C’è tempo fino al 23 giugno per vedere – presso lo Spazio Forma di Milano – la mostra Una storia americana, la prima retrospettiva europea sul grande fotografo Gordon Parks. Una esibizione completa che descrive cronologicamente la parabola umana e artistica di uno dei più grandi fotografi del ventesimo secolo. Ritroviamo nel corso della lunghissima carriera di Parks la capacità di rappresentare in uno scatto un mondo intero. Un’abilità presente sia nei reportage per Life, sia nelle foto agli artisti, perfino nelle foto di moda per Vogue.
Parks viene ricordato soprattutto come il fotografo che ha colto l’essenza di un’America nascosta, il fotografo della comunità afroamericana di cui faceva parte. Partendo da Fort Scott, nel Kansas, il suo luogo di nascita e cuore nero della segregazione razziale, fino ai sobborghi delle grandi città, Parks ritrae gli umili, gente lontana dai riflettori e racconta di fame, di dolore e di miseria, ma anche di occasioni di riscatto e giorni di festa.
La sua fotografia non è pura documentazione: è narrazione che diventa empatia, è impegno umano. Come il reportage sugli scontri tra gang rivali ad Harlem, che diventa il tentativo di fermare il male mostrandone la stupidità. Gli scatti di Parks sono la voce data a chi non ne ha. Un esempio su tutti è la foto di Ella Watson, la donna delle pulizie: il suo sguardo, le scope e sullo sfondo la bandiera americana ci raccontano la sua storia di ingiustizie e di soprusi subiti. Un fotografo dunque che non si nasconde dietro la sua macchina ma anzi la usa come strumento di dialogo e di introspezione. Un fotografo dalla sensibilità talmente spiccata da essere voluto da Ingrid Bergman per immortalare la sua fuga d’amore a Stromboli con il regista Roberto Rossellini.
Nella mostra c’è tutto questo e molto altro: gli scatti agli artisti (da Marylin a Glenn Gould), i comizi di Malcom X, Muhammed Ali, la marcia nera su Washington. C’è perfino un frammento del film Shaft, di cui Parks è stato il regista nel 1971. Al protagonista, il detective afroamericano duro e fuori dagli schemi, si è ispirato Tarantino per l’eroe di Django Unchained.
Insomma, una mostra da non perdere!
Per ulteriori informazioni: Fondazione Forma per la Fotografia www.formafoto.it