Pubblicato in: Teatro

‘Cita a ciegas’ al Teatro Franco Parenti incanta per come ci rappresenta. La recensione

cita-a-ciegas
Ph Luca Del Pia

Cita a ciegas (Confidenze fatali) torna meritatamente al Parenti nella stagione 2019-2020 e per chi lo avesse perso, vi consigliamo di cogliere questa opportunità per assistere a uno spettacolo che è un viaggio interiore, dalla messa in scena poetica e suggestiva.

Articolo aggiornato al 9 dicembre 2019. Recensione realizzata a marzo 2018 dopo il debutto.

Ci vogliono maturità e sensibilità d’animo per mettere in scena Cita a Ciegas (Appuntamento al buio) di Mario Diament e Andrée Ruth Shammah con tutta la compagnia che lo porta in scena ne hanno da vendere.

Cita a ciegas: la sinossi ufficiale

Un uomo cieco (Giole Dix) è seduto su una panchina di un parco a Buenos Aires. È un famoso scrittore e filosofo – chiaramente ispirato all’autore argentino Jorge Luis Borges – che era solito godersi l’aria mattutina. Quella mattina, la sua meditazione viene interrotta da un passante: da qui una serie di incontri e dialoghi svelano
legami tra i personaggi sempre più inquietanti, misteriosi e a tratti inaspettatamente divertenti.

Cita a ciegas: la recensione

“Vi sono persone che sono cieche anche se vedono benissimo”, è una delle frasi iniziali che l’uomo pronuncia al primo passante (un Elia Schilton così fine e preciso nella recitazione) e che lo spettatore di turno non può non cogliere perché colpisce nel segno. Il teatro (non tutti gli spettacoli ci riescono) dovrebbe togliere quel velo e far cogliere ciò che a occhio nudo non vediamo. Cita a ciegas ci riesce appieno dando luogo a una pièce circolare (richiamando il cerchio della vita), in cui si inizia a tessere il fil rouge sin dalla prima battuta, mettendo a ogni parola, gesto e silenzio un nuovo tassello. Ci si trova di fronte a un teatro di parola che scava nell’animo di ciascun personaggio – e di riflesso di ogni persona che vi assiste – con quel tipo di semplicità che sa arrivare diretta.

Se si pensa a una panchina, cinematograficamente parlando viene in mente la panchina con vista sul Queensboro Bridge presente nella locandina in bianco e nero di ‘Manhattan‘, il celebre film con Allen e Diane Keaton. Sul piano letterario Borges è passato alla storia per l’immagine di lui “su una panchina davanti al fiume Charles, Borges esamina l’impressione di aver già vissuto quell’istante. Misura la propria stanchezza, per giudicare se sia la causa di tale distorsione, poi ripercorre uno e più ricordi che giudica non debbano essere rievocati: niente di ciò che può trovare sembra giustificare la ricalcatura che, come sa, è opera di un déjà vu. Dandosi per vinto, Borges riporta l’attenzione all’ambiente un tempo deserto e sente che, all’altra estremità della panchina, si è seduto qualcuno. Preferirebbe stare solo, ma non desidera affrontare la scortesia di alzarsi” (da ‘Storie di letteratura e cecità’ di Julián Fuks). Da qui parte un dialogo con l’altro, in modo accogliente, acuto e caratterizzato da un’ironia che emerge nei giusti momenti. Il primo passante dà il via a una “danza” in cui uno lascerà il passo all’altro, fino a quando il cerchio si chiuderà. All’uomo che “non è attrezzato per vivere” (così ne parlava l’interprete in conferenza stampa, rendendolo benissimo in scena), segue una ragazza (la brava Roberta Lanave) che “diventa quello che gli altri vogliono che sia”.
In Cita a ciegas si susseguono le stagioni – temporalmente e metaforicamente. Non è un caso che ci siano una figura significativa (Sara Bertelà con la sua voce inconfondibile) e una seconda parte in cui si è voluto mettere in scena il “momento” analitico (certo “romanzato” dovendo anche sintetizzare in una scena) e non è un caso che il setting sia tra due donne, l’altra lei (è un’affascinante e intensa Laura Marinoni) fa emergere tutta la rabbia di una donna che sente di aver mancato a un appuntamento importante con la vita. Come si riannodino i fili ve lo lasciamo scoprire dal vivo. Sul piano della rappresentazione tutto è ben studiato, compreso il climax ascendente, in cui si smascherano le gabbie (acuto lo schiacciamento delle pareti dello studio – e non aggiungiamo altro) e si affrontano gli scherzi del destino. Ci si porta a casa emozioni forti e una malinconia di flauberiana memoria.

Delicata e poetica nella direzione degli attori e nella messa in scena è la mano di Andrée Ruth Shammah, da cui traspare come questo testo l’abbia colpita, restituendo con la sua regia immagini e sottotesti di cui è pieno.
“Lei è uno scrittore, deve avere famigliarità con gli aspetti più oscuri dell’animo umano”, ascoltiamo a un tratto. Noi ci permettiamo di attribuire questa frase agli artisti che incarnano questa versione di Cita a ciegas, facendoci provare profondamente quale sia l’«amore inevitabile».

Cita a ciegas tournée 2019-2020

Dopo la ripresa milanese, Cita a ciegas sarà in scena al Politeama Rossetti di Trieste dall’8 al 12 gennaio 2020.

Riassumendo

Cita a ciegas, dall’11 al 22 dicembre 2019

Teatro Franco Parenti

DURATA: 120′

ORARI: lunedì riposo; martedì e venerdì h 20; mercoledì h 19,45; giovedì h 21; sabato h 20,30; domenica h 16,15

PREZZI:
– I settore: intero 38€
– II e III settore: intero 30€; under26/over65 18€; convenzioni 21€
– IV settore: intero 21€; under26 13€; over65 15€; convenzioni 21€

 

Etichette: