After Miss Julie non è “semplicemente” un ritratto dei giochi di potere che possono venirsi a creare tra uomo e donna, ma un addentrarvisi con tutti gli strumenti possibili sul piano teatrale, dalla parola al minimo gesto, senza trascurare l’importanza del suono e del silenzio. “Fedele ai temi e alla trama originale, Marber ambienta la storia in Inghilterra nel 1945 (nell’originale eravamo nella notte di San Giovanni nel 1888, nda), alla fine del secondo conflitto mondiale, nella notte dei festeggiamenti per la vittoria laburista alle elezioni.
Qui la notte è quella del 29 aprile del ’45 a Milano e i festeggiamenti sono quelli per la Liberazione dall’occupazione nazifascista: momento storico che apre un periodo carico di conflitti e di trasformazioni che segneranno i costumi e la società italiana. Le tensioni tra le classi sociali e il desiderio di autodeterminazione delle donne sono i due motori della storia.
La signorina Giulia irrompe di continuo, provocando colpi di scena e finte casualità, per sedurre in maniera spudorata Gianni, di fronte persino a Cristina, di lui promessa sposa” (dalla nota di presentazione).
After Miss Julie: recensione
Giampiero Solari dimostra una grande finezza di sguardo nel guidare gli attori (e di conseguenza lo sguardo della platea di turno) nei meandri dell’animo umano senza scadere in facili psicologismi. L’idea di avvicinare la riscrittura di Marber a un nostro periodo storico importante è senza dubbio funzionale al racconto. Innegabilmente la liberazione dal nazifascismo rafforza metaforicamente l’importante punto che Strindberg in primis aveva toccato: l’emancipazione femminile e sociale.
La prima ad entrare in scena è Cristina (Roberta Lidia De Stefano ne veste molto bene i panni, giocando col non detto e la postura) e forse non è un caso che avvenga questo. È come se da “servo di scena” (ma nell’accezione più complessa che implica questa funzione) debba apparecchiare il tutto per ciò che di lì a poco avverrà. Al contempo, lei rappresenta alcune sfumature dell’essere donna: colei che attende (ma non è così scontata anche questa “certezza”) e che sa stare “al suo posto”.
Il mix di voci dei festeggiamenti arriva fuori campo insieme alla base strumentale di ‘In cerca di te (Sola me ne vo…)’ (indimenticabile la versione della Melato, con cui Solari ha lavorato). Il pubblico si ritrova a esser trascinato pian piano nell’atmosfera di questo interno, merito anche dei profumi che provengono dalla cucina. Quando fa il suo primo ingresso Gianni (reso perfettamente da Lino Guanciale, il quale, forte del notevole background teatrale, riesce ad aderire con disinvoltura e misura ai vari registri insiti in questo ruolo così sfaccettato) la “danza” – in scena – può avere inizio.
Qualcosa, però, è già avvenuto con la signorina Giulia e ce lo descrive proprio il nostro lui raccontandolo alla futura sposa.
Gabriella Pession punta sulla direzione della seduzione su cui insiste lo stesso Marber rispetto a Strindberg, senza dimenticare l’elemento più infantile di questa giovane donna che deve ancora crescere. “La mia prima memoria sei tu” ascoltiamo teneramente dall’uomo (che non nasconderà, d’altro canto, la brutalità) mentre ricorda l’attimo in cui tutto ha avuto origine. Il tutto in un momento in cui la differenza tra le classi si azzera (viene meno il darsi del lei) insieme all’ottica di eseguire qualcosa per puro ordine. Cosa si cela dietro al gioco delle parti? quali sono i sentimenti strozzati o disperatamente espressi che After Miss Julie cala così bene in campo?
Noi vi consigliamo di farvi “travolgere” direttamente dal flusso emotivo di questa rappresentazione, in grado anche di strappare sorrisi, per poi sferrare un colpo capace di raggelare anche il cuore più impietrito. Nella messa in scena diretta da Solari (regista collaboratore Vittorio Borsari) ogni dettaglio è studiato per sottolineare i passaggi cruciali. La scena (curata da Giorgio Morandi, Elisa Rolando e Marta Solari – studenti del Triennio in Scenografia di NABA Nuova Accademia di Belle Arti – con il coordinamento di Angelo Linzalata) oltre a dar vita realisticamente a una cucina in un sotterraneo di una villa antica, viene richiamata dalle tonalità dei costumi (di Nicoletta Ceccolini) indossati, in particolare, da Gianni (a significare che chi abita quel luogo vi si confonde) e poi, in parte, dalla stessa Giulia sul finale.
“La signorina Julie è un carattere moderno; ma con ciò non si vuol dire che la mezza-femmina, odiatrice del sesso forte, non sia esistita in ogni tempo. Si vuol dire che soltanto adesso si è rivelata, si è fatta innanzi e s’è messa a far chiasso”, scriveva il drammaturgo svedese nella prefazione al testo e probabilmente è proprio da questa consapevolezza che è partito Marber nel suo approccio.
Noi spettatori ci ritroveremo a fare un “patto” coi nostri protagonisti (da seguire nei dialoghi così come fantasticando rispetto a ciò che avviene fuori campo) finché “un piccolo dolore sordo” arriverà e non resterà da far altro che farci i conti e conviverci.
After Miss Julie: la tournée dopo il Parenti
Dopo la pausa natalizia, si riprende poco prima dell’Epifania:
5 gennaio – 6 gennaio: Teatro Traiano – CIVITAVECCHIA (RO)
8 gennaio – 9 gennaio: Teatro delle Arti – GALLARATE (VA)
10 gennaio – 11 gennaio: Teatro Municipale -CASALE MONFERRATO (AL)
12 gennaio: Teatro del Casinò .- SANREMO (IM)
13 gennaio: Teatro Manzoni – BUSTO ARSIZIO (VA)
Riassumendo
After Miss Julie, in scena fino al 23 dicembre 2018
Teatro Franco Parenti
DURATA: 100′
ORARI: giovedì h 21; venerdì h 20; sabato h 20,30; domenica h 16,15
PREZZI:
– Prime file: biglietto unico 38€ + prev
– Secondo, terzo e quarto settore: intero 30€ + prev; ridotto over65 e under26 18€ + prev.
Convenzioni valide solo per il IV settore e per tutti i giorni, esclusi venerdì e sabato: 21€ + prev.