Quella di Godzilla è una vera e propria saga che trova il suo antecedente più illustre nel Gojira di Hishiro Honda prodotto in Giappone nel 1954. Dopo quel film, di enorme successo, le versioni successive – il grande pubblico ricorderà probabilmente quella del 1998 di Roland Emmerich – sono state ben 28.
Ma il nuovo Godzilla di Gareth Edwards, nelle sale di tutto il mondo dal 15 maggio 2014, si ispira direttamente al primo indimenticato “mostro“, cui tanti registi hanno guardato, e lo riporta in vita, con un uso sapiente del 3D, senza deludere i tanti cultori sparsi per il mondo.
La vicenda di questo monster movie si svolge in due archi temporali: nel 1999, a nord del mar della Cina, una serie di terremoti scuote l’impianto nucleare di Janira dove lavorano come scienziati Sandra e Joe Brody (Juliette Binoche e Bryan Cranston). Nel più devastante di questi tremori l’impianto crolla e Sandra muore. Joe rimasto solo con il loro unico figlio, il piccolo Ford (Aaron Taylor-Johnson) rimane ossessionato dalla tragica perdita e nei 15 anni successivi cerca di portare alla luce la verità sull’incidente, avendo intuito che dietro quella presunta calamità naturale ci sia qualcosa di diverso.
La scena si sposta poi al giorno d’oggi, a San Francisco, dove Ford, ora adulto, sposato e padre a sua volta, è un militare esperto nel disinnescare bombe. Viene chiamato in Giappone per aiutare suo padre e insieme a lui scopre il segreto governativo: una misteriosa creatura dormiente ha trovato nutrimento dai reattori nucleari della centrale e dopo 15 anni si è risvegliata.
Ancora una volta dunque la tematica del nucleare fa da sfondo alla vicenda: come nel primo film, nato nove anni dopo le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, i “mostri” di questo film – ci sono anche i M.U.T.O. (Organismi Terrestri Massivi Non Identificati) – rappresentano una forza distruttiva che nasce dall’arroganza dell’uomo nei confronti della natura e la responsabilità dell’uomo verso la terra. Godzilla, che si muove in un mondo attuale in cui l’emergenza nucleare è ancora reale, è dunque un film che parla soprattutto di noi, creature fragili eppure con la pretesa di essere onnipotenti e irresponsabili verso l’ambiente.
Gareth Edwards, cresciuto guardando film giapponesi sui mostri, realizza un film appassionato ed emozionante, in grado di offrire una prospettiva cinematografica attuale pur rimanendo fedele all’eredità che egli stesso ha voluto riproporre. Il risultato è un un film molto curato nei dettagli, valorizzato dalla fotografia di Seamus McGarvey e dalla colonna sonora di Alexandre Desplat.
Una menzione particolare meritano proprio i “mostri” di questo film: Godzilla, la creatura gigantesca (molto più alta che nelle precedenti versioni) che si materializza tra il fumo e la polvere emettendo il suo assordante ruggito e i M.U.T.O. ovvero creature straordinarie, mostri intesi come “portenti” o “prodigi”: esseri terribili eppure magnifici, capaci di assommare le caratteristiche dei grandi mostri che hanno fatto la storia del cinema: da King Kong ad Alien. Da vedere.
Il nostro voto: 7,5
Una frase: “L’arroganza dell’uomo è pensare di avere la natura sotto il proprio controllo e non l’esatto contrario”