Un parterre di stelle della moda, dello spettacolo, del cinema e della tv: da Sofia Loren a Kevin Spacey, da Eva Herzigova alle altre modelle che hanno reso celebri la storia del calendario più famoso del mondo.
Così all’Hangar Bicocca di Milano ieri sera sono stati celebrati – con una festa rigorosamente a inviti e molto esclusiva – i 50 anni del mitico The Cal, il Calendario Pirelli, che ogni anno vede protagonisti i fotografi e le modelle più importanti.
Milano Weekend era sul red carpet per voi: nelle foto qui sotto troverete tra gli altri, oltre ai protagonisti già citati, Afef e Tronchetti Provera, Flavio Briatore con Elisabetta Gregoraci, Lapo Elkann ma siamo rimasti impressionati – in particolare – dalla bellezza di Bianca Balti e di Ana Beatriz Barroz (due tra le modelle più note al mondo) e dell’attrice Margareth Madè.
Il Calendario Pirelli 2014, però, in pratica non esiste! O meglio, a sorpresa l’azienda ha scelto di svelare il lavoro che era stato realizzato nel 1986 dal mito della fotografia Helmut Newton ed era rimasto nell’archivio storico Pirelli (mai pubblicato perché all’epoca ritenuto scandaloso!): un’operazione possibile anche grazie alla coincidenza tra il datario del 1986 e quello del 2014.
A giugno, Pirelli aveva allestito un set a New York con due storici protagonisti della fotografia: Peter Lindbergh e Patrick Demarchelier (già autori delle edizioni 1996 e 2002 il primo e 2005 e 2008 il secondo) per fotografare un eccezionale cast di modelle: Alessandra Ambrosio, Helena Christensen, Isabeli Fontana, Miranda Kerr, Karolina Kurkova e Alek Wek.
L’abilità del Calendario Pirelli fu quella di assorbire L’esprit du Temps seguendone le mutazioni, anche nelle onde successive – spiega il noto critico d’arte Philippe Daverio in una lunga analisi dedicata a questo oggetto di culto, “quando le gonne corte tornarono ad allungarsi per diventare le vesti hippy della Woodstock del 1969, il grande rave che sanciva l’illusione d’una rivoluzione avvenuta, se non nella società, almeno nei costumi, il Calendario come per magia ne sente l’immediata conseguenza.
Sicché in realtà, a riguardarlo oggi nella sua peregrinazione di mezzo secolo, il Calendario diventa un documento formidabile di antropologia culturale attraverso il gioco delle estetiche e degli sguardi, laddove narra la mutazione degli umori, l’evoluzione della percezione non solo del soggetto ma del mondo intero dove opera il fotografo. Intimità, glamour, sogno esotico, scoperta delle geografie della natura, riflessione talvolta quasi romantiche accompagnano il mutare inarrestabile della società occidentale. Il tutto grazie alla rappresentazione delle modelle e dei loro modi, non solo delle loro mode. E gli anni ’60 sono quelli d’una nuova aria di libertà, la decade successiva è quella delle riflessioni; gli anni ’80 sono ruggenti, gli anni ’90 sono quelli nei quali la globalità si afferma. Il secolo nuovo, che sembra non decidersi ad affrontare una sua rinnovata missione, inizia carico di nostalgie e sogni… il Calendario riassunto aiuta a pensarci, in un caleidoscopio dove passato e presente, lontano e vicino convivono.