Se vivete a Milano, è impossibile che non ne abbiate mai visto uno: basco celeste, simbolo di pace come quello dell’Onu, giacca rossa come il colore internazionale delle emergenze, schiena china su chi ha bisogno d’aiuto. Sono gli angeli della città, i City Angels: aiutano senzatetto, barboni, clochard; distribuiscono pasti caldi, coperte, medicinali. Ma non solo: assistono donne impaurite, anziani, animali smarriti. Sorvegliano contro i borseggi sui mezzi pubblici, come le filovie circolari 90-91.
Domenica 7 settembre, nell’Auditorium della Società Umanitaria (vicino al Tribunale di Milano, ingresso da via San Barnaba 48) si terrà una grande festa per i 20 anni di questa preziosa attività. Nessuno può raccontarla meglio di Mario Furlan, eclettico giornalista, docente universitario di Motivazione, life coach e fondatore dei City Angels nel 1994. Una storia che inizia da Milano e coinvolge ora 18 città, tra cui Lugano.
Mario, cosa ti ha portato a fondare i City Angels?
“Lavoravo come giornalista alla Mondadori. A un certo punto ho sentito una vocazione: non volevo più soltanto scrivere quello che vedevo, ma incidere sulla realtà circostante, rendere il mondo migliore. Venivo dal volontariato ambientalista e cattolico, che avevo lasciato stare per il lavoro”.
Come si diventa “angeli”?
“A ottobre partirà il nuovo corso di formazione, basta essere maggiorenni. All’inizio eravamo quasi tutti uomini, ora le donne sono più del 50%. Chiediamo serietà, disciplina, motivazione e un grande sorriso. Qualunque sia stata la tua giornata, se non hai positività nel cuore non puoi fare quest’attività. Le lezioni vanno avanti per due mesi, due sere alla settimana, con un esame finale. C’è una quota annuale di 45 euro, che comprende l’assicurazione”.
Cosa fate a Milano? Quali sono le zone più problematiche?
“Usciamo tutte le sere con un’unità mobile. Interveniamo soprattutto nelle stazioni: Centrale, Cadorna, Lambrate, Greco-Pirelli che è meno conosciuta ma ospita una colonia di senzatetto. Spesso in piazza Oberdan. In alcuni campi rom di periferia, a Porta Romana, Corvetto, fuori San Siro, alla Barona. Anche in viale Padova e un po’ in viale Monza”.
Come sarete presenti durante EXPO 2015?
“Stiamo discutendo con il Comune, vogliamo accogliere con il nostro sorriso visitatori e turisti, presidiando i punti di maggior transito”.
I grandi eventi sono importanti per farvi conoscere?
“Sì, come la nostra preghiera multireligiosa a Pasqua. Siamo presenti al GayPride, alla Stramilano, alla Maratona, al concerto di RadioItalia in Piazza Duomo, alla sfilata latinoamericana in agosto, con il nostro servizio cortesia, diverso dai vigilantes”.
Portate amore e assistenza: come affrontate eventuali “haters”, le persone che in Rete e non solo diffondono odio e razzismo, sempre più spesso in questo periodo di crisi?
“Cerchiamo di farli ragionare, altrimenti di isolarli, tenerli fuori dalla nostra vita. Alcuni lo fanno per attirare l’attenzione, capisci che devi fargli buttare fuori il veleno che hanno dentro”.
Quali sono i prossimi obiettivi dei City Angels?
“Espanderci in Italia e all’estero. I milanesi ci amano, gli italiani ci riconoscono anche in Svizzera. A Lugano abbiamo sentito spesso una brutta parola, ‘FallItalia’. È importante esportare positività italiana. Tra poco saremo a Bari. In questi anni abbiamo conosciuto le istituzioni in tante città: a Milano sempre con ottimi rapporti. Altrove, i politici fanno grandi pacche sulle spalle e poi non ti danno niente”.
Cosa vi serve per crescere?
“Stiamo cercando un fund raiser. Adesso il grosso viene dalle istituzioni (Comune e Provincia di Mliano), qualcosa da Rotary e Lions. Vorremmo più fondi dai privati, perché il pubblico è in crisi con la spending review. E cerchiamo sempre nuovi volontari”.
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