Sommario di questo articolo:
Avete voglia di cinema e non sapete per cosa optare? Cercate una serata di puro divertimento grazie al grande schermo o un film che riesca a unire più anime?
Milano Weekend, nello #spiegonecinema annuale, vi racconta quali sono le opere più attese nel 2019, ma stay tuned vi terremo costantemente aggiornati nel corso dell’anno anche sulle rassegne e gli eventi da non perdere in città.
In sala a gennaio 2019
— Green Book di Peter Farrelly
Si tratta del primo lavoro di Farrelly (noto, ad esempio, per la co-regia di ‘Scemo & più scemo’) completamente da solo dietro la macchina da presa, che, con mano sicura, dirige due ottime prove d’attore. Ci riferiamo a quelle di Viggo Mortensen e Mahershala Ali, rispettivamente nei ruoli di Tony Lip e Don Shirley.
“Nel 1962, dopo la chiusura di uno dei migliori club di New York in cui lavorava, il buttafuori italoamericano Lip deve a tutti i costi trovare un lavoro per mantenere la sua famiglia. Accetta di lavorare per il pianista afroamericano Don Shirley e decide si seguirlo in tour nel sud degli Stati Uniti. Nonostante le differenze e gli iniziali contrasti, tra i due si instaurerà una forte amicizia” (scheda). In questo road movie non manca il registro da commedia, ma si fa ancora più sofisticato, con un ritmo elevato nel botta e risposta. Vi divertirete e commuoverete senza mai scadere nella retorica.
Il lungometraggio è stato insignito con tre Golden Globes e ha ricevuto cinque nominations agli Oscars 2019. Al cinema dal 31 gennaio.
— Il primo re di Matteo Rovere
Sta già facendo parlare di sé da diversi mesi. Rovere si è assunto ancora una volta un rischio (spesso lo ha fatto in qualità di produttore), le aspettative sono innegabilmente alte, ma sulla carta ci sono tutti gli ingredienti sul piano artistico che tecnico.
“Due fratelli, soli, nell’uno la forza dell’altro, in un mondo antico e ostile sfideranno il volere implacabile degli Dei. Dal loro sangue nascerà una città, Roma, il più grande impero che la Storia ricordi. Un legame fortissimo, destinato a diventare leggenda” (sinossi).
Protagonisti Alessandro Borghi e Alessio Lapice. Da vedere e a breve ve ne parleremo ancora più dettagliatamente. In sala dal 31 gennaio.
— La Favorita di Yorgos Lanthimos
Al suo primo passaggio mondiale alla 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha conquistato per la cura della messa in scena, oltre che per le interpretazioni dei protagonisti, a partire da Olivia Colman ed Emma Stone.
“Mentre imperversa la guerra con la Francia, la fragile e instabile Regina Anna (O. Colman) siede sul trono inglese ma il regno è di fatto governato da una persona a lei vicina, Lady Sarah (R. Weisz). Quando a corte arriva Lady Abigail (E. Stone), le due sfrutteranno la situazione politica per diventare la favorita della Regina”.
Al cinema dal 24 gennaio.
In sala a Febbraio 2019
— Domani è un altro giorno di Simone Spada
Non è semplice realizzare un remake, ma si può affermare che il regista di ‘Hotel Gagarin‘, forte anche di un ottimo cast, sia riuscito a superare l’originale.
“Giuliano (Marco Giallini) e Tommaso (Valerio Mastandrea) sono amici da trent’anni e li aspettano i quattro giorni più difficili della loro amicizia. Tommaso vive da tempo in Canada e insegna robotica. Giuliano è rimasto a Roma e fa l’attore. Entrambi sono romani “dentro”, seppur con caratteri molto diversi: Giuliano estroverso e pirotecnico, Tommaso riservato e taciturno. Giuliano, l’attore vitalista, seduttore e innamorato della vita è condannato da una diagnosi terminale e, dopo un anno di lotta, ha deciso di non combattere più. Ai due amici di una vita rimane un solo compito, il più arduo, quasi impossibile: dirsi addio. E hanno solo il tempo di un lungo weekend, quattro giorni. Quando Tommaso arriva a Roma bastano poche battute per ritrovare la complicità, quella capacità di scherzare su tutto è fondamentale per esorcizzare l’inevitabile” (dalla scheda). I due interpreti sono così naturali nel rendere sullo schermo l’affiatamento di un’amicizia solida e profonda, in cui si arriva ad accettare le decisioni dell’altro anche quando si ha paura di perderlo.
