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Il 2 dicembre 1977 al Teatro Lirico di Milano il musicista John Cage portava una delle sue performance più famose, Empty Words. Non erano tempi facili per la città , con tensioni continue che si manifestavano anche durante i concerti: negli anni precedenti, infatti, tanti live erano finiti in gazzarra a causa di un pubblico, per usare un eufemismo, fin troppo esigente.
La performance del musicista statunitense era quanto di più lontano si potesse ascoltare in quel momento. Il pubblico, per lo più formato da giovani, passò dalla curiosità iniziale ai fischi, alle urla. Alcuni ragazzi salirono sul palco per disturbare Cage (uno di loro gli tolse perfino gli occhiali).
Ma, nonostante tutto, il concerto si rivelò un successo, un momento cardine di quegli anni culturalmente fervidi. Gli anni della sperimentazione musicale, dell’osare fino al limite (e forse più), di un gruppo di artisti uniti da un nome e cognome, Gianni Sassi. E da un’etichetta, la Cramps.
Quel Gianni Sassi che ha voluto fortemente John Cage a Milano. Lo stesso Gianni Sassi che amava così tanto la musica sperimentale da esserne uno dei più grandi collezionisti al mondo. Un visionario a cui hanno dedicato una via di Milano un mese fa (che incrocia con Via Demetrio Stratos). Gianni Sassi, sì proprio lui, il creatore di un’epoca culturale irripetibile.
Alcuni dei protagonisti di quella parentesi artistica magica (testimoni dell’esibizione di Cage) la sera del 6 aprile 2023 sono saliti sul palco di quello stesso teatro, oggi dedicato a Giorgio Gaber, per omaggiare i 50 anni dell’etichetta. Diretto da Roberto Manfredi e condotto da Jo Squillo, il concerto Cramps 1972-2022 è stato una festa di 3 ore, di musica, parole e ricordi. Di gioia e rivoluzione.
Gli Area aprono, gli Skiantos travolgono
Patrizio Fariselli e gli Area Open Project (Marco Micheli al basso, Walter Paoli alla batteria e Claudia Tellini alla voce) hanno aperto il concerto suonando la prima parte di Arbeit Macht Frei, esordio degli Area e primo album prodotto dalla Cramps.
Dopo Fariselli, “largo all’avanguardia” (il resto mettetecelo voi) con gli Skiantos. Tra pezzi memorabili (Eptadone, Io ti amo da matti, Karabignere Blues), aneddoti e risate, il gruppo bolognese ha regalato mezz’ora di grande, strafottente energia punk.
Finardi ricorda John Cage
Smaltita l’adrenalina, ecco Eugenio Finardi, uno dei massimi protagonisti del periodo Cramps. E la mente ritorna a quel 2 dicembre 1977. Accompagnato al piano dal maestro Carlo Boccadoro il cantautore milanese, infatti, ha recitato una parte di Empty Words, in italiano e inglese. “Non ho nulla da dire, ma lo sto dicendo“.
Gli omaggi di Lucio “Violino” Fabbri e gli atti di Tich
Sul palco del Lirico non poteva mancare Lucio “Violino” Fabbri e i suoi Friends. L’ensemble ha omaggiato tre illustri colleghi: Alberto Camerini con Pane quotidiano, Demetrio Stratos con Maestro della voce della PFM ed Eugenio Finardi con Musica Ribelle.
Subito dopo è stato il turno di Andrea Tich e le sue bizzarre perle tratte da Masturbati, l’irriverente disco prodotto da Sassi nel 1978.
Arbeit Macht Frei parte II
La conclusione del concerto è affidata al ritorno di Fariselli. Dopo la performance di 0’00” di Cage (una partita a carte con il fratello Stefano), ecco la seconda parte di Arbeit Macht Frei con l’esplosione finale di Luglio, Agosto, Settembre (nero).
Per finire, l’omaggio della band, insieme a Lucio Fabbri con The Wind Cries Mary di Jimi Hendrix e Gioia e rivoluzione degli Area. Un titolo, una sintesi di quel momento culturale straordinario. Un degno finale per una serata da ricordare.