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C’è una Bookcity letteraria, fatta di reading, presentazioni, narrativa, poesie e letture collettive. Ma c’è anche una Bookcity sempre più politica e civile. Forse la Festa del Libro si sta aprendo a nuovi fronti?
Bookcity a Milano: grandi scrittori davanti al proprio pubblico
Bookcity oggi è la rassegna libraria e culturale più importante d’Italia. Vi prendono parte le penne nazionali più accreditate e apprezzate del panorama attuale: Liliana Segre, Luis Sepulveda, Dacia Maraini, Donato Carrisi, Jonathan Coe. Presentano i propri libri anche molti giornalisti-scrittori italiani come Beppe Severgnini, Aldo Cazzullo, Oscar Giannino.
Boookcity è l’occasione unica per conoscere uno scrittore, scambiare due battute, porgli delle domande e curiosità . Sentire dalla sua voce cos’è per lui quel libro o quali segreti ci sono dietro al successo o quale determinata caratteristica ha un tale personaggio narrativo. Per un attimo si esce dalla semplice recensione cartacea o web e si entra in contatto con un unico emisfero letterario.
E così,vale anche per la poesia o la scrittura storica o saggistica. Poeti locali o nazionali come Davide Rondoni e Guido Oldani; professori universitari o storici famosi o ancora giornalisti sportivi di fama nazionale. Bookcity genera contatto, letture, emozioni e tanta, ma tanta cultura per tutti i presenti.
Una Bookcity politica in crescita
Eppure accanto a una filiera-spettacolo del libro, ce n’è una che si fa sempre più “politica impegnata”. Non solo scrittori militanti, e il nome più gettonato in questi anni è quello di Erri De Luca, ma ex ministri che si fanno scrittori. Per esempio Marco Minniti, ex ministro degli interni del governo Gentiloni e neo candidato alla corsa per la segreteria del PD.
Sia il monologo dello scrittore napoletano che la presentazione del libro di Minniti non sono due semplici occasioni per incontrare gli autori del libro e fare un firma-copie reale. Piuttosto il pubblico s’è trovato di fronte a due discorsi di carattere politico e civile. Invitando e propendendo sempre di più verso autori impegnati e politici – autori, la Festa del Libro va connotandosi anche come spazio di dibattito morale e storico.
Erri De Luca: è pronta una battaglia contro la politica immigratoria?
L’ha fatto per primo Erri De Luca, scrittore partenopeo noto in Italia per le battaglie contro la costruzione della TAV. Lotta conclusasi, poi, con il processo e l’assoluzione.
Per molti dei suoi lettori è uno scrittore da apprezzare per la capacità di forgiare la parola come l’artista modella la scultura. Eppure, in occasione, della presentazione del suo ultimo libro “Il giro dell’oca” (Feltrinelli 2018), lo scrittore napoletano ha messo in mostra tutto il suo sarcasmo più politico che letterario. Compiendo proprio una rotazione completa del proprio vissuto, ha, ancora una volta, lanciato un chiaro segnale civile.
Partendo dall’infanzia in una Napoli bombardata, attraversando storie e drammi della guerra jugoslava di fine secolo e tornando nuovamente a una Napoli odierna. Un uomo, che ha vissuto il conflitto bellico e che oggi così lo stigmatizza: “La guerra moderna distrugge più vite civili che soldati“.
Gli altri anni: NO TAV, quest’anno NO alla politica dei blocchi migratori
Quest’anno, partendo da alcune esperienze vissute di persona sulle navi di Medici senza Frontiere, sembra pronto per una nuova lotta civile. “Su quelle navi, su quei canotti, caricati di centinaia di persone; di notte salivano delle madri con dei bambini. Quella è disperazione!“. Una dimostrazione di quella frase virgiliana di Enea a Didone: “La sola speranza per i vinti è non sperare in alcuna salvezza“. E prosegue poi sull’esperienza dei migranti italiani: “Siamo sbarcati in un posto dove siamo stati accanitamente avversati: odiati, rispediti e linciati“. Cos’è servito? “Abbiamo attecchito lo stesso“.
E riprendendo polemiche e avversioni sull’attuale politica migratoria chiosa così il suo intervento: “Andandosi a rileggere le frasi che dicevano contro di noi, l’avversione non è servita. Inutile, Ridicolizzata. Noi abbiamo attecchito per forza e così lo sono i flussi migratori, più forti di qualunque avversione. Muri e sbarramenti sono destinati ad essere scaduti nel giro di poco tempo!“.