Una nota di merito va anche alla prova d’attrice di Anna Ferzetti, misurata nel ruolo di chi sta accanto provando e resiste (rispetto a chi non si oppone più – e siamo volutamente sibillini) e incisiva, lasciando il segno nei due e nello spettatore in particolare, nel corso della cena prima della partenza di Tommaso.
Domani è un altro giorno è un film che attraversa le note dolciamare della vita, sublimandole e strappandoci sorrisi.
In sala dal 28 febbraio.
— La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi
Insignito meritatamente del premio per la miglior sceneggiatura all’ultimo Festival di Berlino, questo lungometraggio di Giovannesi, tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, ha dalla sua una grande onestà di sguardo, senza ergersi sul piedistallo né tantomeno generalizzare.
“Napoli 2018. Sei quindicenni – Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Briatò – vogliono fare soldi, comprare vestiti firmati e motorini nuovi. Giocano con le armi e corrono in scooter alla conquista del potere nel Rione Sanità. Con l’illusione di portare giustizia nel quartiere inseguono il bene attraverso il male. Sono come fratelli, non temono il carcere né la morte, e sanno che l’unica possibilità è giocarsi tutto, subito. Nell’incoscienza della loro età vivono in guerra e la vita criminale li porterà a una scelta irreversibile: il sacrificio dell’amore e dell’amicizia”.
Da vedere anche per le ottime prove attoriali di questi giovani interpreti al loro esordio sul grande schermo. “Nessuno dei ragazzi protagonisti ha letto la sceneggiatura, né il romanzo da cui è stata tratta: questo perché i ragazzi dovevano vivere l’esperienza dei loro personaggi, giorno dopo giorno, dall’inizio alla fine. Non dovevano conoscere le conseguenze delle loro azioni, dovevano semplicemente viverle: vivere la nascita della fratellanza, il divenire un gruppo, il significato della guerra, l’illusione dell’ambizione, della conquista del potere, le conseguenze irreversibili delle azioni criminali, la perdita dell’innocenza, l’impossibilità di tornare indietro, di restare adolescenti spensierati, vivere la sconfitta”, ha dichiarato acutamente il regista.
— Le nostre battaglie di Guillaume Senez
Dopo aver ricevuto il Premio del Pubblico e il Premio Cipputi alla 36esima edizione del Torino Film Festival, l’opera seconda del regista belga finalmente arriva nei nostri cinema dal 7 febbraio. Un dramma delicato e intenso sulle questioni stringenti del nostro oggi.
Al centro de Le nostre battaglie c’è la “storia di Oliver (interpretato da un toccante Romain Duris), un uomo che dedica tutto se stesso alla lotta contro le ingiustizie al fianco dei propri compagni di lavoro.
Quando, da un giorno all’altro, sua moglie Laura abbandona la loro casa, Oliver dovrà imparare a trovare un nuovo equilibrio tra i bisogni dei figli, le sfide della vita quotidiana e il suo lavoro”.
In sala a Marzo 2019
— Dumbo di Tim Burton
In sala dal 28 marzo.
— Il professore e il pazzo di P. B. Sherman
Ancora una volta la Settima Arte attinge alla Storia facendoci scoprire chi c’è dietro allo storico dizionario di Oxford.
“Si tratta della storia vera del Professor James Murray (Mel Gibson) al quale viene affidata la redazione del primo dizionario al mondo che racchiuda tutte le parole di lingua inglese. Per far ciò il Professore avrà l’idea di coinvolgere la gente comune invitandola a mandare via posta il maggior numero di parole possibili. Arrivato però ad un punto morto, riceve la lettera di William Chester (Sean Penn) un ex professore ricoverato in un manicomio perché giudicato malato di mente. Le migliaia di parole che il Dr. Chester sta mandando via posta sono talmente fondamentali per la compilazione del dizionario che i due formeranno un’insolita alleanza che si trasformerà in una splendida amicizia.
Drammi, omicidi, tradimenti, storie d’amore, Il professore e il pazzo intreccia generi multipli in un racconto avvincente e indimenticabile su due uomini straordinari che, attraverso un’improbabile amicizia e contro temibili avversari, hanno scalato una delle vette più alte della ricerca accademica, accompagnandoci nell’era moderna”.
Consiglio spassionato: se potete vedetelo in originale, merita anche per tutto il discorso sulle parole e per le straordinarie interpretazioni dei due protagonisti. , che danno corpo e spessore a una storia toccante, in cui il perdono e il perdonarsiImpossibile non cogliere la cura nella messa in scena , pure sul piano fotografico, nel rendere la Londra vittoriana o l’ambiente di Oxford e di come si scelga di porre l’accento sul progresso, passando dall’ombra alla luce.
