Si è spento a Roma, all’età di 92 anni, il grande regista napoletano Francesco Rosi, uno degli autori più noti e amati del cinema italiano e un nome di riferimento nella feconda stagione cinematografica d’impegno civile degli anni settanta.
Nel 2012 Francesco Rosi aveva vinto il Leone d’Oro alla Carriera alla Mostra del Cinema di Venezia e sempre in Laguna arrivò la sua consacrazione internazionale grazie al capolavoro Le mani sulla città , film del 1963 che denunciava il malaffare edilizio a Napoli e che conquistò (non senza polemiche) il Leone d’Oro per il miglior film.
Francesco Rosi è stato uno dei più lucidi, coerenti e brillanti osservatori della società italiana, descrivendone vizi e contraddizioni e dando vita al grande filone del cinema d’inchiesta il cui titolo simbolo è sicuramente lo straordinario Il caso Mattei, Palma d’Oro a Cannes nel 1972.
Celebre il sodalizio artistico tra Rosi e Gian Maria Volontè: i due lavorarono a Il caso Mattei, ma anche ad altre opere memorabili come Uomini contro, Lucky Luciano, Cristo si è fermato a Eboli e Cronaca di una morte annunciata.
Francesco Rosi ha esordito come regista cinematografico solo nel 1958 con La sfida ma dopo una lunga gavetta segnata soprattutto dall’incontro con Luchino Visconti: Rosi fu infatti aiuto regista in due capolavori del nostro cinema come La terra trema e Senso.
Il regista napoletano è stato uno degli autori italiani più noti e apprezzati all’estero: oltre alla Palma d’Oro a Cannes, infatti, Francesco Rosi conquistò un Orso d’Argento per la miglior regia al Festival di Berlino grazie a Salvatore Giuliano (1962), un film innovativo per l’epoca in quanto commistionava una messa in scena canonica con uno stile prettamente documentarista.