Se siete da sempre delle persone attente al consumo critico, alla ricerca di stili di vita diversi e sostenibili (come anche chi scrive), siamo sicuri che il film “Domani” al cinema dal 6 ottobre incontrerà i vostri gusti.
Ma la vera scommessa dei due registri francesi, Cyril Dion e Mélanie Laurent, con questo docufilm, è far vedere a chi magari ha poca attenzione verso l’ambiente, ma vorrebbe avercela, o anche a chi non si è mai posto il problema che qualcosa di diverso si può fare. E soprattutto che non bisogna chissà quanto sconvolgere la propria vita o andare a vivere in comunità neohippy o ancora in grandi città. No, il cambiamento può avvenire tranquillamente in piccoli centri della vecchia Europa o anche all’interno delle aziende. Pure in Italia.
Insomma, ovunque e da domani, come recita il titolo.
Di cosa parla il documentario? Nel corso del loro viaggio tra l’Europa, l’India, gli Stati Uniti e Rèunion, i due registi scoprono un po’ alla volta 5 diversi modelli – comunque tutti collegati tra di loro – per “salvare” il mondo, senza instillare chissà quali abitudini, anzi, in molti casi, traendone numerosi vantaggi. I modelli riguardano l’agricoltura, le risorse energetiche, l’urbanistica, la scuola e la democrazia del futuro e il film è sostanzialmente in queste 5 parti: agricoltura, energia, economia, democrazia e istruzione in un crescendo di soluzioni e idee portate avanti da persone semplici, comuni, con cui ognuno si può identificare.
Qualche esempio? Nell’agricoltura, la bella esperienza di una cittadina britannica che ha sostituito le aiuole con gli orti, a disposizione di tutti e soprattutto visibili a tutti, nelle piazzole, sul ciglio della strada, dove chiunque può, non solo conoscere i diversi prodotti della terra, vederne la crescita, ma anche coglierli. Spazio anche all’agroecologia, ma anche alla bellezza della permacultura (spiegate in modo semplice) grazie alla quale possono esserci coesistere, nello stesso fazzoletto di terra, piante di vite e pomodori.
Un’agricoltura che rispetta il territorio, le risorse, non usa fertilizzanti e pesticidi e lascia poco spazio alla meccanizzazione. Vivere senza petrolio o limitarne sempre più l’uso è una cosa possibile ed evidente nella seconda parte del film, dedicata all’energia, dove gli spunti sono i più disparati.
Sapevate per esempio che uno schermo in metropolitana consuma l’energia di 2 utenze domestiche? In questa seconda parte, spesso è protagonista la città di Copenaghen dove, grazie alle energie alternative, un appartamento di 100 metri quadrati viene riscaldato con una spesa di soli 65 euro o dove c’è chi, investendo sulle turbine eoliche, ha una rendita più alta rispetto all’investire in banca. Oltre, ovviamente, a dare una mano all’ambiente. E poi: edifici che diventano postazioni di energia solare, l’immagazzinamento e la ridistribuzione dell’energia attraverso reti intelligenti ecc…
Nella sezione dedicata all’economia, stupisce vedere qualcosa che difficilmente si sa (o magari si sa, ma la si ignora): la coesistenza della moneta unica e della moneta di quartiere.
Rilanciare l’economia può voler dire creare una moneta che può essere scambiata – quindi avere valore – solo in un’area delimitata. In che senso aiuta? Per esempio facendo sì che ogni persona che lavora in quella città sostenga l’economia dei suoi concittadini. Chiusura nei confronti del resto? No, perché se ci si sposta fuori dai confini, quella moneta non vale, viceversa favorisce l’economia locale. E poi l’economia circolare che riutilizza ogni risorsa. Soluzioni e imput che, però, non riescono a risolvere il millenario problema dell’uomo: l’avidità che può essere combattuta cambiando solo se stessi e prendendo quello che serve davvero.
Perché vederlo? Per tanti motivi:
- Per scoprire in 2 ore, senza muoversi dalla sedia, quante soluzioni le persone comuni hanno messo in atto per provare a salvare il mondo.
- Per apprendere alcune di queste soluzioni e metterle subito in pratica. Molti suggerimenti si trovano anche sul sito del film, dove potete vedere anche le sale in cui sarà proiettato.
- Perché ha vinto il Premio César per il miglior documentario 2016.
Inoltre, LuckyRed che lo distribuisce, organizza proiezioni per le scuole. Maggiori dettagli sempre sul sito, in questa sezione.
Voto per noi: 8
Qui il trailer: