Avete voglia di cinema e non sapete per cosa optare? Cercate una serata di puro divertimento grazie al grande schermo o un film che riesca a unire più anime? Come ogni giovedì, Milano Weekend vi segnala eventi cinefili e nuove uscite in sala nella nostra città: un nuovo appuntamento con lo #spiegonecinema.
Ecco cosa vedere al cinema a Milano dall’1 giugno 2017
Alcuni consigli sui film in uscita
— I figli della notte di Andrea De Sica
Crescere in un ambiente in cui si respira cinema sin dai primi vagiti non è sinonimo di destino segnato né tantomeno di capacità di saperlo fare. Andrea De Sica, col suo esordio, dimostra di avere un’ottima padronanza del linguaggio cinematografico e del mezzo specifico. I figli della notte “narra la storia di Giulio (Vincenzo Crea), un diciassettenne di buona famiglia che si ritrova catapultato nell’incubo della solitudine e della rigida disciplina di un collegio per rampolli dell’alta società dove vengono formati i “dirigenti del futuro”: internet imbavagliato, telefono concesso per mezz’ora al giorno, ma quel che è peggio violenze e minacce dai ragazzi più “anziani”, nell’apparente accondiscendenza degli adulti. Giulio riesce a sopravvivere grazie all’amicizia con Edoardo (Ludovico Succio), un altro ospite del collegio. I due ragazzi diventano inseparabili e iniziano ad architettare fughe notturne dalla scuola-prigione, verso un luogo proibito nel cuore del bosco, dove conoscono la giovane prostituta Elena (Yuliia Sobol)” (dalla sinossi). Anche l’evasione, però, può far parte di un piano, ma non aggiungiamo altro.
Al di là di alcuni alti e bassi sul piano della scrittura e di una disparità sul piano recitativo (lodevole il tentativo di non chiamare volti noti e di peso, ma non tutti riescono a dar profondità al proprio personaggio); ci sembrava giusto promuovere I figli della notte per la maturità stilistica che ben emerge dalla messa in quadro. In più temi come il confronto generazionale e le assenze con cui far i conti e il modo in cui sono declinati sono meritevoli di attenzione e riflessione, per quanto non si sia riusciti ad andare completamente affondo.
— Quello che so di te di Martin Provost
Direttamente dal Festival di Berlino di quest’anno arriva nei nostri cinema un’opera prima in cui le donne si sentiranno molto raccontate e non nell’accezione retorica del termine. Il regista e attore francese ha scelto di omaggiare la professione dell’ostetrica. “Claire (Catherine Frot) è in una fase di grande cambiamento della sua vita. Vocata al lavoro come pochi ma legata ancora a un metodo che privilegia la cura premurosa e il rapporto empatico con le pazienti, l’infermiera specializzata inizia a mettere in discussione il suo ruolo quando il reparto maternità del piccolo ospedale dove lavora si prepara a chiudere i battenti. Claire cade vittima dei suoi stessi principi e valori stiracchiati, rifiutando di integrarsi in una moderna struttura ospedaliera che conta migliaia di nascite l’anno, una vera “fabbrica per bambini” che punta soltanto a efficienza e disumanizzazione. A scuotere la rigida visione delle cose, irrompe, come una bizzosa diva d’altri tempi più che un fantasma del passato, la vecchia amante di suo padre, l’eccentrica e frivola Béatrice (Catherine Deneuve)” (dalla sinossi). Il rapporto tra le due, così antitetiche, darà vita a riflessioni ed emozioni che la platea di turno si porterà con sé.
Una curiosità che ha permesso anche al regista di essere così sensibile: “Io stesso sono stato salvato alla nascita da un’ostetrica. Mi ha donato il suo sangue e questo suo gesto mi ha permesso di sopravvivere. Lo ha fatto con incredibile discrezione e umiltà. Quando mia madre mi ha raccontato la verità su questa vicenda, un po’ più di due anni fa, mi sono immediatamente messo a cercarla, senza neanche conoscere il suo nome. Poiché gli archivi dell’ospedale dove sono nato vengono distrutti ogni vent’anni, di quell’evento non restava alcuna traccia. Mia madre si ricordava che non era giovanissima, quindi sono convinto che sia morta. A quel punto ho deciso di renderle omaggio a modo mio, dedicandole questo film, e, attraverso una protagonista ostetrica di tributare un riconoscimento a tutte queste donne che lavorano nell’ombra, dedicando le loro vite agli altri, senza aspettarsi nulla in cambio”.