Al cinema dal 21 marzo.
— I villeggianti di Valeria Bruni Tedeschi
Fedele a se stessa, la Bruni Tedeschi confeziona un’opera leggera e profonda, che ha delle connessioni con la sua biografia, riuscendo, al contempo, a toccarci individualmente.
“Una grande e bella proprietà in Costa Azzurra. Un posto che sembra essere fuori dal tempo e protetto dal mondo. Anna arriva con sua figlia per qualche giorno di vacanza. In mezzo alla sua famiglia, ai loro amici e al personale di servizio, Anna deve gestire la sua recente separazione e la scrittura del suo prossimo film.
Dietro le risate, la rabbia, i segreti, nascono rapporti di supremazia, paure e desideri. Ognuno si tappa le orecchie dai rumori del mondo e deve arrangiarsi con il mistero della propria esistenza”.
Ottime le interpretazioni della stessa Tedeschi, Pierre Arditi, Valeria Golino, Noémie Lvovsky, Yolande Moreau, Laurent Stocker, Riccardo Scamarcio, Bruno Raffaelli (II), Marisa Borini, Anthony Ursin.
In sala dal 7 marzo.
— Una giusta causa di Mimi Leder
Un’opera che meritava di venire alla luce.
In sala ad Aprile 2019
— Avengers: Endgame di Anthony Russo, Joe Russo
Si tratta di uno dei titoli più attesi non solo da noi, ma anche negli States. Siamo giunti al quarto capitolo e potrebbe essere effettivamente quello conclusivo.
Nel cast Robert Downey Jr., Chris Evans, Chris Hemsworth, Karen Gillan, Scarlett Johansson, Josh Brolin, Evangeline Lilly, Brie Larson, Sebastian Stan, Dave Bautista, Jeremy Renner, Chadwick Boseman, Paul Rudd, Michelle Pfeiffer, Mark Ruffalo, Jon Favreau, Ty Simpkins, Gwyneth Paltrow, Hiroyuki Sanada, Don Cheadle, Terry Notary.
In sala dal 24 aprile.
— Dilili a Parigi di Michel Ocelot
Pura poesia per il nuovo film di Michel Ocelot, divenuto famoso grazie alla saga di Kirikù. Siamo nella Parigi della Belle Époque, “con l’aiuto di un giovane fattorino, la piccola canaca Dilili indaga su una serie di rapimenti misteriosi in cui sono coinvolte alcune bambine. Nel corso delle indagini incontreranno personaggi straordinari che li aiuteranno fornendo loro gli indizi necessari per scoprire il covo segreto dei Maestri del Male, i responsabili dei rapimenti” (dalla trama).
Al di là dell’aver avuto la possibilità di vederlo in lingua originale (il francese rende tutto ulteriormente più musicale e poetico) – e vi consigliamo di optare per questa opzione qualora vi sia possibile – questo quinto lungometraggio del regista francese dimostra ancora una volta una grande sensibilità, trovando il giusto modo per veicolare temi come il razzismo coi toni della fiaba. E per i più grandi si fantastica con i grandi nomi di quell’epoca, avendo modo di incontrare Toulouse Lautrec e non solo.
Dilili a Parigi è stato insignito del César (gli oscar del cinema francesi) per il miglior film d’animazione.
In sala dal 24 aprile
— Sarah e Saleem di Muayad Alayan
“Una relazione extraconiugale tra una donna israeliana e un uomo palestinese assume una pericolosa dimensione pubblica quando i due vengono avvistati nel momento sbagliato nel posto sbagliato.
Tra colpi di scena e circostanze imprevedibili, Sarah e Saleem si ritrovano coinvolti in una situazione più grande di loro, che trascende le responsabilità familiari per diventare un caso politico” (dalla sinossi).
In sala dal 24 aprile.
In sala a Maggio 2019
— Il traditore di Marco Bellocchio
“È un film ancora diverso da tutti i precedenti, forse assomiglia un po’ a ‘Buongiorno, notte‘ perché i personaggi si chiamano coi loro veri nomi, ma lo sguardo è più esposto, all’esterno, i protagonisti sono spesso in pubblico, per esempio nel gran teatro del Maxiprocesso di Palermo e in altri teatri di altri processi con un copione diverso, pur essendo i personaggi spesso ripresi a distanza ravvicinata, trascurando però quei tempi psicologici, quelle nevrosi e psicosi “borghesi” che sono state spesso la materia prima di molti film che ho fatto in passato.
