Boston anni 70, è in corso una guerra nel quartiere “Southie” (a Sud della città), la mafia italiana ha in mano il crimine organizzato, a capo c’è Gennaro Angiulo, l’FBI gli è alle calcagna, ogni mezzo è lecito per inchiodare i “mangiaspaghetti”, anche quando ciò può significare l’alleanza fra istituzione e criminalità.
Tutto questo è “Black Mass – l’ultimo gangster” la terza fatica dell’attore, da poco convertitosi alla regia, Scott Cooper in uscita nelle sale giovedì 8 ottobre 2015 (-> qui tutti i nuovi film del weekend). Un film a metà strada fra il biopic su uno dei criminali più spietati d’America (James “Whitey” Bulger interpretato da un irriconoscibile Jhonny Depp) e il gangster movie che trae ispirazione dai classici del genere di Martin Scorsese.
La storia è quella della reale ascesa di Bulger, famigerato gangster di origine irlandese a capo della gang locale Winter Hill (un gruppetto di malviventi secondario specializzato in racket e usura) che aspira al controllo territoriale del Southie, dell’amicizia e alleanza fra lo stesso James, suo fratello Billy (Benedict Cumberbatch) nonché potente senatore, con Jhon Connolly (Joel Edgerton) agente dell’FBI. Lo scopo: per Connoly è catturare Gennaro Angiulo, restituirlo alla legge e passare alle cronache come colui il quale ha messo in scacco la Mafia italiana, per Bulger è il via libera al dominio sul suo quartiere.
Così in nome dei vecchi tempi, l’amicizia che lega due ragazzini cresciuti nello stesso quartiere, quando il piccolo Connoly viene difeso dal suo amico Bulger durante una rissa fra mocciosi, diventa il legame insolito per combattere il nemico comune: la Mafia. Connoly convince L’FBI ad assoldare Bulger come “informatore”, senza prevedere i pericolosi risvolti di questa alleanza.
Cooper sviluppa una pellicola in un arco temporale considerevole che corrisponde alla scalata repentina di Bulger, grazie al beneplacito dell’FBI. Qui a farla da padrone sono temi come: la corruzione, la menzogna, la prepotenza, l’intransigenza di uno spietato “codice d’onore” che anima lo spirito di Bulger (informatore ma mai spia). Un patto con il diavolo per Connoly completamente irretito, il cui “gioco” sfugge di mano trascinando nella fossa un intero comparto dell’FBI.
Se da un lato Black Mass può vantare il fatto di aver ricostruito una storia reale insolita per un tradizionale gangster movie dove “buoni” e “cattivi” si confondono, supportata da un’ottima ricostruzione storica, dall’altra si ha la sensazione che il film non decolli con la giusta forza e che presenti dei “buchi” narrativi riempiti qua e là da esecuzioni di ignari “traditori” dove il sangue schizza a fiumi. Così ci si trova di fronte ad un Bulger quasi “Robin Hood”, un’autorità indiscutibile, un “benefattore”, un figlio e un padre che perde tragicamente e prematuramente il suo piccolo pargolo, che non rifugge dall’essere dannatamente spietato in ogni occasione.
Un personaggio che sebbene nelle intenzioni di Cooper voleva essere sfaccettato, risulta piuttosto caratterizzato nella sua negatività. Depp ha dato vita a un protagonista funzionale alla storia, riuscito nella volontà di tratteggiare un uomo glaciale, ma che con la sua drastica trasformazione fisica, ha forse finito per imbalsamare il suo Bulger portandolo a livelli di ferocia controllata ben riuscita, ma privandolo a ben guardare, dell’espressività umana, una condizione forse voluta, ma un po’ sterile.
Black Mass è un film senz’altro interessante per le dinamiche sviluppate, un pezzo di storia dell’America a cavallo fra gli anni 70 e 80, l’apologia di un criminale descritta con accuratezza, ma manca quello slancio che avrebbe potuto renderlo davvero unico.
Voto per noi: 7-