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“Chi mi ha incontrato, non mi ha visto” di Bigoni al Filmmaker Festival

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Fino a che punto può arrivare una passione?

Posta in questi termini, una domanda del genere farebbe subito pensare a una relazione d’amore e, in un certo senso, è così. Bruno Bigoni, regista e ideatore di Chi mi ha incontrato, non mi ha visto – L’ultima fotografia di Arthur Rimbaud, mosso da un profondo amore verso Arthur Rimbaud, da tempo cercava di realizzare un film a riguardo e in quest’opera è riuscito a parlare sì del poeta, ma attraverso i suoi occhi, mettendo anche in scena ciò a cui può portare un’ ‘ossessione’ (nell’accezione positiva del termine).

Il documentarista parte per un viaggio, ideale e non, alla ricerca di risposte sulla vita di Rimbaud, ma qualcosa accade in questo percorso. Un’inedita foto di Rimbaud spunta all’orizzonte. È vera o è solo un’invenzione di scrittura? Sappiamo soltanto che se esiste ed è autentica aprirebbe nuovi scenari sull’artista che smise di scrivere poesie intorno ai vent’anni. Questo è il nodo centrale da cui si snoda il lavoro lanciando sassi anche sulla quesitone fonti ufficiali e non e come certe scoperte potrebbero essere accolte dal mondo accademico. “Il segreto che si nasconde dietro questo silenzio letterario viene ricercato oggi da studiosi e appassionati” (dalla scheda del film).

In quest’ottica Chi mi ha incontrato, non mi ha visto mette a tema anche il confine tra realtà e finzione, non a caso si è optato per la direzione del mockumentary dove viene utilizzata la ‘forma’ del documentario per veicolare contenuti molto probabilmente inventati. L’elemento di fiction viene trattato come se fosse reale e questo alimenta nella platea di turno il dubbio se ciò a cui sta assistendo sia accaduto realmente (ovviamente ancor più se si arriva vergine di informazioni alla visione). Un altro elemento importante di questo genere che Bigoni, per il suo modo di essere incarna benissimo, è il tono beffardo e ironico che arriva ad alleggerire al momento giusto.

“La vie est la farce à mener par tous” scriveva Rimbaud e ci sembra senz’altro calzante con lo spirito di questo film. Allo spettatore scegliere se compiere questo tour alla ricerca anche di un ‘mistero’ e a cosa credere. Una chicca ve la sveliamo: le sonorità e le voci francesi presenti nel film sono state concesse dal Museo Rimbaud di Charleville.

Dopo esser stato presentato in anteprima alla 34esima edizione del Torino Film Festival, il film sarà proiettato domenica 4 dicembre, alle ore 17, allo Spazio Oberdan all’interno del Filmmaker Festival.

Voto 6

Una frase: Devo essere curioso perché la troppa passione può portarti fuori strada

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