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Non sposate le mie figlie!: la recensione in anteprima di Milano Weekend

Valentina Fumo 10 anni fa

Non-sposate-le-mie-figlieNon sposate le mie figlie! (Qu’est-ce qu’on a fait au Bon Dieu?), la commedia francese campione di incassi che sbarcherà nei cinema italiani giovedì 5 febbraio, racconta di quattro matrimoni (quelli di quattro giovani sorelle francesi) e due facce da funerale (quelle dei loro genitori). Sì, perché l’apertura mentale e i valori di tolleranza e accoglienza verso il prossimo (piuttosto di facciata) con cui Claude e Marie Verneuil (Christian Clavier e Chantal Lauby) hanno cresciuto le proprie figliesi sono rivoltati loro contro: Isabelle (Fréderique Bel), Odile (Julia Paton) e Ségolène (Emilie Caen) hanno sposato figli di immigrati -rispettivamente un musulmano, un ebreo, un cinese- e i coniugi Verneuil, una tranquilla coppia borghese, ripongono tutte le proprie speranze di assistere a un matrimonio tradizionale nella figlia più piccola, Laure (Elodie Fontan), che sembra essersi fidanzata con un bravo cattolico, Charles (Noom Diawara). Ma la catastrofe, ancora una volta, incombe: non solo il futuro marito è di colore, ma suo padre André (Pascal Nzonzi) detesta i bianchi…

Scritto e diretto da Philippe De Chauveron, Non sposate le mie figlie! dipinge con leggerezza una rocambolesca famiglia Benetton in salsa d’oltralpe: è la Francia che riflette su se stessa -sul lungo processo di immigrazione e integrazione che la porta oggi a essere multietnica e multiculturale, ma anche teatro di tensioni sociali ed episodi tragici, come quelli degli attentati terroristici contro il settimanale satirico Charlie Hebdo e un supermercato kosher- sperando che una convivenza pacifica sia possibile.

In sala, è bene dirlo, si ride: Non sposate le mie figlie! gioca sui luoghi comuni, raddoppia e ribalta la paura dell’altro presentandoci due suoceri intolleranti e il mattatore Christian Clavier (Napoléon, Asterix e Obelix, I Miserabili) dà ancora una volta buona prova di sé.  Peccato per la mancata caratterizzazione delle figlie, personaggi che potevano essere meglio delineati a tutto vantaggio della trama e del divertimento dello spettatore, e per il finale, scontato e un po’ troppo politically correct. Ma il film rimane godibile e, cosa più importante, cerca di esorcizzare con una risata le paure di un occidente sempre in bilico fra accoglienza e rifiuto del diverso.

Il nostro voto: 6 e mezzo

Una frase:
“Per fortuna non ne avete cinque, di figlie”
“E perché?”
“Perché la quinta avrebbe certamente sposato un rom”

Per chi: ama la leggerezza, anche in famiglia