— Una vita di Stéphane Brizé
Non è mai facile trasporre un romanzo, ma Stéphane Brizé è riuscito egregiamente con il primo di Guy de Maupassant. Dopo esser stato presentato in Concorso all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Una vita arriva finalmente nelle nostre sale grazie ad Academy Two.
Jeanne (Judith Chemla) è una giovane aristocratica, appena uscita da un collegio religioso della Normandia nel 1819. “Riempie le sue giornate di sogni adolescenziali e innocue fantasie sul futuro, alimentando un’indole di per sé infantile e una visione del mondo pura e innocente. Più tardi, anche quello sbocciato come fragile amore platonico per l’affascinante Julien de Lamare (Swann Arlaud), visconte locale e abbiente proprietario terriero, si trasforma in una concreta promessa di matrimonio. Ma l’infedeltà incallita dell’uomo, e i modi gretti e meschini che rivolge alla moglie, condannano Jeanne a una realtà di miseria e infelicità, lontana dalle aspettative maturate durante la giovinezza normanna e con l’unica consolazione della compagnia del cagionevole figlio Paul a lenire la sofferenza delle giornate” (dalla trama). Brizét, fedele all’autore, segue l’intero arco dell’esistenza della donna, che passa da un rapporto (col marito) a un altro (col figlio) in cui la condizione di “prigionia” si reitera. Qualcosa però accadere rispetto alla fase in cui erano le illusioni e le speranze a dominarla. Chapeau al lavoro di scrittura e su tutte all’impeccabile interpretazione della protagonista.
— Wonder Woman di Patty Jenkins
È importante inquadrare certe operazioni commerciali dando il giusto peso. Wonder Woman va, quindi, visto in quest’ottica. Per i fans del genere. Approfondite leggendo la nostra recensione.
Rassegna cinematografica
Omaggio a Michelangelo Antonioni (Cinema Spazio Oberdan 5 – 13 giugno)
La Cineteca offre un’occasione molto importante, che ci sentiamo di suggerire non solo ai cinefili, ma anche a quegli studenti che stanno concludendo l’anno scolastico. Molti ventenni non hanno avuto la possibilità di conoscere ancora un certo tipo di cinema, i grandi cineasti che hanno reso l’Italia importante anche sul piano della Settima Arte. Antonioni è tra questi e dal 5 al 13 giugno sarà possibile assistere alla visione di cinque sue opere cult: ‘Il deserto rosso’, ‘Professione Reporter’, ‘Zabriskie Point’, ‘Identificazione di una donna’ e ‘Al di là delle nuvole’.
Arriva, inoltre, in anteprima per la città meneghina, un documentario ‘Blow Up di Blow Up’, in cui la regista Valentina De Agostinis “ricostruisce attraverso alcuni testimoni il percorso del regista nella Londra del 1966, durante la lavorazione del film” (dalla nota ufficiale), ritornando anche nei luoghi in cui è stato girato. A questa “testimonianza” si aggiunge un’altra chicca, il documentario “’Acqua e zucchero – Carlo Di Palma, i colori della vita’, una piccola perla per chiunque ami il cinema, un film dedicato a uno dei più grandi direttori della fotografia e artisti/artigiani del nostro cinema, Carlo Di Palma, e ancora un piccolo, grande atlante del cinema mondiale”.
Note: il 6 giugno presenzieranno alla proiezione di ‘Acqua e zucchero – Carlo Di Palma, i colori della vita’ il regista Fariborz Kamkari e la produttrice Adriana Chiesa. . L’8 giugno sarà presente la regista di ‘Blow Up di Blow Up’, Valentina De Agostinis
ORARI:
– ‘Il deserto rosso’ 5/06 h 18; 10/06 h 15
– ‘Professione reporter’ 6/06 h 16,30; 9/06 h 21,15
– ‘Acqua e zucchero – Carlo Di Palma, i colori della vita’ 6/06 h 19; in replica 11/06 h 15
– ‘Zabriskie Point’ 7/06 h 17; 11/06 h 18,45
– ‘Identificazione di una donna’ 8/06 h 17
– Blow Up di Blow Up’ – Anteprima 8/06 h 19,30; in replica 13/06 h 17
– ‘Al di là delle nuvole’ 12/06 h 17
PREZZI: intero 7,50€; ridotto con Cinetessera e studenti universitari 5,50€