All’inizio furono Il collezionista (1997) e Nella morsa del ragno (2001), tratti dai romanzi di James Patterson e interpretati dal sempre impeccabile Morgan Freeman, magnetico nel ruolo di Alex Cross, famoso e stimato criminologo che lavora come consulente della polizia a Washington: due action thriller godibili, nonostante i colpi di scena forse troppo telefonati per la regia di Gary Fleder e Lee Tamahori.
Ma l’irresistibile tentazione della trilogia è ovviamente dietro l’angolo, a sollevare il sempreverde interrogativo: “Ma perché?”.
Infatti, giovedì 18 luglio esce nelle sale Alex Cross-La memoria del killer diretto da Rob Cohen, regista de La mummia e Fast & Furious: nel prequel un giovane Alex Cross (Tyler Perry) non lavora ancora con l’FBI di Washington, ma è un detective che vive a Detroit con la moglie incinta e i due figli. Quando viene ritrovato il corpo di una donna orrendamente mutilato, viene messo a capo delle indagini che dovrebbero portare all’arresto di un pericoloso killer, Picasso (Matthew Fox).
In squadra col suo partner di sempre Tommy Kane (Edward Burns) e la neo collega Monica Ashe (Rachel Nichols), Cross si mette sulle tracce dell’assassino, mentre questo sta per arrivare al suo nuovo bersaglio, il magnate Giles Mercier (Jean Reno). Ma sarà il killer a braccarli.
Ad opera di Mark Moss e Kerry Williamson, la sceneggiatura sconnessa, non sempre lucida e coerente, penalizza il film almeno quanto il confronto con le due pellicole precedenti: la mancanza di spessore degli interpreti rende Alex Cross – La memoria del killer una immagine sbiadita e a tratti caricaturale de Il collezionista e Nella morsa del ragno.
Tyler Perry risulta anonimo nel ruolo del detective dalle capacità deduttive alla Sherlock Holmes, mentre a Matthew Fox non basta essere dimagrito in modo impressionante e sgranare minaccioso gli occhi per risultare credibile nel ruolo del villain sadico e psicopatico di turno.
Il nostro voto: 5
Una frase:
Picasso: “Prima di intraprendere la strada della vendetta, scava due tombe”.
Cross: “A me basta che una sia per te”.
Per la serie: “se proprio”.