Lillian è una giovane donna da poco tornata a vivere nella sua città natale, una piccola comunità di taglialegna ai limiti della foresta in Canada. Lì, suo malgrado, incontra Blackway, ex poliziotto divenuto sadico e potente criminale, che inizia a perseguitarla. Quando la percuote e le decapita il gatto, la donna cerca di difendersi, ma nessuno vuole aiutarla: né lo sceriffo né i saggi del paese a cui lei ha chiesto aiuto. Abbandonata dagli abitanti ma decisa a rimanere nella città in cui ha deciso di vivere, Lillian trova un insperato aiuto in un anziano taglialegna e nel suo giovane assistente e insieme osano sfidare Blackway.
Seppur ambientato ai nostri giorni, il film di Daniel Alfredson può essere considerato come un western classico. C’è l’idea di fondo, il “farsi giustizia da soli”, ci sono degli uomini che decidono di difendere una donna in difficoltà e c’è un uomo malvagio da combattere, nell’indifferenza del resto della collettività. Poco importa se la vicenda non si svolge nel selciato polveroso e sotto il sole cocente del selvaggio west, ma tra i boschi e le montagne del Canada.
Interessante la scelta di definire il personaggio di Blackway attraverso i racconti altrui per quasi tutto il film, per poi renderlo solo verso la fine. Anthony Hopkins, premio Oscar per Hannibal Lecter, si trova in questo film dalla parte dei buoni, del giustiziere che aiutando una donna in difficoltà pareggia alcuni conti in sospeso della sua vita. Mette in campo quindi una gamma di sentimenti diversi e dà vita a un personaggio malinconico. Credibile Ray Liotta nella parte dello spietato ex poliziotto, per prestanza fisica e per il lavoro sulle espressioni. Bravissima Julia Stiles nel ruolo della donna femminile e determinata, motore di tutta la vicenda. Go with me sarà al cinema dal 13 ottobre.
Il nostro voto: 7,5
Una frase: Non troveremo più Blackway, ci troverà lui