In amore vince chi fugge, ma qualcuno ti deve inseguire. Questo diceva il nonno di Orazio (Enrico Brigano) sciampista in un negozio di toilette per animali, romano e protagonista di Tutte lo vogliono, ultimo film di Alessio Maria Federici (Lezioni di cioccolato, Stai lontana da me).
Orazio, nonostante l’indole mite e genuina, in realtà nasconde la natura del GPS (generoso partner sessuale), almeno secondo Chiara (Vanessa Incontrada) altezzosa “food designer” anorgasmica, che proprio non riesce a far pace con il suo lato libidico, assidua frequentatrice di un gruppo di sostegno, conosce Francesca che la spinge, per risolvere il suo problema, a passare una notte con il GPS.
Il GPS in questione, per un grosso equivoco, altri non è (per Chiara) Orazio. E così, al via il gioco delle parti, Federici imbastisce una commedia, rispettando tutti i cliché possibili. Orazio uomo gentile e buongustaio, un po’ impacciato con le donne (il principe azzurro da commedia) decide di stare al gioco, con l’inganno avvicina a sé la fanciulla. Poi c’è Chiara bella e impossibile, la fanciulla, ma con un grosso problema di connessione con il suo inconscio (la principessa da salvare), la sorella di lei in proporzione disinibita e ribelle, la madre snob, il fidanzato di Chiara (il fascinoso Raffaele) sciupafemmine per antonomasia, ex oggetto del desiderio della protagonista adolescente con dieci anni in meno e dieci chili in più, ora uomo ampiamente accessibile.
Tutte lo vogliono è un film a cui va il merito di affrontare senza falsi pudori un tema così particolare, ma che non riesce a decollare pienamente: uno spunto interessante trattato con una modalità che ne impoverisce la portata a causa di abusati doppi sensi , scenette inverosimili. Nonostante nella pellicola aleggi l’inno al vero amore e al sentimento, sembra che alla fine questo senso di pienezza non risalti adeguatamente.
Eppure Federici di “materia” da modellare ne ha avuta parecchia, alcuni spunti qua e là ci sono, come quando Chiara grazie a Orazio (un Brignano comunque sempre esilarante) e al suo duro addestramento, riesce a riappropriarsi della sua natura “animalesca” e non convenzionale. Ma lo sforzo naufraga in parte quando, in qualsiasi “favola” che si rispetti a lieto fine, l’attenzione ricade su quelli che dovrebbero essere gli “antagonisti”. Troviamo un Raffaele decisamente poco sfaccettato e imbalsamato, addirittura debole, una madre snob tratteggiata con superficialità, ma sulla quale davvero si sarebbe potuto costruire un personaggio degno della miglior commedia.
Voto per noi: 6