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“Paolo Grassi è stato uno dei protagonisti della ricostruzione di Milano subito dopo la devastazione bellica e, soprattutto, subito dopo la dittatura nazifascista che ne aveva del tutto impoverito ogni capacità di produzione culturale e intellettuale. La centralità dell’aspetto teatrale e quindi della presenza di un teatro pubblico in un percorso di ricostruzione credo sia stato uno degli elementi fondanti di un percorso che ha portato Milano, in pochissimi anni, a trasformarsi da città devastata da macerie materiali e immateriali in una straordinaria città dal respiro europeo come avvenne negli anni ’50 e ’60», ha affermato l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, durante la conferenza stampa di presentazione della mostra curata da Fabio Francione ‘Paolo Grassi… senza un pazzo come me, immodestamente un poeta dell’organizzazione…’ (a Palazzo Reale, ancora fino al 24 marzo 2019. Edito da Skira potete trovare il volume annesso).
Abbiamo voluto esordire con queste parole perché racchiudono degli aspetti essenziali di una figura e di un uomo che aveva come dote il guardare oltre, dando vita realisticamente a qualcosa che non esisteva e di cui, ancora oggi, ne abbiamo giovamento.
Paolo Grassi: una vita per il teatro
“Il teatro per me è come l’acqua per i pesci… Attraverso il teatro io penso tutto il resto: io vedo la politica attraverso il teatro, vedo l’urbanistica. Lo intendo come un momento catalizzatore, un momento centrale di interessi, attenzioni, un punto obbligato attraverso il quale passa un dialogo, pubblico o anche segreto, anzi è più importante quello segreto”, aveva dichiarato lo stesso Grassi. Pur essendosi fatto conoscere, infatti, come capocomico della compagnia Ninchi-Tumiati e in svariati ruoli (compreso quello di creatore di collane editoriali), Grassi si focalizzò in particolare sulla figura di organizzatore, delineandone i contorni anche per chi sarebbe arrivato dopo di lui.
“È necessario, se vogliamo salvare il teatro di prosa da una catastrofe prossima e da una lenta morte, prendere urgenti provvedimenti di ordine strutturale ed economico. […] Ragioni culturali ma soprattutto ragioni economiche tengono lontano il popolo dal teatro, mentre il teatro, per la sua intrinseca sostanza, è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività, mentre il teatro è il miglior strumento di elevazione spirituale e di educazione culturale a disposizione della società”, scriveva in un articolo su ‘Avanti!’ pubblicato il 25 aprile 1946.
Gli anni del Secondo Dopoguerra hanno goduto di un grande fermento artistico-culturale e mentre il milanese Luchino Visconti muoveva i primi passi da regista a Roma, nella sua Milano, il 14 maggio 1947, grazie ai due organizzatori Paolo Grassi e Nina Vinchi e al regista Giorgio Strehler nasceva il primo teatro stabile del nostro Paese, il Piccolo Teatro. Il progetto – dato da non dimenticare – fu sostenuto in prima persona dal sindaco socialista Antonio Greppi, ma anche da diversi esponenti delle varie forze politiche e questa coesione è stata un fattore determinante affinché l’intuizione si trasformasse in qualcosa di concreto. Tenendo presente il modello di Vieux-Colombier di Copeau, il desiderio era quello di creare un teatro d’arte che svolgesse una funzione di pubblico servizio per tutti. “Il Piccolo è stato inventato come idea prima da Paolo. Poi, subito dopo, da me”, tenne a precisare Strehler. “Insieme l’abbiamo voluto, costruito nel 1947. Il Piccolo non ci sarebbe stato se non ci fosse stato l’uomo, l’intellettuale, della prassi quotidiana, accanto a me […] Paolo Grassi era per me… un inventore di cultura. Uno stupendo costruttore di cultura nella realtà della storia, in un paese così povero di uomini, che siano al tempo stesso poeti, visionari e figure capaci di calarsi nel concreto delle cose, senza dimenticare gli ideali più alti”.
Paolo Grassi: il ricordo della figlia Francesca e della nipote Federica
“Il teatro era tutta la sua vita, sacrificando anche la sfera privata. Si trattava di stare dentro o fuori e io ho accettato di star dentro quel mondo, solo così sono riuscita a guadagnare il rapporto con mio padre”, ci ha spiegato Francesca Grassi.“La fondazione ‘Paolo Grassi – la voce della cultura’ è nata da una consapevolezza acquisita grazie a mia figlia Federica (Knout)”. È proprio quest’ultima a dirci come dei documenti possano costituire un incontro indimenticabile. “Stavo preparando la tesi sulle tournées del Piccolo ed è così che ho avuto modo di leggere testimonianze e carteggi di mio nonno, facendoli conoscere per la prima volta a mia madre”.
