Se siete fan dei Queen, probabilmente l’idea di andare al cinema a vedere il film di Brian Synger, Bohemian Rhapsody, vi suscita qualche timore: troppo alto il rischio di uscire delusi dalla sala, troppo rischioso rendere sul grande schermo la figura di Freddie Mercury.
E invece…
Invece il film, in arrivo nelle sale italiane il 29 novembre, negli Stati Uniti è già diventato il secondo biopic più visto di sempre. E si prepara a riscuotere lo stesso successo anche in Europa, grazie a una potenza visiva delle immagini che inizia e termina con l’esibizione al Live Aid del 1985, a una colonna sonora che cavalca i maggiori successi dei Queen e a una somiglianza del cast con i membri originali della band che ha dell’impressionante.
Bohemian Rhapsody: trailer
Bohemian Rhapsody: la trama
Bohemian Rhapsody ripercorre la storia dei Queen dalla nascita fino a quella che universalmente venne riconosciuta come la migliore esibizione tra tutte al Live Aid del 1985.
All’inizio del film, vediamo un giovane Farrokh Bulsara (il vero nome di Freddie Mercury, nato a Zanzibar) lavorare all’aeroporto di Heathrow: sullo sfondo c’è la Londra a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, con una moltitudine di band universitarie in cerca del successo. Tra queste ce n’è una, gli Smile, dove stazionano Brian May e Roger Taylor: la scena dell’incontro con Freddie è una licenza cinematografica ben riuscita e da qui in poi sul grande schermo appare quel che milioni di fan nel mondo hanno adorato, i Queen.
Dall’incontro con John Anthony, discografico della Mercury Records, e Roy Thomas Baker della Trident Audio Productions, fino alla consacrazione sulla scena mondiale, gli album pubblicati, i tour in tutto il mondo e la nascita di canzoni oggi considerate un capolavoro assoluto – come Bohemian Rhapsody, che dà il titolo al film – ma all’epoca pure sperimentazioni che nessuna radio voleva passare.
In mezzo ci sono loro, i componenti della band, e soprattutto lui: Freddie Mercury, uno dei performer più incredibili che la storia della musica abbia avuto. Ci sono la sua infanzia, i rapporti con la famiglia, le sue insicurezze, il timore per quei periodi di vuoto che non sapeva affrontare, l’amore con Mary Austin, l’omosessualità (mai ammessa pubblicamente), l’incontro con Jim Hutton, il compagno che gli resterà accanto fino all’ultimo giorno, la malattia, il carattere da artista che lo rendeva diverso dagli altri membri della band eppure così bisognoso di loro.
Bohemian Rhapsody: la nostra recensione
Ma non aspettatevi un documentario: Bohemian Rhapsody è un biopic, un viaggio nel mondo di Freddie Mercury e nel mondo così come lui lo vedeva.
L’effetto sulla scena è incredibile: Rami Malek offre un’interpretazione di Freddie Mercury che, soprattutto nella scena del Live Aid, è pressoché identica a quella reale. E altrettanto incredibili sono gli attori che interpretano gli altri membri della band: Roger Taylor e Brian May, interpretati sullo schermo da Ben Hardy e Gwilym Lee, hanno partecipato alla realizzazione del film supervisionando le scene e fornendo consigli e dettagli. Loro stessi, di fronte alla performance dei giovani attori, hanno ammesso di aver avuto l’impressione di avere di fronte se stessi con qualche anno in meno.
In sala si ride, si scoprono dettagli, si capisce che molte scene non rispecchiano i fatti reali ma danno comunque un’idea di com’è andata l’incredibile parabola dei Queen, di com’erano quegli anni e di come funzionava il mondo discografico dell’epoca. Soprattutto viene voglia di alzarsi e cantare, di applaudire come se si fosse davvero a Wembley quel 13 giugno 1985, per il grande concerto organizzato da Bob Gedolf in contemporanea a Londra, Filadelfia, Sidney e Mosca, per il più grande collegamento via satellite e la più grande trasmissione televisiva di tutti i tempi.
A Londra salgono sul palco artisti del calibro di Elvis Costello, Elton John, David Bowie, gli U2, Paul McCartney: i Queen furono indecisi fino all’ultimo se accettare o meno di partecipare. Alla fine propendono per il sì e in 20 minuti suonano Bohemian Rapsody, Radio Ga Ga, Hammer to Fall, Crazy Little Thing called love, We Will Rock You e We Are The Champions, esibendosi in una performance che passò alla storia.
La frase
Brian May in proposito disse: “Noi abbiamo suonato bene ma Freddie era oltre e ha portato tutto a un altro livello“. Ecco, in questa frase c’è il motivo per cui vale la pena andare al cinema e godersi quel pezzo di storia.
Il nostro voto
8