In uscita nelle sale italiane il 5 settembre, I nostri ragazzi, il nuovo film di Ivano De Matteo, in corsa alle Giornate degli autori alla 71 Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è un film lucido e provocatorio che indaga la linea di confine tra l’amore per i propri figli e la propria coscienza e sottintende una domanda importante: fin dove può spingersi l’amore di un genitore per proteggere il proprio figlio?
Liberamente ispirato al libro “La cena” di Herman Koch, il film riprende il tema della cena come elemento unificante e poi sposta l’azione anche al di fuori di essa: Paolo (Luigi Lo Cascio) e Massimo (Alessandro Gassmann) sono due fratelli molto diversi fra loro: uno è un pediatra impegnato, l’altro un avvocato di grido; Paolo è un idealista, appassionato del suo lavoro, Massimo ha meno ideali e molti meno scrupoli.
I due fratelli, insieme alle rispettive mogli, si incontrano da anni, una volta al mese, per una cena. Parlano del nulla: di alici alla colatura di ricotta e caponatina di verdure, dell’aroma fruttato del vino bianco, del politico corrotto di turno. La loro vita patinata scorre tranquilla fin quando, una sera, una videocamera di sicurezza riprende i loro figli mentre picchiano a sangue una barbona. Come comportarsi ora con la giustizia? Come reagiranno i due uomini e le loro famiglie tanto diverse? Ciascuno di loro dovrà fare i conti con il proprio senso morale e con il proprio ruolo da genitore.
De Matteo torna a interessarsi alla famiglia, intesa come riproduzione della società che ci circonda: ma se nei suoi film precedenti, La bella gente e Gli equilibristi, aveva indagato su ciò che accade in una famiglia quando un elemento incrina dall’esterno un nucleo familiare apparentemente felice, ne I nostri ragazzi il regista, da padre di un figlio adolescente, esplora su cosa accade all’interno della famiglia, la famiglia borghese romana, quando l’esplosione parte dal nucleo stesso: “…io volevo fare un film che parlasse della violenza, quella nascosta, tenuta a bada ma che può esplodere per caso, per sbaglio, in chiunque di noi. Quando ciò accade i personaggi cambiano, i ruoli si rovesciano. Da padre che sono, mi sono chiesto fino a che punto possiamo o dobbiamo ignorare la coscienza per proteggere la nostra felicità? La ragione del cuore spesso va contro la giustizia. Ed è veramente profonda la differenza tra ciò che siamo e l’immagine di noi stessi che ci costruiamo giorno per giorno.“
In questa rappresentazione i figli rispecchiano la la superficialità morale ed esistenziale dei nostri tempi: iperprotetti da se stessi e dalle responsabilità, cresciuti in una bolla di vuoto emotivo in cui nessuno li ha mai chiamati al coraggio o gli ha mai chiesto di andare oltre i propri limiti. I genitori al contrario si fanno carico dell’emotività dei loro figli fino all’eccesso, li proteggono dai loro brutti voti a scuola, dalle sbronze con gli amici fino ad arrivare a proteggerli insensatamente dalla vita stessa.
Il cast è stato pensato dal regista già in fase di scrittura e i personaggi scritti e calzati sugli attori che poi hanno accettato (tutti) la parte: Luigi Lo Cascio, che dona a Paolo la passione e l’ironia che avevamo già visto in Peppino Impastato, Giovanna Mezzogiorno (moglie di Paolo) che ha restituito il suo essere madre, Alessandro Gassmann bravissimo nell’incarnare le contraddizioni di un genitore messo al muro dalla confessione della propria figlia, Barbora Bobulova calata perfettamente nella vita patinata che il ruolo richiedeva.
È un film che pone delle domande importanti, una su tutte: come ci comporteremmo noi in quella circostanza? Io sono io e la mia situazione diceva Josè Ortega y Gasset e il film mostra a tutti noi come le nostre certezze non siano incrollabili e come, in una particolare situazione, saremmo sicuramente messi alla prova.
Una frase: Comunque vada le nostre vite sono rovinate. Le loro vite sono distrutte.
Il nostro voto: 6,5