Il Traditore è anche un film civile (o di denuncia sociale come si diceva una volta) evitando però ogni retorica e ideologia”. Siamo voluti partire da queste parole di un maestro del nostro cinema contemporaneo qual è Bellocchio perché ben racchiudono lo spirito di un’opera che ci riguarda molto da vicino.
“Nei primi anni ’80 è in corso una vera e propria guerra tra i boss della mafia siciliana per il controllo sul traffico della droga. Tommaso Buscetta (Pierfrancesco Favino), conosciuto come il “Boss dei due mondi”, fugge per nascondersi in Brasile e da lontano, assiste impotente all’uccisione di due suoi figli e del fratello a Palermo; ora lui potrebbe essere il prossimo. Arrestato ed estradato in Italia dalla polizia brasiliana, Buscetta prende una decisione che cambierà tutto per la mafia: decide di incontrare il giudice Giovanni Falcone (Fausto Russo Alesi) e tradire l’eterno voto fatto a Cosa Nostra” (dalla sinossi breve).
Favino è gigantesco, forte certo del background che gli deriva dal metodo mimico appreso col maestro d’accademia Orazio Costa, regala una prova d’attore che lascia senza parole per il realismo e l’umanità che riesce a far trasparire. Il tutto senza fare sconti perché emergono gli errori così come le debolezze del boss. Altrettanto di qualità sono le interpretazioni degli altri attori: F. R. Alesi, Luigi Lo Cascio (straordinario, in particolare, nella scena in tribunale), Fabrizio Ferracane, Maria Fernanda Cândido, Vincenzo Pirrotta, Gabriele Cicirello, Paride Cicirello.
Non vi troverete di fronte al solito film biografico né al mafia movie canonico.
Curiosità: Il traditore è stato l’unico italiano in concorso a Cannes 2019 e ha ottenuto ben 11 nomination ai Nastri d’Argento.
In sala dal 23 maggio, tra l’altro giorno della ricorrenza della strage di Capaci.
— Rocketman di Dexter Fletcher
“Racconta l’incredibile storia del fantastico percorso di trasformazione del protagonista, da timido pianista prodigio Reginald Dwight a superstar internazionale Elton John (Taron Egerton). Questa storia – accompagnata dalle canzoni più amate di Elton John – narra di come un ragazzo di provincia sia diventato una delle figure più iconiche della cultura pop” (dalla scheda).
Qui ci si trova di fronte a un lungometraggio che segue lo schema tradizionale del filone biografico, però è lodevole la scelta di non epurare anche i lati oscuri della rock star (compresa l’autodistruzione con alcool e droga). La platea di turno si troverà coinvolta (e non ci riferiamo solo al fan perché molti brani sono nella memoria collettiva di tutti noi), merito anche delle coreografie e di una storia che si dipana a ritmo sostenuto.
Al cinema dal 29 maggio.
In sala a Giugno 2019
—Pedro Almodóvar alla Fondazione Prada
Nel nostro articolo tutti i dettagli, con proiezione anche alla presenza del regista.
— Climax di Gaspar Noé
“Sono sempre stato affascinato da situazioni in cui il caos e l’anarchia improvvisamente esplodono”. Con questa affermazione il (cattivo) maestro della provocazione Gaspar Noé introduce la sua penultima opera, l’ennesima discesa agli inferi di una filmografia tesa alla costante ricerca dello sconcerto del pubblico.
Una compagnia di danza, uno stabile immerso nelle nave, la serata di fine prove di uno spettacolo, una caraffa di sangria in cui viene sciolto dell’LSD: pochissimi gli elementi attorno al quale gira il film del cineasta francese, racchiuso tutto in un unico ambiente e in un’unica notte.
A una prima parte ipercinetica, dove la macchina da presa mobilissima e molto disciplinata celebra il furore e il piacere cinetico dei corpi in movimento, segue una seconda parte in cui le tensioni sottaciute (desideri più o meno repressi e ostilità malcelate, sopratutto) esplodono in un delirio allucinatorio.
O almeno dovrebbero esplodere, perché stranamente, e in contrasto con il suo stesso titolo, Climax non morde e non preme mai davvero l’acceleratore, offrendo una blanda messa in scena dell’esperienza psicotropa che vorrebbe avere come modello la famigerata scena dell’aborto di Possession e invece finisce per ricordare una cupa versione sotto acido di una stoner comedy (le commedie “fumate” statunitensi).
