“Mah, non lo so. I miei film nascono perché io firmo un contratto, prendo un anticipo e non voglio restituirlo”, così diceva Federico Fellini, protagonista di Che strano chiamarsi Federico!, l’omaggio affettuoso che gli tributa un altro grande maestro del cinema italiano, Ettore Scola, 82 anni il 10 maggio scorso.
Nelle sale da oggi, 12 settembre, il film scritto da Ettore, Paola e Silvia Scola, si apre su una spiaggia accesa dai bagliori di un tramonto tanto nitido da sembrare quasi surreale e illuminata da un occhio di bue: diventa così un palcoscenico sul quale si esibiscono giocolieri, clown e prestigiatori. A osservarli lui, di spalle su una sedia da regista; non lo vediamo in volto, ma il cappello e la sciarpa rossa al collo non lasciano dubbi: è il maestro Fellini.
Oltre il ricordo, oltre la nostalgia, le immagini di repertorio si mescolano a quelle in bianco e nero: Scola ricostruisce, attraverso la voce di Vittorio Viviani, lo splendido narratore, le vicende di Fellini da giovane dal suo arrivo al Marc’Aurelio, il giornale satirico che ha fatto la storia del nostro Paese; poi ricorda il proprio incontro con il regista di Amarcord quando, appena sedicenne, anche Scola varcò la soglia della stessa redazione. Nascerà fra i due una fortissima amicizia, cementata da serate passate a parlare dei progetti reciproci al bar e giri notturni in auto per le strade di una Roma magica che non c’è più, a caricare prostitute e madonnari. Per sentire le loro storie, le stesse che ritroveremo nei film di Fellini, girati nel leggendario Studio 5 di Cinecittà.
Meravigliosi gli spezzoni dei provini di Sordi, Tognazzi e Gassman per Il Casanova del 1970, il cui ruolo da protagonista sarà poi affidato da Fellini a Donald Sutherland; commovente, ma anche visionario, il finale.
Consigliato.
Il nostro voto: 7
Una frase:
Cameriera del bar: “Signor Mario, il Signore non ha pagato!”
Mario: “Ma il narratore non paga”.
Per chi: per chi ama il cinema italiano