A volte basta poco per salvare una vita, anzi pochissimo: avere i defibrillatori nei luoghi pubblici e qualcuno che sappia usarli.
A chi si chiede se Milano sia attrezzata da questo punto di vista, risponde l’Azienda dei Trasporti Pubblici Milanesi (Atm): in tutta la rete metropolitana è stata conclusa l’installazione dei defibrillatori grazie alla collaborazione con AREU – Azienda Regionale Emergenza urgenza.
Ciò significa che in ogni stazione delle quattro linee metropolitane, inclusa la Lilla ultima arrivata, ci saranno gli indispensabili strumenti salvavita.
L’operazione era iniziata lo scorso ottobre, con l’installazione dei defibrillatori nelle principali stazioni di interscambio: da oggi tutte le 113 stazioni della rete sono cardioprotette, per un’estensione totale di 100 km.
I defibrillatori installati sono quelli automatici esterni: si tratta di apparecchi semiautomatici, maneggevoli, pratici, a guida vocale (forniscono cioè le istruzioni necessarie al soccorritore), che permettono un rapido intervento sia nelle stazioni della metropolitana che nelle loro vicinanze.
E se si pensa che ogni giorno 1 milione e 200mila persone prendono la metropolitana (sono 330 milioni ogni anno)…si ha un’idea dell’importanza di questa operazione.
Defibrillatori: come funzionano
Gli apparecchi sono stati installati nelle stazioni in modo da essere visibili a tutti i passeggeri nei corridoi o nei mezzanini, individuabili tramite lo specifico cartello segnaletico con il simbolo DAE.
Ciascuno è inserito in un’apposita teca con pannello informativo, dove sono riassunte le corrette modalità di utilizzo: in caso di emergenza, all’apertura della teca si attiva un allarme acustico di 30 secondi.
Una volta prelevata la valigetta con il defibrillatore, un segnale viene inviato alla centrale operativa che monitora 24h su 24 lo state dei DAE.
Tutti defibrillatori contengono un geolocalizzatore e garantiscono la guida del soccorritore attraverso semplici comandi vocali: dal posizionamento degli elettrodi alla verifica automatica dello stato cardiologico dell’infortunato, fino allo shock elettrico sul paziente in caso di reale bisogno.