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Chiamami col tuo nome, dopo esser stato insignito già di diversi premi, ha appena ricevuto quattro nomination agli Oscar 2018: miglior film, miglior attore protagonista (Timothée Chalamet), miglior sceneggiatura non originale (James Ivory l’ha tratta dall’omonimo libro di André Aciman, prendendosi delle libertà nell’adattamento) e miglior canzone originale (‘Mystery of Love‘ – Sufjan Stevens).
Chiamami col tuo nome: la sinossi ufficiale
È l’estate del 1983 nel nord dell’Italia, ed Elio Perlman (Timothée Chalamet), un precoce diciassettenne americano, vive nella villa del XVII° secolo di famiglia passando il tempo a trascrivere e suonare musica classica, leggere, e flirtare con la sua amica Marzia (Esther Garrel).
Elio ha un rapporto molto stretto con suo padre (Michael Stuhlbarg), un eminente professore universitario specializzato nella cultura greco-romana, e sua madre Annella (Amira Casar), una traduttrice, che gli danno modo di approfondire la sua cultura in un ambiente che trabocca di delizie naturali. Mentre la sofisticazione e i doni intellettuali di Elio sono paragonabili a quelli di un adulto, permane in lui ancora un senso di innocenza e immaturità, in particolare riguardo alle questioni di cuore.
Un giorno, arriva Oliver (Armie Hammer) un affascinante studente americano di 24 anni, che il padre di Elio ospita per aiutarlo a completare la sua tesi di dottorato. In un ambiente splendido e soleggiato, Elio e Oliver scoprono la bellezza della nascita del desiderio, nel corso di un’estate che cambierà per sempre le loro vite.
Chiamami col tuo nome: la recensione
I primi fotogrammi di questo film sono una sorta di dichiarazione d’intenti dai molteplici significati. Ci vengono proposte, infatti, delle immagini di statue e vasi greci, dove le forme dei corpi erano ben curate (scopriremo poco dopo che si tratta di diapositive che il padre di Elio sta catalogando). In realtà c’è almeno un altro significato sotteso, che torna vivendo questa storia, un’associazione che sorge spontanea non solo per come vengono messi in scena e osservati i corpi – e le anime – ma che fa tornare in mente la cultura ellenica rispetto all’identità sessuale.
Uno dei tratti che più emerge assistendo alla visione di Chiamami col tuo nome è la delicatezza con cui la macchina da presa racconta una storia di scoperta di sé, dell’amore verso un altro, ma verrebbe da dire anche dell’amore incondizionato tra genitori e figli. Se guardiamo ai tempi di oggi, certo dei passi son stati fatti, eppure tanti uomini e donne si censurano ancora rispetto a ciò che sono e provano, spesso e volentieri verso i genitori. Qui Elio dimostra riservatezza, anche perché il primo a dover fare i conti coi sentimenti e le pulsioni è lui, ma si ritrova ad aver accanto un padre e una madre che lo accolgono – non nella sua diversità (nell’accezione negativa del termine), ma nel suo modo di essere. Un piccolo appunto ci sentiamo di farlo. In un’opera che innegabilmente è studiata nei minimi particolari, dalla scrittura alla recitazione, passando per la regia, pur riconoscendo il tatto che traspare in ogni inquadratura, ci sono momenti in cui la partecipazione emotiva non scatta quanto si immaginerebbe – ma evidentemente questa percezione è molto soggettiva. Commoventi – e al contempo lucide – sono due scene sul finale, tra cui il monologo del padre a un figlio che sta crescendo e deve continuare a farlo.
Nota di merito va alla colonna sonora, assolutamente idonea e non scontata, rispetto alle corde suonate.
Voto: 7,5
Una frase: “il cuore e il corpo ci vengono dati soltanto una volta” – il padre a Elio
Chiamami col tuo nome: le note di regia
Mi piace pensare che Chiamami col tuo nome chiuda una trilogia di film sul desiderio, con ‘Io sono l’amore‘ e ‘A Bigger Splash‘.
Mentre nei precedenti il desiderio spingeva al possesso, al rimpianto, al disprezzo, al bisogno di liberazione, in Chiamami col tuo nome abbiamo voluto esplorare l’idillio della giovinezza. Elio, Oliver e Marzia sono irretiti in quella splendida confusione che una volta Truman Capote ha descritto affermando “l’amore, non avendo una mappa, non conosce confini”.
Chiamami col tuo nome è anche il mio omaggio ai padri della mia vita: il mio vero padre e i miei padri cinematografici: Renoir, Rivette, Rohmer, Bertolucci…
Chiamami col tuo nome: il trailer