A volte non è affatto semplice scrivere di alcuni film e spettacoli perché, oltre allo sguardo critico (nell’accezione costruttiva), vanno a scatenare emozioni forti. Manchester by the Sea è tra questi. Scritto e diretto da Kenneth Lonergan, il lungometraggio mette a tema diverse note (talvolta dolenti) della vita di tutti noi, dall’amore ai legami di sangue, passando per l’elaborazione del lutto inteso anche idealmente.
La trama sviluppa, con sbalzi e intersezioni temporali, «la storia dei Chandler, una famiglia di modesti lavoratori del Massachusetts. Dopo la morte improvvisa del fratello maggiore Joe (Kyle Chandler), Lee (Casey Affleck) viene nominato tutore legale del nipote (Lucas Hedges). Lee eÌ€ ancora tormentato dal proprio tragico passato, che lo ha allontanato dalla moglie Randi (Michelle Williams) e dalla comunitaÌ€ in cui eÌ€ nato e cresciuto» (sinossi ufficiale). L’uomo è costretto, infatti, a riaffrontare ferite messe solo a tacere e mai rimarginate. Permetteteci un riferimento a un dialogo di una nota serie trasmessa anni fa: in Dawson’s Creek Joey (Katie Holmes) chiede al suo docente: «Come si ricorda qualcosa che non è mai accaduto?» e lui le risponde: «Teneramente. Flaubert credeva che la forma di piacere più pura fosse l’aspettativa e anche la più attendibile, che mentre quello che ti succede finisce immancabilmente per deluderti, ciò che non ti è mai successo non muore mai, non scompare, rimane inciso nel tuo cuore come una dolce malinconia».
In Manchester by the Sea la dolce malinconia tanto ben resa dall’autore francese assume, invece, un sapore profondamente amaro, lancinante, di quelli che ti logorano dentro e il regista di ‘Conta su di me’ è abilissimo nel rendere le varie sfumature attraverso Lee, ma anche tramite le scelte di vita, i silenzi e l’espressività del personaggio a cui dà volto la Williams. Tra i due qualcosa era accaduto, poi un tragico evento – che vi lasciamo scoprire in sala – ha creato una frattura che, però, non ha fatto dimenticare certi sentimenti. Ad aggiungere note malinconiche e al tempo stesso di fuga ci pensa il paesaggio. Il film è stato girato a Cape Ann, dalla fine di febbraio a maggio e grazie alla macchina da presa ci si perde nei promontori che affacciano sull’oceano.
La platea di turno, vista la struttura narrativa, è chiamata a ricomporre tutti i vari tasselli e a partecipare empaticamente alle vibrazioni che ogni personaggio vive e trasmette. La recitazione impostata dal regista e dagli interpreti non urla il dolore, ma lo fa percepire nella pelle, riservando dei colpi al cuore. Lee e gli altri  imparano a considerare il dolore come qualcosa con cui bisogna convivere, ognuno a proprio modo, tentando di (ri)costruire.
Manchester by the Sea concorre a sei premi Oscar.
Voto: 8
Una frase: Avevo il cuore spezzato e so che per te è lo stesso