Al concerto siamo tanti, tutti quelli che può contenere il Fabrique, sold-out da settimane, per restare in sicurezza. La prossima volta saremo molti di più, visto che Live Nation, l’organizzatore del concerto di ieri sera sta già promuovendo l’appuntamento del 31 agosto a Milano Rocks, che si terrà all’Area Expo di Rho.
Lì Billie Eilish sarà abbinata nella stessa serata ai Twenty-One Pilots, che apriranno. Ma è già chiaro in prospettiva che la regina è lei, appena 17 anni e una carriera in crescita esponenziale grazie al web (il primo disco fisico – When we all fall asleep, where do we go? – uscirà solo il 29 marzo), che le porta in dote oltre 5 miliardi di stream globali facendola transitare stabilmente ai piani alti delle classifiche.
E al grande riscontro emotivo che le sue tracce alternative pop, con pennellate dark, hanno in tutto il mondo tra milioni di follower-coetanei di cui incarna perfettamente sogni, angosce e idiosincrasie. Un fenomeno generazionale, certo, ma che si trascina dietro per simpatia, necessità o coabitazione acustica tutta la fascia dei fratelli maggiori e dei genitori con figli adolescenti, la cui colonna sonora esistenziale attinge a piene mani dal repertorio per forza di cose ancora limitato della cantautrice losangelina (al secolo Billie Eilish Pirate Baird O’Connel). “Un po’ – mi suggerisce un collega più giovane – come accadeva a noi per i The Cure negli anni ‘80”.
Billie Eilish: com’è stato il concerto a Milano
Ma eccoci dunque al concerto di ieri sera, il secondo che Billie, accompagnata come sempre dal fratello Finneas, polistrumentista e coautore di tutte le sue canzoni, tiene in Italia (l’anno scorso, sempre a Milano, sul ring del Santeria Social Club, la dimensione era per definizione più intima). La platea, già schierata con i cellulari d’ordinanza pochi minuti dopo le 19, ora di apertura delle porte, ascolta di buon grado la novità di Finneas, che canta qualcuno dei brani solo suoi, piacevoli ma (volutamente?) lontani dall’impegno profuso nelle hit familiari, e si beve anche l’hip hop degli EarthGang.
Ma la temperatura sale visibilmente quando finalmente alle 21.20 Billie appare in cima all’enorme ragno metallico che sovrasta la scena connotandola con sprazzi di luce colorata, cangiante, che si sprigionano dalle sue zampe e ghermiscono le postazioni del batterista Andrew Marshall e dello stesso Finneas, chitarre, tastiera e un bel po’ di programmazione elettronica. Tenuta comoda (durante l’ora d’orologio dell’esibizione salterà e ballerà incitando il pubblico e dando un senso nuovo, più vitale, anche alle “sad song” del suo lato più dark), una specie di tuta-pigiamone a manica larga da cui emergono solo gli avambracci e il suo bel viso particolare conteso dai brand (quasi una seconda carriera parallela, che ne rafforza l’immagine anziché piegarla ai dettami della moda), Billie dei miracoli attacca con grinta da consumata performer da My Boy, il ragazzo non ancora uomo che “Don’t love me like he promised”.
La tracklist milanese di Billie Eilish
È il primo brano di una scaletta di 16 che non prevede deroghe e oltre a rivisitare tutto il repertorio, dalla “storica” – era appena il 2016 – Ocean Eyes, piazzata strategicamente solo verso la fine, a When I Was Older a Bored, da Six Feet Under a Bellyache, apre anche un squarcio sul mood del nuovo disco, anticipato dai singoli You Should See Me in a Crown, Bury a friend (vedi il video linkato sotto) e When the Party’s Over, tutti disponibili in rete, il vero regno della pop star della cameretta accanto, quella in cui nascono molti dei successi dei fratelli O’Connel quando non sono in tour… (e l’agenda è bella fitta da qui al 21 settembre).
Il pubblico teen (ma ieri sera abbiamo visto un’età media un po’ più alta) la segue, ondeggiando nel poco spazio utile fra un corpo e l’altro, va in visibilio quando lei estrae l’ukulele per intonare Party favor, gli punta addosso il microfono dirigendo il coro che le sa tutte, oppure si siede a riprender fiato su uno sgabello messo a centro palco dalla crew.
Si lascia accarezzare dalle sue parole, quando Billie chiede in inglese se “se va tutto bene?”, se “siete abbastanza comodi?” o dirige il traffico per aiutare a sgusciar via una ragazza che troppo bene non sta, tradita dalla calca o dall’emozione. I fan fingono di darle retta, quando Billie li rimprovera perché la vedono (spesso controluce, ultimamente si usa così) attraverso il telefonino invece che guardarla dritto negli occhi, che poi sono lo specchio dell’anima, anche quella collettiva. E non si arrabbiano nemmeno se dopo un’ora intensa, ma pur sempre un’ora, con l’iconica Copycat, che fa piazza pulta di haters e replicant, finisce tutto, arrivederci ad agosto.
A luci spente restano: a) molte aspettative ben riposte; b) il merchandising; c) le Instagram Stories che un nugolo di influencer ha postato dall’area vip, in cui si sono date da fare coi deprecati ma fruttuosi telefonini anche Roshelle e Greta Menchi, non proprio le ultime arrivate…