Non bastano marchi di fabbrica come la mobilità estrema della cinepresa, il bombardamento musicale non-stop (che offre un’esperienza uditiva interessante, tuttavia) o gli squarci monocromi di luci che omaggiano chiaramente Suspiria: il cinema di Noé non è mai andato alla ricerca di significati complessi o stratificati, ma questa volta a mancare è l’indispensabile sballottamento multisensoriale che aveva reso oggetto di culto pellicole come Irréversible e Enter the Void.
Al cinema dal 13 giugno.
A cura di Alessio Cappuccio
— Toy Story 4 di John Lasseter e Josh Cooley
Chi non vorrebbe un amico come Buzz Lightyear tra i propri giocattoli?
Non potevano fermarsi le avventure di Toy Story e così, “dopo la partenza di Andy per il college nel film precedente, Woody e gli altri giocattoli vivono adesso nella casa di Bonnie. Tuttavia, l’arrivo di un nuovo giocattolo di nome Forky nella stanza della bambina porterà Woody e gli altri” verso una nuova vicenda che non potrà non coinvolgere grandi e piccini.
Al cinema dal 27 giugno.
In sala a Luglio 2019
— Spider-Man: Far From Home di Jon Watts
Potete leggere nella nostra recensione perché questo nuovo capito di Spider-Man è di alta qualità.
Al cinema dal 10 luglio.
In sala ad Agosto 2019
— Dolcissime di Francesco Ghiaccio
Francesco Ghiaccio aveva già dato prova di una grande sensibilità con l’opera prima ‘Un posto sicuro’, in cui viene sviscerato un rapporto “dolente” tra padre e figlio, rispettivamente magistralmente interpretati da Giorgio Colangeli e Marco D’Amore. Con ‘Dolcissime‘ (co-sceneggiato con D’Amore, in collaborazione con Renata Ciaravino e Gabriele Scotti) pone in campo ancora una volta un tatto non scontato, che ben si mischia con punte di leggerezza e il plauso va pure alle protagoniste, brave e spontanee nel rendere questi registri.
“Mariagrazia (Giulia Barbuto Costa Da Cruz), Chiara (Margherita De Francisco) e Letizia (Giulia Fiorellino) sono tre amiche inseparabili costrette a fare i conti ogni giorno con gli odiati chili di troppo, tra sguardi di disapprovazione dei compagni e risatine nei corridoi della scuola. Mariagrazia soffre il confronto con la madre, ex campionessa sportiva. Chiara ha una chat con un coetaneo, ma tanta paura di svelarsi in foto. Letizia un talento per la musica ma troppa vergogna per esibirlo. Dopo l’ennesima presa in giro, un’inattesa occasione di riscatto arriva dalla popolare e bellissima Alice (Alice Manfredi), capitano della squadra scolastica di nuoto sincronizzato, costretta da un ricatto ad allenarle in gran segreto. Le tre ragazzine si lanciano in un’impresa impossibile spinte in acqua dalla gran voglia di rivincita. Finiranno per immergere la loro vita in quella della rivale, avvicinandosi le une alle altre giorno dopo giorno, esercizio dopo esercizio, sorriso dopo sorriso. Una storia tutta d’un fiato fino all’ultimo tuffo, sull’incredibile forza dell’amicizia oltre gli inciampi, gli imprevisti e qualsiasi diversità” (dal plot ufficiale). Nonostante qualche evoluzione narrativa possa essere prevedibile (e in cuor nostro auspicabile), assistendo a Dolcissime ci si ritrova a commuoversi, oltre che a divertirsi, recependo con naturalezza dei messaggi che dovrebbero appartenere alla nostra vita quotidiana, ma su cui ancora bisogna sensibilizzare.
“I dolci per me sono una metafora della vita. Li aspetti segretamente, sai che stanno lì nascosti da qualche parte e che prima o poi ti troveranno per salvarti. A volte sei tu a cercarli, altre volte te li porta il destino. Quando mi trovo nei guai o quando sono davvero felice io cerco un dolce, mi metto lì tranquillo e me lo gusto riavvolgendo il nastro dei momenti che mi hanno portato a sentirmi così. È difficile guardarsi dentro con sincerità, abbiamo bisogno di un incoraggiamento.
Per le quattro ragazze protagoniste di questa storia accade la stessa cosa, ci vorranno slanci di affetto, amori segreti, sfide, rabbia gridata, sogni e paure prima di giungere a quel gusto finale che sa di realizzazione vera, senso di sé”. Queste note di regia suggeriscono una spiegazione al titolo, le altre suggestioni ad esso connesse vi consigliamo di scoprirle guardando il film.
Nel cast anche Valeria Solarino e Vinicio Marchioni.
Al cinema dall’1 agosto.
