«Lei è ignorante?» chiedeva Totò interpretando Sciosciamocca nel film ‘Miseria e Nobiltà’ e, sentendosi rispondere sì, replicava a sua volta: «Bene così. Viva l’ignoranza! Tutti così dovrebbero essere. E se ha dei figliuoli non li faccia studiare, li faccia sguazzare nell’ignoranza».
Ci faceva piacere rievocare questo scambio di battute per introdurvi il nuovo film di Massimiliano Bruno dal titolo Beata Ignoranza, in uscita il 23 febbraio, con due protagonisti assolutamente affiatati e che ben si distinguono nelle loro specificità. Ci riferiamo ad Alessandro Gassmann e Marco Giallini, rispettivamente nel ruolo di Filippo ed Ernesto, che sin dai primi momenti, anzi dal (re)incontro-scontro, si manifestano come personalità agli antipodi.
«Filippo è un allegro progressista perennemente collegato al web. Bello e spensierato, è un seduttore seriale sui social network. È in grado di sedurre anche i suoi studenti grazie a un’app, creata da lui, che rende immediata la soluzione di ogni possibile calcolo. Ernesto è un severo conservatore, rigorosamente senza computer, tradizionalista anche con i suoi allievi, che fa della sua austerità un punto d’onore e vanta una vita completamente al di fuori della rete. È probabilmente l’ultimo possessore vivente di un Nokia del ’95. Un tempo erano “migliori amici” ma uno scontro profondo e mai risolto li ha tenuti lontani, fino al giorno in cui si ritrovano fatalmente a insegnare nella stessa classe. I loro punti di vista opposti li portano inevitabilmente a una nuova guerra. Saranno obbligati ad affrontare il passato, che ritornerà nelle sembianze di Nina (Teresa Romagnoli), una ragazza che li sottoporrà a un semplice esperimento che si trasforma in una grande sfida: Filippo dovrà provare a uscire dalla rete ed Ernesto a entrarci dentro» (dalla sinossi ufficiale).
Dopo ‘Gli ultimi saranno gli ultimi’ (2015) e ancor prima l’esordio dietro la macchina da presa con ‘Nessuno mi può giudicare’ (2011), Massimiliano Bruno torna a parlare del nostro oggi, forte dei codici della commedia all’italiana senza, però, viverla come una presenza incombente né ingombrante.
Beata ignoranza (scritto con Herbert Simone Paragnani e Gianni Corsi) tematizza un “male del nostro tempo”, trasformato, però, in male da noi stessi: «non è il mezzo che porta alle patologie, ma è l’uso che se ne fa», afferma acutamente la terapeuta (interpreta dalla brava Michela Andreozzi). Potrebbe apparire una verità scontata eppure ce ne dimentichiamo, facendo prevalere, nel quotidiano, l’atteggiamento che demonizza il mezzo, tanto che alcuni arrivano all’estrema soluzione, come il rifiuto di Internet e della tecnologia. Bruno costruisce col suo staff un sistema di personaggi pronto a far quadrare il cerchio offrendo risate di gusto, con cui lo spettatore digerisce meglio le pillole di riflessione suggerite esplicitamente e non. Molto riuscita è la tecnica del parlare in macchina messa in atto dai due protagonisti, e di cui si rivelerà la vera natura solo man mano che la storia si dipana, con un buon ritmo narrativo.
«Questo si chiede il mio film: vi sentite meglio on line o off line? Chi siete veramente? Voi stessi o il vostro alter ego? Stimate di più le vostre sconfitte reali o i vostri successi virtuali? Questo è un film che non vuole parlare male della rete, ne esalta anzi le qualità, suggerendo timidamente a tratti qualche soluzione di quieto vivere. L’essere umano alla fine spunta sempre fuori e cerca di resistere alla superficialità», sottolinea nelle note di regia.
Come la spuntiamo noi e come la spunteranno tutti i personaggi di Beata ignoranza ve lo lasciamo scoprire in sala (film in distribuzione con 01 Distribution). Nel cast anche Valeria Bilello, Carolina Crescentini, Giuseppe Ragone, Malvina Ruggiano, Emanuela Fanelli, Luca Angeletti, Luciano Scarpa, Teodoro Giambanco, Susy Laude.
Voto 7
Una frase: Le cose bisogna pensarle per poterle apprendere.