Meticoloso come un manager che sa di avere una grande responsabilità, Grassi appuntava tutto,“non si accontentava di risolvere i problemi a un certo livello, ma dalla a alla z. Inviava gli ordini del giorno agli attori, suggerendo – per citarne una – cosa avrebbero dovuto portarsi in valigia in base al clima nella città di destinazione”, racconta Francesca Grassi con ammirazione. “Era accudente verso tutti, dall’elettricista alla più alta carica dello Stato e questo gli derivava da una generosità intrinseca. Papà mi ha trasmesso il senso del dovere, la correttezza e la trasparenza. Umanamente porto dentro di me, come tesoro nascosto, l’amore per la sua terra d’origine. Non conoscevo la Puglia, volle portarmi lui la prima volta a sedici anni e da allora ho anch’io questo forte legame.
La Fondazione (nata il 20 novembre 2006) si occupa del suo pensiero, dando vita a diversi progetti, dai convegni alla formazione nelle scuole (include le elementari) per promuovere la cultura in tutte le sue forme”.
La Civica Scuola di Teatro: l’impegno di Giampiero Solari
Nel 1951 Paolo Grassi fonda con Strehler una scuola che diventerà un punto di riferimento formativo nel teatro italiano. “Sono onorato di dirigere una scuola a lui intitolata», ha confessato il regista Giampiero Solari (in carica dal 2015). «Non solo sul piano di questa istituzione, ma anche come operatore culturale sto provando a sviluppare il lavoro fatto da Grassi, ovviamente calandolo nei nostri tempi. Avverto il compito di continuare: la sua idea del teatro che si rapporta alla gente. Lui ha il merito di aver avvicinato in tanti modi i quartieri intorno a Milano e di aver intessuto relazioni con l’Europa. È stato un precursore in tutto e non va trascurato il suo impegno sul piano drammaturgico. Ogni volta in cui ha proposto un testo a Strehler è stato un momento di assoluta novità e rottura, basti pensare all’idea più eclatante come l’inserimento di Brecht nella programmazione o la primissima rappresentazione ‘L’albergo dei poveri’ di Gor’kij, un’opera in grado di parlare direttamente alle persone.
Come scuola stiamo lavorando con le periferie – in particolare con Giambellino – mentre con ‘Metropolis’ ci siamo rapportati con diversi paesi europei, toccando il tema dei profughi e della migrazione tramite la drammaturgia contemporanea. Trovo sia fondamentale che la Paolo Grassi si identifichi con questo genere di lavoro; al contempo stiamo riscoprendo le tradizioni teatrali italiane a cominciare dalla Commedia dell’Arte, di cui il Piccolo Teatro è un punto di riferimento. Non vogliamo, però, ripetere o imitare, ma sviluppare. Ci tengo a evidenziare un altro elemento introdotto da Grassi: l’avviamento dei giovani alla professione. Nella scuola è previsto il corso di organizzazione, istituito da questo architetto dell’organizzazione insieme al suo assistente Giorgio Guazzotti. I nostri allievi sono tutti nel mercato italiano del teatro, abbiamo creato anche delle strutture che supportano le compagnie ed è necessario avere a mente questo aspetto. Purtroppo il teatro sta diventando sempre più autoreferenziale ed è, invece, importantissimo far tesoro degli approcci vincenti di Grassi – oltre ai già trattati, ricorderei il rapporto molto stretto con la direzione artistica e il senso di responsabilità nell’amministrare denaro pubblico”.
Impossibile essere esaustivi tanto più di fronte a una figura gigantesca a cui tutti dobbiamo tanto. Impossibile non ammirarlo per la caparbietà di portare avanti una passione vitale, andando controcorrente, quasi a voler richiamare il senso di comunità del teatro greco. Sta alle persone che lo hanno conosciuto, anche tramite i suoi allievi, fare da ponte verso le giovani generazioni affinché questa preziosa eredità continui a seminare. “Le radici ci vogliono, ma bisogna guardare avanti”, Francesca Grassi.
Centenario Paolo Grassi: iniziative
Oltre alla mostra, vi segnaliamo che martedì 19 marzo la Statale di Milano organizza una giornata di studi. Qui il programma dettagliato.