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Colpa, vendetta, redenzione: Josh Brolin è Oldboy

Valentina Fumo 11 anni fa

oldboySono passati dieci anni da quando il maestro del cinema coreano Park Chan Wook ha portato sullo schermo la celebre graphic novel di Garon Tsuchiya e Nobouaki Minegishi, Oldboy, dando vita al cult interpretato da Choimin-Sok.

Oggi a proporre una nuova versione del film, a partire dalla sceneggiatura di Mark Protesevich (Io sono Leggenda e The Cell), è un suo fan di eccezione, Spike Lee. Protagonista del revenge movie di Lee è il detestabile Joe Doucett (Josh Brolin, Non è un paese per vecchi e Milk) un pubblicitario in declino e padre assente della piccola Mia. Una notte, ubriaco, incontra una donna asiatica con un bizzarro ombrello giallo: si risveglierà nella stanza di un inquietante motel che diventerà inspiegabilmente la sua prigione; a scandire il tempo solo una televisione e i pasti, sempre uguali: ravioli cinesi e una bottiglia di vodka. Dopo ventanni di tormenti, senza alcuna indicazione sull’identità e il movente del suo rapitore, Doucett viene liberato: il novello conte di Montecristo sbucherà in un prato da un baule Louis Vuitton e i metterà alla ricerca del proprio carceriere (Sharlto Copley, District 9 e Elysium). Ad aiutarlo una giovane assistente sociale (Elizabeth Olsen, La fuga di Martha).

L’interpretazione americana del manga in otto volumi che ha svelato il lato oscuro della cultura pop, di per sé godibile, accusa il confronto con l’originale del 1993: elegante, esplosivo, ricco di suspance alla Hitchcock e coreografie marziali, Oldboy è valso a Park Chan Wook l’appellativo di “Quentin Tarantino d’Oriente”; il reboot di Spike Lee manca della stessa poesia e dello stesso approfondimento psicologico: il regista de La 25° ora decide di privilegiare la pregionia di Ducett, la cui interpretazione primitiva e animalesca convince senza riserve, ma questo va a discapito della seconda parte del film in cui i rapporti tra i personaggi e la ricerca della verità sono tratteggiati in modo affrettato. I fan del primo Oldboy storceranno quindi il naso: la versione di Lee è più action thriller che esplorazione delle tante facce della prigionia e della vendetta. D’altra parte è la legge del remake, baby!

Il nostro voto: 6 e mezzo

Una frase: “Non chiedere perchè sei stato imprigionato. Chiedi perché sei stato liberato”

Per chi: ama i revenge movie

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