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18 regali è un film che sa toccare le corde del cuore, anche quelle più sopite, senza scadere nel rischio della retorica.
18 regali: film
Ispirato alla straordinaria storia di Elisa Girotto, la donna che ha commosso il mondo lasciando 18 regali per i futuri compleanni della figlia quando ha scoperto di avere poco tempo per vederla
crescere. Come ogni anno Alessio (Edoardo Leo) consegna alla figlia Anna (Benedetta Porcaroli) un regalo lasciatole da Elisa (Vittoria Puccini).
È il giorno del diciottesimo compleanno di Anna e da scartare le rimane l’ultimo regalo, ma un desiderio di ribellione e un senso di vuoto incolmabile la spingono a scappare dalla festa organizzata
dal padre. Si ritrova a vagare di notte in mezzo alla strada e una macchina, non vedendola, la investe. Al suo risveglio Anna si ritrova faccia a faccia con la madre che non ha mai conosciuto. Il destino le regala così l’occasione di conoscere Elisa, e farsi conoscere a sua volta, in uno straordinario viaggio ricco di emozioni e speranza.
18 regali intervista Vittoria Puccini e Benedetta Porcaroli
Abbiamo incontrato le protagoniste femminili: Vittoria Puccini e Benedetta Porcaroli per approfondire con loro le tematiche e l’esperienza nel girare un lungometraggio così forte.
Come si fa a lavorare sull’autenticità di fronte a una storia così?
V. Puccini: merito va dato al regista Francesco Amato, il quale ci ha guidato molto bene. La misura e il tono sono derivati dalle sue indicazioni, il quale ci ha chiesto di recitare (non nell’accezione negativa del termine, nda) affinché l’emozione venisse portata fino in fondo. Sono ruoli molto diversi da quello che siamo sia io che Benedetta. Nel mio caso parliamo di una donna di provincia, una mamma con una gestione molto metodica della giornata, con un equilibrio e una gestione che io, ad esempio, non ho. Sono personaggi che abbiamo costruito insieme cercando di dar corpo a una verità di sentimenti e situazioni.
B. Porcaroli: secondo me il film è fortemente melodrammatico e va dritto su questo genere, ultimamente poco esplorato nel nostro cinema. Abbiamo sì lavorato col regista, ma abbiamo creato un gruppo solido anche tra noi interpreti proprio perché ciò che andavamo a raccontare non era da prendere sottogamba soprattutto perché nasce da una vicenda realmente accaduta. Ogni dettaglio, quindi, è importante così come il rispetto che richiedeva nell’essere messa in scena. Siamo stati fortunati nel trovarci subito sul piano umano e questo aspetto ha restituito tanta autenticità all’opera.
Questa mamma e questa storia vogliono trasmettere l’idea di guardare al futuro. Che valore ha per voi?
V. Puccini: anch’io guardo al futuro e ovviamente mi interrogo su cosa mia figlia avrà e vivrà. Per Elisa il discorso è diverso perché per una persona malata è certamente più difficile avere una prospettiva sull’avvenire. Solitamente quando non si sta bene si tende a concentrarsi sul presente perché non si sa se e quando ci saremo; invece Elisa lo fa perché escogita un sistema per far sentire alla figlia una vicinanza per quando fisicamente non potrà esserle accanto e per accompagnare Anna fino a quando non sarà in grado di camminare con le proprie gambe. In questo sta la grandiosità dei suoi gesti, dei 18 regali e delle lettere che le lascia.
B. Porcaroli: all’interno del film c’è proprio una battuta che dice: «è lontana nello spazio, ma non nel tempo». Si è creata forse un rifugio per riuscire a rimanere davvero vicina alla figlia in maniera tangibile. La testimonianza scritta che le dona è probabilmente una delle azioni migliori che ha fatto perché, a un tratto, questa donna realizza che tra tutti i regali, quello è un modo di trasferirle il suo pensiero.
V. Puccini: sì con quella lettera le fa comprendere quanto l’amasse, come tutto ciò che ha fatto – forse qualcosa l’ha anche sbagliata – è stato esclusivamente motivato dall’amore verso questa figlia così desiderata.
B. Porcaroli: se ci si sofferma a riflettere su questo tasto così doloroso non è difficile immaginare ciò che suo marito ci ha confessato. Elisa provava il terrore, quando ha saputo che doveva andar via per sempre, che gli altri si dimenticassero di lei e che una figlia che non ha cresciuto e che non sa chi sei, non possa avere nulla – a parte qualche foto – per sapere chi era sua madre. A mio parere c’è stata anche questa fondamentale esigenza da parte sua.
Per come è stato concepito 18 regali, un altro passaggio fondamentale è quello del dominare il tempo e di riuscire a farlo proprio attraverso l’arte cinematografica. Cosa vi ha trasmesso questo tipo di meccanismo e se lo poteste fare voi, su cosa lo applichereste?
V. Puccini: il cinema supplisce a ciò che nella vita vera non può accadere. Grazie a questa struttura, queste due donne riescono a conoscersi.
B. Porcaroli: è rarissimo in Italia trovare un lungometraggio con una struttura così complessa, funzionale alla storia e che in qualche modo diventa protagonista.
Non so sinceramente nella mia esistenza su cosa applicherei la macchina del tempo per tornare indietro.
Cosa vorreste che assolutamente arrivasse di questo lavoro così sentito da parte vostra?
V. Puccini: è un film che parlerà a ciascuno in maniera differente, a seconda delle proprie esperienza e sensibilità. Tocca delle corde molto intime di ognuno e magari non sono le stesse per tutti, però ci auguriamo che arrivi in profondità. Per quanto mi riguarda mi ha riappacificato coi miei genitori, ritornando a ciò che dicevamo prima rispetto a errori e incomprensioni… quando comprendi che dietro a tutto c’era l’amore nei confronti dei figli, sono perdonabili.
B. Porcaroli: va sottolineata anche l’impresa quasi impossibile di quel papà, che si ritrova con un carico di responsabilità di dover accontentare la moglie in questo desiderio e, al contempo, nel veder soffrire una figlia ogni anno nel ricevere il regalo, con questa ferita che si cicatrizza molto lentamente. Io spero che gli spettatori che si recheranno al cinema a vederlo percepiscano la sincerità di fondo con cui l’abbiamo realizzato. Ritengo sia molto raro trovare un film così onesto, non retorico né ricattatorio.
18 regali: le parole del marito Alessio Vincenzotto
Elisa vedeva la vita per quello che era e la affrontava sempre con il sorriso sulle labbra, non perdendosi mai d’animo e godendo di ogni secondo che le veniva concesso. Spero che la storia di mia moglie aiuti le persone a riflettere sull’importanza dell’amore verso la vita, che va sempre vissuta a pieno, anche nei momenti di difficoltà.
18 regali: trailer
In sala dal 2 gennaio distribuito da Lucky Red