All’interno della presentazione Concerto per Amleto avevamo asserito come Fabrizio Gifuni sia una garanzia e post visione questa percezione è maggiormente una certezza. Così come i suoi reading non sono semplicemente un attore che legge “bene” e ad alta voce, al contempo non dovete pensare, in questo caso, che si tratti di una voce recitante accompagnata o in alternanza con la musica strumentale. Concerto per Amleto è un vero e proprio viaggio in “the consciousness” del classico shakespeariano e dello spettatore.
“Eraclito dice che il tempo è un bambino che gioca spostando i pezzi su una scacchiera, il regno di un fanciullo […]. Il gioco è la cosa in cui prenderò la coscienza del re”. Esordisce così Gifuni-Amleto e, alla fine di questo viaggio, sorge spontaneo affermare che il gioco, inteso come “to play” è il modo in cui prende la coscienza di noi spettatori catturando con un magnetismo ormai sempre più unico e personale. Se pensavate di conoscere una delle opere cult del Bardo, assistendo a questa rappresentazione vi sembrerà di leggerla e addentrarvi per la prima volta. Se, invece, non lo avete mai letto, questo incontro lo veicolerà in maniera tale da comprendere perché ha ancora così tanto a che fare con noi.
Ogni parola è pe(n)sata – lo era nella mente dell’autore elisabettiano così come lo è in questa drammaturgia sul piano dei versi (curata da Gifuni) e del tappeto sonoro (consulenza musicale del maestro Rino Marrone). Non riconoscerete un’unica traduzione perché è un mix tra quella nota di Garboli, quella effettuata dall’attore-creatore e gli appunti dalle lezioni di Orazio Costa Giovangigli in Accademia. Questo lavoro sembra essere quasi un appuntamento con quello spettacolo che non si è più potuto realizzare per la scomparsa del maestro (Polonio ricorda la voce di Costa). Al contempo è frutto di esperienze e incontri (non poteva mancare pure l’omaggio a Luca Ronconi e in un punto ben preciso, quando vengono fornite le indicazioni agli attori della compagnia) così come di maturità e sensibilità di un artista che affina in continuazione il suo modo di comunicare tramite il Teatro.
Le musiche (di Dmitrij Šostakovič: da Op. 32, musiche di scena per l’Amleto di Nikolai Akimov e Op. 116, musiche per il film ‘Hamlet’ di Grigori Kozintsev) si fondono passo dopo passo, man mano che la follia di metodo del principe di Danimarca tesse la sua tela. L’attore e i musicisti (al Piccolo costituito dall’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi) non sono corpi a se stanti e merito va dato in primis all’artista che gioca con il meccanismo insito nel testo. Ed è così che l’orchestra diventa prima i fidati amici Marcello e Orazio – custodi del segreto – ora la compagnia di interpreti che metteranno in scena il dramma e noi siamo il mondo (chissà se ancora quel “secolo fuori dai cardini”). “Ho sentito che creature colpevoli, a teatro, sono state colpite così fino in fondo dal potere che c’è negli spettacoli da confessare subito la colpa perché le colpe parlano in qualche modo prodigioso”.
Chi ha seguito i precedenti lavori di Gifuni riconoscerà le inserzioni amletiche de ‘L’ingegner Gadda va alla guerra’ (e viceversa, basti pensare alla “lavagna della memoria” nello spettacolo sull’ingegnere) o gli suonerà familiare la cadenza pugliese del becchino (Atto V, scena I); ma credeteci: anche nei versi che già avrete visto incarnare da lui, la vertigine e le emozioni saranno diverse. Sentitevi/sentiamoci ancor più interpellati di fronte al noto monologo: “ma, secondo voi, non è un po’ mostruoso che un attore, solo in un sogno di passione, possa forzare la sua anima così al suo proprio concetto”. Il corpo dell’attore vibra della verità di quei verba e delle note (commuove la voce rotta nell’incontro con lo spettro del padre), ci “studia”, incrocia gli sguardi e scava fino a far venire la pelle d’oca quando si parla di virtù – e non solo. “Gli attori sono i sommari delle cronache del tempo”, ascoltiamo acutamente in questo processo di svelamento.
“Shakespeare vuol dire: «Il teatro è la trappola!!! state attenti, è la trappola a cui un poeta, un attore vi coglie, acchiappa la vostra coscienza!»” (da ‘Orazio Costa prova Amleto’ di Maricla Boggio). Non c’è scampo di fronte a questo teatro, senza trappole (nell’accezione negativa) né moralismi, ma con onestà e passione, in un abbraccio all’unisono. Il resto è davvero solo silenzio.
Da non perdere! Concerto per Amleto dovrebbe tornare in distribuzione anche nella stagione 2019-2020.
Fabrizio Gifuni: i prossimi spettacoli nella stagione 2018-2019
– ‘Fatalità della rima‘: 15 dicembre a Sassuolo (MO) per la rassegna Crogiolo Eventi
– ‘Con il vostro irridente silenzio – Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro’: 16 maggio al Teatro Verdi di Pordenone
Riassumendo
Concerto per Amleto, fino al 25 novembre 2018
Piccolo Teatro Strehler
DURATA: 90′
ORARI: venerdì h 20,30; sabato h 19,30; domenica h 16
PREZZI: platea 40€; balconata 32€