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Il San Girolamo Scrivente di Caravaggio alla Pinacoteca Ambrosiana

San Girolamo Scrivente

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 *****Articolo aggiornato al 10 febbraio 2017*****

(La mostra è stata prorogata fino al 12 marzo)

L’autunno artistico a Milano continua a riservare sorprese ed ecco che alla Pinacoteca Ambrosiana il 9 novembre arriva il San Girolamo Scrivente, capolavoro dipinto da Caravaggio agli inizi del ‘600 e che giunge direttamente dalla Galleria Borghese di Roma. L’opera di uno dei pittori che più influenzò il diciassettesimo secolo e a cui si deve quella svolta così realistica sarà visibile fino al 19 febbraio e andrà a sostituire la famosa Canestra di Frutta, sempre di Caravaggio che andrà per l’appunto a Roma.

Non solo il San Girolamo Scrivente, ci saranno anche otto disegni, conservati all’interno della Pinacoteca Ambrosiana che analizzano come negli anni si è evoluta la rappresentazione del Santo protettore dei traduttori.

Potrete dunque vedere, oltre all’interpretazione di Caravaggio, San Girolamo raffigurato da Albrecht Dürer (San Girolamo nello studio), da Giulio Romano (San Girolamo traduce la Bibbia), da Guercino (San Girolamo nel deserto), da Giuseppe Nuvolone (San Girolamo), da Donato Creti (San Girolamo nel deserto), da Giacomo Zoboli (L’ultima comunione di San Girolamo), da Isidoro Bianchi (San Gregorio e San Gerolamo) e da Giovanni dell’Opera (San Girolamo tormentato).

«San Girolamo», spiega Marco Navoni, del Collegio dei Dottori della Veneranda Biblioteca Ambrosiana,«ha due tradizioni iconografiche. Da un lato è rappresentato come il penitente, spoglio, emaciato (anche in virtù del periodo trascorso nel deserto della Calcide, periodo comunque breve, ndr), dall’altro come studioso, appassionato della lettura e della traduzioni, dotto e nell’opera di Caravaggio esposta nella Pinacoteca Ambrosiana, ci sono entrambe le tradizioni». Caravaggio infatti lo raffigura come penitente, assorto nella lettura, che allunga il braccio per intingere la penna nel calamaio. L’immobilità del santo si estende nell’ambiente (un interno appena accennato con una scrivania ingombra di volumi) costruito per piani paralleli assecondati dalle tracce di quella luce che rivela gli oggetti e che è tipica del Caravaggio.

Ma non solo: in questo bellissimo quadro che è anche piuttosto grande (112 x 57 cm olio su tela), che “domina” la Pinacoteca e la illumina allo stesso momento, si può “toccare con mano” quello che contraddistingue Caravaggio nella sua breve vita artistica e soprattutto nell’ultimo periodo: il realismo. Lo noterete nel particolare del lenzuolo bianco che sulla sinistra sembra quasi fuoriuscire dal quadro, nel libro appoggiato sullo scrittoio, nella sua veste rosso porpora che, nel lembo vicino al braccio, è così reale che sembra quasi che la possiate tastare, sentirne la consistenza.

Il posto in cui, poi, è collocato all’interno dell’Ambrosiana, favorisce anche un altro momento di contatto con l’opera: se vi metterete a guardarla di fronte (e se potete, fatelo) vi sembrerà che siate i soli a poterla vedere e che stiate assistendo a un momento molto intimo in cui quest’uomo (si dimentica quasi del suo essere santo) è concentrato nella traduzione della Vulgata. Il suo momento di concentrazione, nel difficile e delicato passaggio da una lingua all’altra, che è il momento intimo e anche particolarmente creativo che ognuno di noi vive quando è particolarmente concentrato su qualcosa di cui è appassionato. Un momento così unico e di solitudine cui difficilmente si può assistere.  Invece, grazie a Caravaggio, è possibile far parte di questa intimità, farsi quasi travolgere e permeare da essa.

La tela, per la sua modernità, è datata tra la fine del 1605 e i primi mesi del 1606, periodo che coincide con quello trascorso dal pittore nella sua fase romana, in continuità con la Cena in Emmaus di Brera e la Morte della Vergine del Louvre.

«San Girolamo Scrivente ha molti richiami con la nostra istituzione», precisa Alberto Rocca, direttore della Pinacoteca, «sia perché è stato commissionato dal Cardinale Scipione Borghese così come la Canestra di Frutta è stata commissionata dal Cardinale Borromeo. Inoltre, c’è un legame tra la traduzione  dell’opera di San Girolamo e lo stesso Cardinale Borromeo: egli faceva infatti parte della commissione della Vulgata tra il 1605 e il 1606». La mostra di quest’opera di Caravaggio «è stata progettata 2 anni fa ed è nata grazie al fatto che la Galleria Borghese avesse intenzione di fare una rassegna su Caravaggio (che sarà quest’inverno, ndr). Speriamo che, grazie al San Girolamo, molti milanesi possano cogliere l’occasione per vedere l’Ambrosiana, visitata per il 96% da stranieri».

Oltre alla possibilità di vedere il capolavoro di Caravaggio, ci saranno, in questi 3 mesi, diversi appuntamenti per approfondire le tematiche proposte dalla mostra.

RIASSUMENDO

Caravaggio – San Girolamo Scrivente
9 novembre 2016 – 12 marzo 2017 (nuova proroga)
Pinacoteca Ambrosiana
Orari: da martedì a domenica, dalle 10 alle 18; chiuso lunedì
(Chiuso il 25 dicembre, 1 gennaio)
Biglietti: Solo mostra: 8 euro. Mostra + ingresso alla Pinacoteca: 15 euro l’intero, 8 il ridotto.