Continuano alla Triennale gli incontri di approfondimento sulla mostra Dracula e il mito dei Vampiri che si chiuderà domenica 24 marzo.
Domani alle 18.30 l’architetto Italo Rota parlerà del design del vampiro illustrando la sua installazione ospitata all’interno della mostra e offrendo una interessante lettura del personaggio del principe delle tenebre: un immortale viaggiatore nello spazio e nel tempo che, come un serial killer, porta con sé ricordi delle sue vittime e, come un raffinato collezionista, sceglie di possedere souvenir di epoche e luoghi diversi.
Durante l’incontro, occasione per nuovi spunti di lettura sui differenti ruoli che il vampiro può assumere, Rota illustrerà i preziosi cimeli contenuti nella sua opera dal titolo Come scegliere una nuova dimora: si tratta di una cassa che raccoglie gli oggetti rituali che arredano la dimora del vampiro.
Storie di sangue, barbarie, epidemie, sesso e donne fatali aspettano chi ancora non avesse visitato la mostra sul tema del vampirismo in cui sono esposte circa cento opere, suddivise in tre sezioni, emblematiche delle innumerevoli declinazioni di un mito che, dalla letteratura al cinema, non smette di affascinare.
La realtà dietro il mito. Dipinti, incisioni, oggetti rituali e libri antichi dominano la prima sala, immersa in un buio suggestivo e inquietante, a cura di Margot Rauch, conservatrice del Kunsthistorisches Museum di Vienna da cui provengono una serie di eccezionali documenti storici e opere tra le quali il primo ritratto del conte Vlad III Dracula (1431-1476), principe di Valacchia. Presenti anche, grazie alla collaborazione con la Bram Stoker Estate, i taccuini e documenti del romanziere esposti per la prima volta in Italia.
Morire di luce. Particolarmente interessante la sezione dedicata al mito dei vampiri nella cinematografia a cura del critico cinematografico Gianni Canova che, attraverso manifesti originali e videoproiezioni ci immerge nella storia del vampirismo sul grande schermo, dal Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau alla saga di Twilight. Particolare attenzione è rivolta al Bram Stoker’s Dracula (1992) di Francis Ford Coppola, di cui sono presentati per la prima volta in Italia alcuni storyboards e l’armatura indossata da Gary Oldman, su disegno della designer Ishioka Eiko.
La donna vamp. In questa sezione splendidi costumi di scena (da quello di Turandot a quello di Giocasta nell’Edipo Re della Sartoria Farani di Roma) convivono in modo particolarmente eloquente con dei lunghi burqa. La donna vampiro, la vamp, è una figura che nasce dalle nebbie del conformismo sociale borghese: se l’uomo-vampiro svuota le donne dell’anima e lascia loro solo sogni di libertà, la vamp -spiega la storica Giulia Mafai– con la sua indipendenza toglie all’uomo non il sangue, ma l’autorità attraverso il proprio potere seduttivo.
Questo personaggio, incarnato storicamente da Elizabeth Bathory e letterariamente da Carmilla, rivive anche nei preziosi e inediti disegni che illustrano l’incontro fra Dracula e la Valentina di Guido Crepax.
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