Al Teatro Franco Parenti dal 2 al 4 aprile va in scena La voce di Giocasta, versione del mito di Epido in cui la protagonista è la madre-moglie del celebre personaggio tragico greco.
Giocasta, regina di Tebe, incontra il figlio-marito Edipo, cieco e imprigionato. La maledizione che Edipo ha scagliato sui figli maschi, morti uno per mano dell’altro, si è abbattuta anche sulle due figlie che si sono sacrificate per dare sepoltura a uno dei fratelli.
Giocasta, da madre, lo perdona e giustifica se stessa. Quasi fosse una confessione, racconta la sua esistenza, cercando un motivo per sopravvivere all’orrore. “Non parlo per farti del male e non sarà lo strazio a trovare le parole, ma la pietà di una madre che dice mentre nasconde”.
Dopo il pianto di Edipo, ormai inerme e per questo fanciullo, Giocasta lo prenderà per mano. Sarà i suoi occhi. Giocasta sopravvive all’orrore della tragedia famigliare ripercorrendo la propria vita in un monologo lucido e sofferto. Una madre che conosce, da sempre, la verità e la cela, anche a se stessa. Una madre che riconosce la tragedia al primo sguardo e ha il coraggio di mantenere quello sguardo alto, fino in fondo.
La Giocasta, qui rappresentata, non si uccide, ma accoglie, non indaga, ma guarda con gli occhi della verità.
La drammaturgia de La voce di Giocasta è stata curata da Maddalena Mazzocut-Mis, la regia è di Paolo Bignamini mentre l’unica interprete sul palcoscenico è Annig Raimondi, accompagnata dalla chitarra elettrica di Sergio Sorrentino.
La voce di Giocasta è una produzione ScenAperta Altomilanese Teatri realizzato in collaborazione con Università degli Studi di Milano e Teatro Franco Parenti.