— Buon compleanno Meryl Streep al MIC
Dal 2 al 25 agosto la Fondazione Cineteca Italiana dedica una rassegna alla grande star americana. Qui tutta la programmazione.
— Cinemaratona d’estate al Beltrade
9 e 10 agosto full immersion nella Settima Arte. Qui i dettagli.
— Cinema all’aperto
Nel nostro articolo tutte le info sui cinema all’aperto a Milano.
In sala a Settembre 2019
— Once Upon A Time in Hollywood di Quentin Tarantino
Con un titolo così il cast doveva essere all’altezza: Margot Robbie, Brad Pitt, Leonardo DiCaprio, Dakota Fanning, Timothy Olyphant.
Il regista di ‘Kill Bill’ ha dato vita a un’opera ispirata agli omicidi della setta di Charles Manson. Viene, infatti, raccontato uno dei più sanguinari di questi delitti nel quale restò uccisa a Bel Air nel 1969 l’attrice Sharon Tate, la moglie di Roman Polanski, tra l’altro incinta di otto mesi.
In sala a Ottobre 2019
— Joker di Todd Phillips
“Da sempre solo in mezzo alla folla, Arthur Fleck cerca un contatto. Mentre cammina per le strade fuligginose di Gotham City e attraversa le rotaie dei trasporti pubblici pieni di graffiti di una città ostile, brulicante di divisione e insoddisfazione, Arthur indossa due maschere. Una se la dipinge per svolgere il suo lavoro come pagliaccio durante il giorno. L’altra non se la può mai togliere: è la maschera che mostra nell’inutile tentativo di sentirsi parte del mondo che lo circonda, che nasconde l’uomo incompreso che la vita sta ripetutamente abbattendo. Senza un padre, Arthur ha una madre fragile, probabilmente la sua migliore amica, che lo ha soprannominato ‘Felice’, un appellativo che ha scaturito in Arthur un sorriso che nasconde un’angoscia interiore. Ma, da quando è stato vittima di bullismo da parte di adolescenti per le strade, o deriso per i suoi abiti in metropolitana, o semplicemente preso in giro dai suoi compagni pagliacci al lavoro, quest’uomo solitario si è distaccato ancor di più dalla gente che lo circonda.
Diretto, co-scritto e prodotto da Todd Phillips, ‘Joker‘ racconta l’originale visione del regista sul famigerato villain DC, una storia sulle origini pervasa, ma allo stesso tempo al di fuori, dalle mitologie più tradizionali del personaggio. L’esplorazione di Phillips su Arthur Fleck, interpretato in maniera indimenticabile da Joaquin Phoenix, è quella di un uomo che lotta per trovare un posto nella società fratturata di Gotham. Desiderando che la luce brilli su di lui, si cimenta come comico di cabaret, ma scopre che lo zimbello sembra essere proprio lui. Intrappolato in un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e – in definitiva – tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi, utili alla cruda analisi di questo personaggio allegorico” (dalla nota di presentazione).
— Le verità di Kore-Eda Hirokazu
“Se ho osato raccogliere la sfida di girare il mio primo film fuori dal mio paese, in una lingua che non è la mia e con una troupe interamente francese, è solo perché ho avuto la grande fortuna di incontrare attori e collaboratori che hanno voluto realizzare questo film insieme a me.
È stata Juliette Binoche ad accendere la scintilla iniziale. Ci conoscevamo già da qualche tempo quando venne in Giappone nel 2011 e sostenne che un giorno avremmo fatto qualcosa insieme.
Quella sua proposta è stato il punto di partenza di questo progetto. Dunque vorrei cominciare manifestando il mio rispetto e la mia gratitudine per la sua audacia. Alla base della sceneggiatura c’è una commedia che avevo iniziato a scrivere nel 2003 su una notte nel camerino di un’attrice teatrale che si sta avviando verso la fine della sua carriera. Ho finito col trasformare quella pièce in una sceneggiatura cinematografica che racconta la storia di un’attrice del grande schermo e di sua figlia che aveva rinunciato ai suoi sogni di diventare attrice”, ha raccontato il cineasta giapponese riuscendo a conferire anche a questo lavoro una propria cifra, coerente anche con i lungometraggi più personali. In sala dal 10 ottobre.
In sala a Novembre 2019
— Aspromonte – La terra degli ultimi di Mimmo Calopresti
“Il film è ambientato ad Africo, un paesino arroccato nella valle dell’Aspromonte calabrese, alla fine degli anni ’50, dove una donna muore di parto perché il dottore non riesce ad arrivare in tempo e perché non esiste una strada di collegamento. Gli uomini, esasperati dallo stato di abbandono, vanno a protestare dal sindaco. Ottengono la promessa di un medico, ma nel frattempo, capeggiati da Peppe, decidono di unirsi e costruire loro stessi una strada. Tutti, compresi i bambini, abbandonano le occupazioni abituali per realizzare l’opera.
