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Molti milanesi forse non lo sanno, ma ci hanno camminato sopra per anni: mentre i lori passi rimbombavano fra le tende di velluto rosso e le tessere dei mosaici, la polvere si accumulava sopra un vero e proprio tesoro nascosto dell’architettura liberty: l’Albergo Diurno Venezia.
Benvenuti negli anni Venti!
Nessuna “X” sotto la quale scavare, nessun indizio a svelare la presenza dell’Albergo Diurno sotto la pavimentazione di Piazza Oberdan – lì dove Corso Buenos Aires, una delle principali vie dello shopping meneghino, incrocia i monumentali ex caselli daziari di Porta Venezia – a eccezione di due alte colonne che servivano a convogliare all’esterno il vapore proveniente dal bagno sotterraneo.
Perché questo era l’Albergo Diurno Venezia: uno splendido bagno pubblico e un centro servizi a disposizione dei milanesi e dei viaggiatori ideato tra il 1923 ed il 1925 da Piero Portaluppi, il geniale architetto che a Milano ha progettato anche il sagrato del Duomo, casa degli Atellani in corso Magenta, di Villa Necchi Campiglio, il Planetario Hoepli e tante altre opere che vi riempiranno gli occhi di meraviglia.
Inaugurato il 18 gennaio 1926, l’Albergo Diurno Metropolitano di Porta Venezia restava aperto dalle ore 7 alle ore 23 e occupava una superficie di circa 1200 metri quadri. Era diviso in due parti: le terme verso via Tadino e il salone degli artigiani verso corso Buenos Aires. Le terme occupavano due terzi della lunghezza e ospitavano sei bagni di lusso con vasca e i bagni semplici, con doccia, accessibili da due corridoi paralleli.
Nel 1985 la parte dedicata alle terme fu chiusa e nel 1990 la struttura fu data in concessione al Consorzio Oberdan Servizi, costituito dagli artigiani che vi lavoravano. Gran parte degli artigiani lasciò l’Albergo Diurno Venezia alla metà degli anni novanta, vendendo una parte degli arredi che considerava di sua proprietà.
Il FAI e la rinascita dell’Albergo Diurno Venezia
Sono seguiti circa 10 anni di progetti mai realizzati e di oblio in cui il gioiello del Portaluppi ha riposato al riparo dalla frenesia dello shopping e del traffico, fino a che il FAI (Fondo Ambiente Italiano), d’accordo con il Comune di Milano e grazie ai propri volontari, ha aperto il Diurno Venezia nel marzo 2014 nell’ambito delle Giornate di Primavera, amatissime dai milanesi.
Nel luglio 2015 il FAI ha firmato una convenzione con il Comune impegnandosi a progettare e raccogliere fondi per un progetto di restauro e apertura al pubblico del Diurno.
Prego, entrate
Basta scendere una rampa di scale per trovarsi nei ruggenti anni Venti: l’accesso all’Albergo Diurno Venezia è infatti nascosto nel mezzanino della fermata della metropolitana di Porta Venezia, sulla linea rossa MM1. Ci vuole un po’ perché gli occhi si abituino al buio, rischiarato solo dalla luce che filtra dai lucernari e da quella fioca di alcune lampadine: più che turisti, ci si sente avventurosi esploratori che hanno appena scoperto un tesoro sotterraneo. Manca solo il cappello alla Indiana Jones, per intenderci. Si muovono i primi passi incerti sul marmo rosso e nero, decorato da due grandi bande geometriche che corrono verso il fondo della sala e, lentamente, ci si guarda intorno.
Nell’Albergo Diurno Venezia si respira il fascino di un’epoca lontana: tutto sembra rimasto infatti agli anni Venti; superata la cassa, ricche boiserie in legno scuro incorniciano le botteghe degli artigiani che occupano il corridoio: barbieri, manicure, pedicure, parrucchiere per signora recitano le insegne ovali, rosse e bianche. Mentre il tariffario dei prezzi ci informa che una doccia costava 500 lire e un bagno di lusso 4700 lire, nelle vetrine vediamo ancora chiusi gli oggetti dell’epoca e dietro le pesanti tende di velluto rosso gli arredi ancora intatti: sedie da barbiere, lavabi per la manicure, specchi tondi incorniciati da splendide tessere di mosaico bianco e nero e un telefono a gettoni che occhieggia da dietro una porta dalle maniglie ottonate.
Alla parte delle terme si accede superando una statua in bronzo della dea della salute, opera dello scultore Luigi Fabris: le gambe incrociate, il capo chino Igea (Salus per i latini) dà il benvenuto ai visitatori nei bagni, ancora nell’abbraccio della polvere e del tempo.
E, se l’immaginazione vi assiste, l’Albergo Diurno Venezia improvvisamente prenderà vita davanti ai vostri occhi, animato dal via vai dei genitiluomini in borsalino che venivano dal barbiere a farsi rifilare i baffi parlando dell’ultimo modello di Bugatti o delle leggi fascistissime, e delle signore che potevano sfilarsi i vestiti a frange e immergersi nell’acqua termale, dopo aver tagliato i lunghi capelli in un caschetto alla moda.
Una magia nella magia.
Le foto dell’Albergo Diurno Venezia
Le visite, gli orari e i biglietti
Per conoscere le date delle aperture a cura del FAI, visitate la pagina dedicata sul sito del FAI.
Ingresso ogni 20 minuti per gruppi di 20 persone, ultimo ingresso alle 17.50.
Prenotazione obbligatoria su www.faiprenotazioni.it: la prenotazione va confermata presentandosi il giorno stesso al banco dell’accoglienza all’ingresso del Diurno, dando il proprio nominativo, dieci minuti prima dell’orario richiesto.
La visita è a contributo libero.
Contatti: faidiurno@fondoambiente.it