Si chiama L’ultima notte, ma è un racconto per immagini che ci offre intense emozioni, nei suoi 150 scatti accuratamente selezionati, su tutta la carriera automobilistica di Ayrton Senna: un mito che resiste alla sua scomparsa, avvenuta in seguito al tragico incidente nel GP di San Marino a Imola del 1 maggio 1994, il weekend più tragico del Circus (il giorno prima era morto in prova il giovane Roland Ratzenberger e il venerdì era rimasto ferito Rubens Barrichello, oltre a vari meccanici e tifosi nell’arco dei tre giorni).
Il volume, edito da Skira, è il frutto del grande talento fotografico di Ercole Colombo (il decano dei fotografi a bordo pista nei Gran Premi di F1) e dei testi del cronista Giorgio Terruzzi, entrambi presenti allo Skira Point della Permanente mercoledì scorso, con il loro bagaglio di aneddoti e storie sull’affascinante mondo delle corse. Vi avevamo già scritto della mostra su Senna all’Autodromo di Monza cui questo libro è la naturale prosecuzione, con circa 50 immagini in più.
Com’era, quindi, fuori dalla sua veloce Williams-Renault, uno dei i più amati piloti della Formula Uno di tutti i tempi? “Raccontare Ayrton Senna non è cosa semplice. Comporta attraversare un’avventura agonistica particolarmente intensa, avere a che fare con l’anima esposta di un uomo complesso, tornare su un epilogo tragico, deflagrato nel fine settimana più cruento della storia motoristica moderna. In aggiunta, si tratta di rendere omaggio a una vera e propria figura eroica, i cui tratti conservano una grazia e un fascino intatti” ha scritto Terruzzi nella prefazione e sarebbe molto difficile dirlo con parole migliori.
Una persona, Senna, illuminata dalle grandi doti che sono proprie di pochissimi fuoriclasse dello sport (come Jordan nel basket o Alì sul ring) ma al contempo seguita da una pesantissima ombra: “[…] ossessionata dalla perfezione, dalla necessità di restituire in termini di impegno e qualità ciò che aveva ricevuto in dono dal destino: talento e ricchezza“. Un aneddoto sul flirt con la super modella Carol Alt, conosciuta a una sfilata di Versace nel 1990: “Una volta arrivò, mentre ero a pranzo con Ayrton, insieme a un gruppo di americani un po’ svampiti” racconta Terruzzi “e uno di loro chiese a Senna: tu cosa fai nella vita? Rispose: ‘Corro con le automobili’. E l’altro: ‘Sì, ma di lavoro?”.
Con la sua schiettezza e abilità narrativa, Giorgio Terruzzi si è soffermato sul parallelo tra l’asso brasiliano e quello allora nascente del tedesco Michael Schumacher (quella tragica edizione di Imola decretò la sua quinta vittoria in Formula Uno) raccontandone il lato umano: “Simili nel lavoro, nella ferocia e voracità con cui lo facevano. Ma molto diversi per origini: Ayrton un ricco con i sensi di colpa, Schumi nato in un postaccio, l’ho capito quando sono andato a visitarlo”. Con un aneddoto commovente che la dice lunga sull’umanità di Schumacher, dietro la patina teutonica: “Quando gli dissi che Pepi Cereda – altro cronista di lungo corso in F1, deceduto nel 2001 – stava male, volle sapere il suo numero e lo chiamò molto spesso, fino all’ultimo. Eravamo centinaia in quel giro, non era affatto scontato”.