Ci sono film che inevitabilmente sollevano emozioni, vissuti e tematiche importanti. Ci sono storie nelle quali è difficile addentrarsi e nel farlo sembra di camminare su cocci di vetro: è il caso di Class Enemy, film del giovane regista sloveno Rok Biček, in uscita nelle sale italiane il prossimo settembre.
È una storia ambientata nella Slovenia di oggi, in un liceo: l’arrivo di un nuovo professore di tedesco dal carattere durissimo (interpretato da Igor Samobor, uno degli attori teatrali e cinematografici più importanti della Slovenia), scuote pesantemente l’equilibrio didattico ed emotivo di una classe. I ragazzi fanno fatica ad adattarsi a lui per i suoi metodi autoritari e per il suo approccio emotivamente distante e arrivano a definirlo nazista.
Accade poi qualcosa di tragico: una ragazza, Sabina, si toglie la vita. I ragazzi hanno una nuova, sconvolgente verità da accettare e nuovi interrogativi esistenziali che nessuno sembra ascoltare, sicuramente non il professor Zupan. Il dolore si trasforma in rabbia e la rabbia in una caccia al colpevole e il nuovo professore è il colpevole perfetto. I ragazzi iniziano a boicottare le sue lezioni, a impedirne lo svolgimento e ad attaccarlo tramite la radio ufficiale del liceo.
A questo punto il film apre degli interrogativi: il professore è un catalizzatore della rabbia collettiva oppure è realmente responsabile della morte della ragazza? E’ giusto considerare la realtà tutta bianca o tutta nera o bisogna essere capaci di uno sguardo molteplice che tiene conto di diversi punti di vista? “Non è tutto bianco o nero. – Dichiara il regista – La severità dell’insegnante, guardata da un’altra prospettiva, può rappresentare l’unica via per preparare i ragazzi ad affrontare la realtà al di fuori dei confini sicuri della scuola quando dovranno prendere scelte definitive e assumersi le proprie responsabilità”.
Ma c’è un sostrato molto importante in questa storia: il film si ispira a fatti realmente accaduti. La morte della ragazza, gli atti di ribellione, la sconvolgente verità da accettare e il dover andare avanti accaddero proprio nel liceo di Ljubljana che il regista frequentava.
Il film però non è da intendere come una semplice rielaborazione a posteriori, ma come un modo per indagare con delicatezza ma con precisione anatomica, nella fascia d’età dei ragazzi delle medie superiori: “Mi sembra importante” – commenta Rok Biček – “poter parlare, attraverso l’arte cinematografica, di temi che riflettano sia la società nazionale che quella mondiale. In Class Enemy ciò traspare nel microcosmo dei ragazzi delle medie superiori: una generazione estremamente vulnerabile e, in quanto tale, propensa ad assorbire quel che le succede intorno, sia a livello conscio che inconscio. La rivolta degli studenti contro il sistema scolastico, simboleggiato dal severo professore, è l’immagine riflessa dello scontento sociale globale, che sfrutta ogni (in)giusto motivo per ribellarsi contro le norme vigenti. Nel racconto, queste situazioni estreme descrivono il baratro tra due generazioni molto diverse tra loro“.
Il film, già premiato alla Mostra del Cinema di Venezia (Settimana Internazionale della Critica) è uno dei tre finalisti al Lux, premio con cui il Parlamento Europeo intende stimolare il dibattito pubblico sull’integrazione culturale e facilitare la circolazione dei film. Consigliato.
Il nostro voto: 7,5