Giulia, la nuova maestra elementare, viene dal Nord, e vuole insegnare l’italiano «se Africo entrerà nel mondo grazie alla strada, i ragazzi dovranno conoscerlo prima, imparando a leggere e a scrivere». Ma per il brigante Don Totò, quello che detta la vera legge, Africo non può diventare davvero un paese «italiano»” (dalla nota ufficiale).
Francesco Colella (interprete della serie Trust di Danny
Boyle e Zero Zero Zero di Sollima) è di un’aderenza impressionante al personaggio che interpreta, Peppe, rendendolo una persona tangibile, piena dell’orgoglio e della forza di resistenza che (alcune) persone di allora potevano aver messo in campo. Un uomo di un’etica che bisognerebbe riscoprire. Accanto a lui Marcello Fonte nei panni del poeta, Valeria Bruni Tedeschi, Marco Leonardi e Sergio Rubini. Il film è insieme un racconto neorealistico ed epico, il realismo di un mondo povero,
anzi poverissimo, e l’epicità della battaglia per riscattare la propria condizione di canaglia pezzente: bisogna combattere per affermarsi, per esistere, per conquistarsi un futuro migliore e far vincere la civiltà sull’arretratezza di una vita buia e senza
speranze. Bisogna darsi sempre una speranza, una via d’uscita, costruirsi una strada, un progetto per uscire da una situazione disastrosa che ti è stata assegnata da chissà chi (dalle dichiarazioni di Calopresti).
Al cinema dal 21 novembre.
— The Irishman di Martin Scorsese
Non si può pensare di perdere un’opera che vede dietro la macchina da presa uno dei maestri vivendi della Settima Arte. Senza contare che si potrà godere delle performance di Al Pacino e Robert De Niro.
Al centro c’è la storia di Frank Irishman Sheeran, veterano della seconda guerra mondiale che uccise il sindacalista Jimmi Hoffa e che sembra sia connesso anche con l’omicidio di Kennedy.
In sala a Dicembre 2019
— L’immortale di Marco D’Amore
Tutti noi abbiamo imparato ad associare questo appellativo al Ciro di Gomorra. L’attore che lo interpreta, Marco D’Amore, ha deciso di esordire dietro la macchina da presa portandolo sullo schermo. “Ciro di Marzio, L’Immortale, è il male assoluto. Il gesto efferato, la violenza ingiustificabile. Ma è anche la tenerezza improvvisa di una carezza, la compassione per il dolore, il gesto eroico del sacrificio. Ciro è una vetta insormontabile o un abisso senza fondo, a seconda da quale punto di vista lo si osservi. È un essere umano totale, conflittuale, tridimensionale. Ha, a mio avviso, la potenza dei grandi protagonisti della letteratura teatrale come l’Amleto o lo Jago di Shakespeare, il Caligola di Camus. Negli anni di percorso fatti spalla a spalla con questo personaggio, non ho mai smesso di pensare a lui, di interrogarlo come un oracolo nero, di sognarlo e averne l’incubo. Questa ossessione mi ha fatto immaginare infinite storie possibili che ne ampliassero il racconto, ne indagassero le origini”, ha svelato l’artista aggiungendo “mi ha fatto pensare a un viaggio di andata e ritorno che a partire dalla narrazione seriale conducesse gli spettatori dalla televisione al cinema e dal cinema alla televisione. L’immortale non ha solo l’ambizione di condurre in sala chi di Gomorra – La serie è già accanito sostenitore, ma si propone come un film assolutamente autonomo e indipendente rivolto anche a quelli che non si sono mai imbattuti nel progetto televisivo ai quali racconteremo la storia di un uomo che ha fatto una scelta precisa nella vita e dalla quale non potrà mai più tornare indietro, sospeso tra il ricordo del tempo in cui tutto è cominciato, la Napoli degli anni ’80 e un presente in un luogo lontano che è asilo ed esilio al tempo stesso. Porremo lo spettatore di fronte a un racconto archetipo che stimoli domande che hanno a che fare con la vita, le passioni, i desideri e il male attraverso cui si è disposti a passare per realizzarli”.
Dal 5 dicembre in sala.
— Qualcosa di meraviglioso di Pierre-François Martin-Laval
Questo lungometraggio tratta una di quelle storie che fanno bene al cuore, combattendo il disincanto imperante nei confronti del genere umano, tanto più che è tratto da una vicenda realmente accaduta.
