e colpi di scena. Come sempre la cura per i dettagli, le simmetrie nella composizione e l’uso del colore affascinano lo spettatore, contribuendo a rafforzare l’eleganza di una messa in scena che trascende le consuete liturgie e appare come magnificamente surreale.

Il nostro voto: 8+

Una frase:

Gustave a Madame D. “Sei uno schianto, tesoro. Non so che crema ti abbiano messo all’obitorio, ma ne voglio un po’ anche io!”

Per chi: vuole concedersi un viaggio nella immaginazione di uno dei più discussi registi contemporanei.

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