È evidente che questo è un De Luca cittadino-politico. Il messaggio all’attuale governo è chiaro. E la sua consueta conclusione “la figura araldica in cui mi riconosco è il cavallo di Don Chisciotte. Io sono un cittadino che ogni tanto prende degli impegni” è sintomo che ribolle nel suo animo combattivo una nuova sfida.
Marco Minniti: l’immigrazione non è un’emergenza, fa parte dell’universo
Meno ricco di metafore e accostamenti letterari, più concentrato su dati ed esperienze professionali, il discorso di Minniti verte sullo stesso punto. “L’immigrazione non è un’emergenza. Anzi è sbagliato averla definita e considerata così. È una parte dell’universo“. Ancora una volta la stilettata va alla politica salviniana di rimpatri e blocchi degli sbarchi.
L’occasione per parlare di immigrazione è stata la presentazione del suo libro “Sicurezza e libertà . Terrorismo e immigrazione: contro la fabbrica della paura“, edizione Rizzoli.
Ma più che un semplice commento alla sua recente opera scritta, quello che è andato in scena all’ISPI di Milano è stato più un tavolo socio-politico. Ospiti, infatti, vi erano l’ex sindaco meneghino Pisapia e quello attuale di Bergamo Giorgio Gori. Ad aprire e chiudere il dibattito la giornalista Milena Gabanelli.
Anche qui non è mancata una digressione storica stavolta unicamente incentrata sul fenomeno migratorio: dagli anni Novanta alla Libia del dopo-Gheddafi. Minniti ha messo in campo la sua esperienza legislativa come Ministro dell’Interno durante il governo Gentiloni. Ha cercato di far chiarezza con statistiche e analisi sulla reale situazione migratoria.
Una sinistra pentita: Gori e Pisapia
Un Minniti, che ha cercato pubblicamente di capire come mai la Sinistra abbia fallito clamorosamente sulla gestione non tanto pratica quanto pubblica del fenomeno migratorio. “Non c’è alcuna emergenza migratoria; si tratta di un fenomeno storico e universale“. E gli hanno fatto eco, con osservazioni e rimproveri, anche i due militanti dello stesso PD, Gori e Pisapia. L’ex sindaco ha affermato l’impossibilità di fermali e la necessità di gestirli.
Il sindaco bergamasco ha ribadito l’insuccesso della politica recente e la mancanza di considerazione del lato interno dell’immigrazione. Ovvero le persone che vivono nelle strade, nei quartieri e che nessuno è in grado di rimpatriare.
L’Accademia dell’integrazione: la soluzione di Bergamo
Lo stesso Gori ha avuto occasione di spiegare quale soluzione si possa adottare per accogliere i migranti senza negar loro i diritti umani internazionali. Un esempio c’è nell’Accademia dell’integrazione di Bergamo. Un progetto che offre con comprensione e umanità ai ragazzi emigrati l’occasione per studiare l’italiano, formarsi e poter lavorare.
Il dibattito s’è poi dilungato con scambi di interventi sui temi di un’immigrazione che concili umanità e sicurezza. Sopratutto ha polemizzato aspramente contro chi fa passare l’emergenza immigrazione come un problema che non è così pressante. E lo fa per creare una tensione sociale che giova a scopi politici sottesi. Talvolta c’è stata anche l’occasione per proporre già linee nuove della politica di sinistra.
È questa dunque una Bookcity politica?
Come si può ben vedere, sia nel lungo discordo di De Luca sia nel dibattito Minniti-Gabanelli-Gori-Pisapia, ci troviamo davanti a qualcosa che va ben oltre l’occasione di parlare di un libro. Quest’ultimo è l’input per avviare poi un dibattito. Non si discute dell’opera come genere o scrittura o dei personaggi. Anzi non si accenna nemmeno al libro, se non durante il momento del firma-copie con l’autore. La presenza poi di illustri e critici giornalisti o personaggi di spicco politico sembra rilevare una tendenza, che nel corso degli anni è in aumento: Bookcity si sta aprendo sempre di più a temi civili e politici.
L’occasione di poter ascoltare per giornalisti e per il pubblico dibattiti, corpose argomentazioni e dichiarazioni d’intenti degli scrittori stessi è indice di una nuova tendenza, ancora in fase poco sviluppata, ma destinata a caratterizzare sempre più la rassegna novembrina.
Ma non c’è una linea politica univoca, bensì un discorso pluralista che vede in scena le controparti della politica attuale. O per dirla più semplicemente: lo spazio è riservato a tutti, non a un solo partito egemone.