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Al Pac di Milano un’estate tra arte e crimine con la mostra “Il delitto quasi perfetto”

Faldbakken - Lindbergh and Gacy

Il delitto perfetto. O quasi. Al Pac – Padiglione d’arte contemporanea di Milano si vive tra arte e crimine: nessun omicidio efferato ma uno dei numerosi appuntamenti dell’estate milanese.

Fino al 7 settembre 2014, infatti, il Pac ospita la mostra “Il delitto quasi perfetto“, una collettiva di oltre 40 artisti, italiani e internazionali, in cui arte ed estetica del crimine si uniscono fino a creare opere provocatorie e sorprendenti: dall’ossessiva curiosità (del detective, dello spettatore, dell’identificazione con il colpevole) alla riflessione sui temi dell’autenticità e della frode, dal ruolo dell’artista come soggetto sovversivo al macabro di episodi anche realmente accaduti.

A rendere tutto ancora più originale concorre l’inusuale allestimento che guida il visitatore attraverso un percorso tematico diviso in capitoli. Ogni spazio del Pac è coinvolto nella mostra, fin dall’ingresso dove l’artista austriaca Eva Grubinger ha issato una bandiera e posizionato una targa d’ottone che trasforma il Padiglione nell’ambasciata di Eitopomar, un utopico regno governato dal malvagio signore del Male Dr. Mabuse. Sempre all’ingresso il murales di Jean-Luc Blanc richiama la copertina di una rivista pulp firmata con il titolo della mostra.

La mostra “Il delitto quasi perfetto” ospita anche l’artista italiano più irriverente della scena contemporanea, Maurizio Cattelan, che ha realizzato un bouquet di fazzoletti di stoffa per asciugare idealmente le lacrime versate per le vittime dell’attentato che il 27 luglio 1993 distrusse il PAC provocando la morte di cinque persone.

Tra gli italiani anche Luca Vitone che ricorda in un installazione-epitaffio i 959 membri della loggia P2. Mario Milizia riproduce invece minuziosamente i dettagli delle immagini di cronaca giudiziaria riferite a ritrovamenti e vendite illegali di reperti archeologici. L’italiana Monica Bonvicini investiga le relazioni tra spazio, potere e genere, presentando una macchina della tortura e del desiderio, costituita da sei imbragature di lattice nero sospese con catene ad un anello d’acciaio che ruota lentamente.

Tra gli artisti stranieri invece Aslý Çavuþoðlu nel suo Murder in Three Acts (Omicidio in tre atti) trasforma la mostra in una scena del crimine e le opere in armi. Gabriel Lester, autore insieme a Jonas Lund di un intervento virale sul sito web del PAC, ha creato un loop cinematografico di scene del crimine, proiettando il tutto con un gioco di ombre sul muro circostante e sul visitatore. E mentre l’artista spagnola Dora Garcia invita il pubblico a rubare un libro, istigando lo stesso pubblico a commettere un crimine, l’americano Jim Shaw ironicamente ritrae uomini d’affari come zombie.

Dopo la prima tappa al Witte de With Center for Contemporary Art di Rotterdam, arricchita di nuove opere di artisti italiani, la mostra “Il delitto quasi perfetto” arriva a Milano, per un’estate da brivido.

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