Allacciate le cinture perché c’è una turbolenza in arrivo: quattro anni dopo il bellissimo Mine Vaganti, torna Ferzan Ozpetek con un film che, fin dalla scelta del cast, ha fatto discutere. In uscita il 6 marzo, Allacciate le cinture racconta di un amore senza fine e di una passione torbida e carnale che ricorda le storie raccontate nelle pellicole degli anni Cinquanta: quella fra Elena (Kasia Smutniak) e Antonio (Francesco Arca).
I due si incontrano per la prima volta sotto la pensilina di autobus assiepata di persone che cercano di ripararsi dalla pioggia, in una magnifica Lecce. E litigano furiosamente. Attratti irresistibilmente uno dall’altra, sono molti diversi: lei, giovane cameriera con la voglia di aprire un locale tutto suo, è una ragazza sveglia e intraprendente; lui, meccanico dal fascino tenebroso, è gretto, omofobo e scurrile (e, se vogliamo dirla tutta, si esprime a monosillabi). Eppure, tra i due scatta un’intesa che va al di là delle differenze e dei rispettivi fidanzamenti: tredici anni, due figli (e svariati tradimenti di Antonio) dopo, li troviamo ancora insieme quando a Elena viene diagnosticato un tumore al seno. Un vuoto d’aria nel volo della vita che toglie il fiato, lascia impotenti e a cui non si può reagire che tenendosi forte e cercando di resistere.
Perennemente oscillante fra il comico e il drammatico senza uno script che riesca ad armonizzare i due registri (sottolineati da ottime scelte musicali fra cui l’emozionante A mano a mano di Rino Gaetano) Allacciate le cinture finisce per mescolare maldestramente alto e basso, sortendo in alcune scene, come quella di un momento di passione di ospedale, un vero e proprio effetto caricaturale. A uscirne non propriamente bene è soprattutto Francesco Arca e probabilmente non completamente per suo demerito: Ozpetek, che ha dimostrato coraggio e intuito lanciando Ambra Angiolini e Luca Argentero in Saturno Contro, affida all’ex tronista di Uomini e Donne un personaggio talmente monolitico che a confronto Machete sembra soffrire di personalità multipla. Passa invece la prova Kasia Smutniak, in alcune scene davvero intensa.
Sono, invece, molto riusciti i comprimari che affollano lo sfondo di Allacciate le cinture: stereotipati sì, ma divertenti e ben interpretati: Paola Minaccioni strappa risate a non finire nel ruolo di malata terminale ingenua e naif; Luisa Ranieri è strepitosa nei succinti (e decisamente kitsch) panni della parrucchiera napoletana amante di Arca; Filippo Scicchitano risulta perfettamente calato nella parte del miglior amico di Elena, un giovane omosessuale con la risposta sempre pronta. Completano il quadro Carla Signoris, madre della Smutniak, e la zia Elena Sofia Ricci, nuovamente mina vagante della famiglia: un duo comico decisamente riuscito.
Le cinture, insomma, sono state allacciate, ma il viaggio dentro il più prezioso dei sentimenti non sembra mai iniziato: una piccola delusione.
Il nostro voto: 5
Una frase:
Elena: “Ma ti sei bevuto il cervello? Ci siamo visti un paio di volte, che fai? Mi regali un anello? Non so neanche se ci rivedremo ancora.”
Antonio: “È per questo. Così se anche non ci vedremo più saprai che sei la donna della mia vita.”
Per chi: non rinuncerebbe mai a un film del regista turco.