“Costretto a fuggire dal Bangladesh, dove lascia la sua famiglia, il giovane Fahim raggiunge Parigi insieme a suo padre. Fin dal loro arrivo, intraprendono un impervio percorso per riuscire a ottenere asilo politico, sotto la costante minaccia di essere espulsi dal Paese.
Grazie alla sua straordinaria abilità nel giocare a scacchi, Fahim (Ahmed Assad) incontra Sylvain, uno dei più bravi allenatori di Francia. In un’altalena di diffidenza e attrazione, i due impareranno a conoscersi e a stringere una profonda amicizia. Ma quando inizia il Campionato Nazionale, il rischio di espulsione si fa incalzante e a Fahim resta una sola possibilità: diventare il Campione di Francia” (dalla trama).
Gérard Depardieu è impeccabile nel dar vita a un maestro apparentemente burbero e duro, ma profondamente umano. L’opera ha la forza dell’ironia e dell’empatia che sanno creare le sceneggiature francesi e rifugge da semplici moralismi, anzi se può mandare frecciate su valori che si sono persi e contraddizioni del nostro tempo, lo fa (e a ragion veduta).
I film più attesi nel 2019
Di questi titoli non abbiamo ancora la data precisa di distribuzione in sala (ve la forniremo prontamente non appena possibile), ma siamo sicuri che gli appassionati non vedono l’ora di vederli.
— Destroyer di Karyn Kusama
Nicole Kidman ha ricevuto già diverse candidature per questo ruolo indubbiamente impegnativo.
“Il detective Erin Bell (la Kidman) si infiltra sotto copertura in una tra le più pericolose gang della California. Durante un colpo, qualcosa va storto e la copertura di Erin viene compromessa. Sedici anni dopo il capo della gang, Silas, ha in mente un piano per rapinare una delle più grosse banche americane. E questa volta Erin deve fermarlo, per pareggiare i conti con il passato e proteggere la sua famiglia”
— Freaks out di Gabriele Mainetti
Dopo il meritato successo di Lo chiamavano Jeeg Robot, tutti noi desideriamo scoprire cosa avrà ideato questa volta il regista romano (anche co-sceneggiatore insieme a Nicola Guaglianone). Protagonisti sono “Matilde, Cencio, Fulvio e Mario. I quattro sono come fratelli quando il dramma della seconda guerra mondiale travolge Roma. Siamo nel 1943, nel pieno del conflitto, e la città eterna ospita il circo in cui lavorano. Israel, il proprietario e loro padre putativo, scompare nel tentativo di aprire una via di fuga per tutti loro oltre oceano. I nostri quattro protagonisti sono allo sbando. Senza qualcuno che li assista ma, soprattutto, senza il circo, hanno smarrito la loro collocazione sociale e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, “a piede libero” in una città in guerra”.
Tra gli interpreti troviamo Aurora Giovinazzo, Claudio Santamaria, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, con la partecipazione di Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta, Franz Rogowski.
Notorious Cinemas – The Experience
Il 19 settembre 2019, grazie ai lavori di restyling, è stato ufficialmente inaugurato il primo Multiplex di questo brand.
La nuova proprietà (subentrata nella gestione dell’ex Skyline a partire dal 1° marzo 2019) si è dimostrata molto propositiva nel corso della presentazione della nuova veste, più curata, a partire dal tipo di poltrone con schienale reclinabile e poggiapiedi comandati elettronicamente, dotate di porta usb per ricaricare smartphone e tablet, tavolino spazioso e porta bibite.
In pochi ricordano che in questo multisala, tra le 10 sale, c’è anche una dotata di tecnologia Imax. L’impegno di riqualificazione ha avuto come minimo comune denominatore l’ecosostenibilità, con materiali a basso impatto ambientale. Il tutto teso – come suggerisce il sottotitolo – a creare una vera e propria esperienza per lo spettatore, riscoprendo il piacere di condividere la visione con gli altri.
Rispetto a lunedì 28 ottobre vi segnaliamo un evento particolare: con Joker viene inaugurato il primo Cineforum Bilingue. Chi vuole potrà infatti scegliere l’edizione originale sottotitolata in italiano o quella doppiata. Dopo lo spettacolo interviene Antonio Autieri di ’Sentieri Selvaggi’ a moderare il dibattito che riserva anche una sorpresa con un quiz proposto agli spettatori. Chi risponde esattamente al quesito, riceve ingressi omaggi per successive proiezioni.