Frenetica, romantica, contraddittoria, generosa: è questa la Milano raccontata nei brani che hanno omaggiato la nostra città. Noi di Milano Weekend vi proponiamo quindi una personale top ten di canzoni su Milano, dal rap ai grandi classici della canzone italiana. Vediamo insieme quali sono.
10. Sushi e coca (Marta sui tubi, 2008). Giovanni Gulino canta una città in preda alla frenesia, fra droghe, violenza e una efficienza di facciata, una Milano dove non c’è spazio per i fragili, come i vecchi e i bambini, ma solo per l’autodistruzione camuffata da edonismo.
9. Innamorati a Milano (Memo Remigi, 1965). “Sapessi com’è strano sentirsi innamorati a Milano, a Milano. Senza fiori senza verde, senza cielo senza niente. Fra la gente, tanta gente”. Chi non conosce questo grande classico della canzone italiana? Fra grandi magazzini, cemento e austerità, la città della Madunina sa essere romantica.
8. Milano Milano (Articolo 31, 2002). Milano è troppo bella per dirle addio, nonostante le sue contraddizioni “tra la ringhiera e il sogno americano”. Niente è paragonabile a un tramonto dalle terrazze del Duomo, parola di J-Ax.
7. Milano circonvallazione esterna (Afterhours, 1999). “Quattro e mezza di mattino, per la radio sono troppo triste e il dj non mi parlerà; sembra avere tutto così chiaro questo scemo…”: Manuel Agnelli canta il disagio della mediocrità con un brano in pieno stile Suicide.
6. Vincenzina e la fabbrica (Enzo Jannacci, 1974). Composta per la colonna sonora di Romanzo popolare di Monicelli, questa canzone racconta con grande delicatezza di una giovane operaia costretta ad affrontare la realtà industriale del capoluogo.
5. Porta romana (Giorgio Gaber, 1963). Il ricordo di un amore ormai finito è al centro di questo brano interpretato dal Signor G., una delle voci più vicine al cuore dei milanesi. Le case di ringhiera, i piccoli cinema del centro: a un anno dall’addio, lei ha sposato un altro, lui non l’ha dimenticata.
4. Il ragazzo della via Gluck (Adriano Celentano, 1966). Presentato al Festival di Sanremo 1966, il brano viene eliminato dopo la prima serata, ma diventa nel tempo una delle canzoni più note del Molleggiato. Nel testo ci sono molti riferimenti autobiografici, a partire dal titolo: via Gluck è infatti la strada di Milano dove il cantante viveva da ragazzo con la famiglia.
3. Milano (Lucio Dalla, 1979). Con poche pennellate Dalla descrive una Milano cosmopolita e mondana, moderna e antica, grigia e di una bellezza fiera: “Milano, sguardo maligno di Dio, zucchero e catrame” in cui si fa una domanda in tedesco e si risponde in siciliano.
2. Luci a San Siro (Roberto Vecchioni, 1971). L’autore ricorda un grande amore di gioventù, giocato all’ombra dello stadio San Siro illuminato e si ribella all’idea di arte che vorrebbero imporgli, condizionata solo dal denaro. Nell’ultima strofa, Vecchioni si rivolge direttamente alla sua città: “Milano mia portami via, fa tanto freddo, ho schifo e non ne posso più. Facciamo un cambio: prenditi pure quel po’ di soldi quel po’ di celebrità, ma dammi indietro la mia seicento, i miei vent’anni e una ragazza che tu sai. Milano scusa stavo scherzando, luci a San Siro non ne accenderanno più.”
1. Oh mia bela Madunina (Giovanni D’Anzi, 1935). Giovanni D’Anzi, milanese, lavorava come pianista e cantante al Pavillon dorè di Milano mentre la città continua ad assorbire forza-lavoro dalle zone rurali di varie regioni della Penisola, specie dal Sud. A D’Anzi viene spesso richiesto, da una parte del pubblico, di suonare canzoni della tradizione napoletana o del sud d’Italia. In una notte d’ottobre, il pianista compone questa canzone che ha anche toni ironici (Canten tüti “Lontan de Napoli se moeur” ma po vegnen chi a Milan). Celebre la chiusa “Tut el mund a l’è paes, a semm d’accord, ma Milan l’è un gran Milan!”
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