Ci sono attori che non hanno bisogno di battute. Uno di questi è Pierfrancesco Favino, protagonista di Senza nessuna pietà, opera prima del 35enne attore romano di Michele Alhaique (L’uomo che ama, Polvere, Che bella giornata, Cavalli) presentata alla 71° edizione del Festival del cinema di Venezia nella sezione Orizzonti. Record negativo di frasi pronunciate nei 95′ della proiezione per Mimmo, il personaggio interpretato da Favino, ma l’attore, ingrassato di 20 chili per questo ruolo, riesce a reggere intere scene con un solo sguardo. Come sempre.
In Senza nessuna pietà Mimmo è un uomo chiuso e taciturno che vorrebbe fare solo il muratore, perché gli piace più costruire palazzi che rompere ossa. Invece recuperare crediti, con le cattive, è parte integrante del mestiere di questo gigante buono, almeno secondo il signor Santilli (Ninetto Davoli), suo zio e datore di lavoro, ma soprattutto strozzino della periferia romana. Mimmo vive in un mondo feroce dove si devono rispettare regole e ruoli, se si vuol tirare a campare senza problemi: giusto o sbagliato che sia, è l’unico mondo che conosce. Tutto cambia quando nella sua vita irrompe Tanya (Greta Scarano) una bellissima escort con la quale scoprirà presto di condividere la voglia di sfuggire a un destino già segnato. Nel cast anche Adriano Giannini che interpreta Manuel, il cugino violento e cocainomane di Mimmo, e Claudio Gioè, nei panni de Il Roscio, ambizioso “collega” di Mimmo.
Doppia sfida per Pierfrancesco Favino che è sia protagonista che produttore di Senza nessuna pietà; impossibile non affezionarsi al suo personaggio, un uomo paradossalmente mite che cerca di sfuggire alla violenza con la violenza, che agisce secondo un suo codice morale e per la prima volta spera intensamente in una vita nuova che sembra proprio lì, a portata di mano. Brava Greta Scarano che non fa fatica a interpretare un ruolo che le sembra cucito addosso: tanti gli intensi primi piani per lei, come quelli che la vedono in partenza nella luce morbida dell’alba da una piccola stazione di periferia. Alhaique gioca con i contrasti di luce, alterna fuoco e fuori fuoco, ricreando la magia del cinema d’autore grazie anche alla fotografia di Ivan Casalgrandi e alle musiche di Luca Novelli e Pierre-Alexandre Yuksek Busson.
Unico limite del film è a nostro parere lo script, che risente di scelte votate alla ricerca dell’autorialità, ma a volte illogiche. Un esempio è la giornata al mare che la coppia, braccata, si concede. O lo strano rapporto di Mimmo con le regole della malavita: le conosce, ci è cresciuto, fanno parte della sua quotidianità, eppure quando decide di infrangerle affronta le conseguenze con un misto di stupore e rimozione che ci appare stonare.
In definitiva, però -e ci teniamo a ripeterlo- Senza nessuna pietà è davvero un film coinvolgente, un noir ben studiato e con un cast assolutamente perfetto: da vedere.
Il nostro voto: 7
Una frase:
Mimmo: Come la riconosco?
Il Roscio: La più figa che vedi è lei. Si chiama Tanja.
Mimmo: In che senso figa?
Il Roscio: Mimmo, “figa” è un concetto universale.
Per chi: ama le opere prime e adora il talento di Pierfrancesco Favino.