Oltre al classico “cinepanettone”, il cinema italiano propone quest’anno la produzione trasversale firmata da Fausto Brizzi (Notte prima degli esami, Maschi contro femmine) con la commedia Indovina chi viene a Natale. Sulla scia del gustosissimo e cinico “Parenti serpenti” di Monicelli dove si ride un riso amaro, Brizzi, raduna un’intera famiglia intorno al focolare domestico, che qui ha le sembianze di un cottage in una imprecisata località del nord Italia.
I personaggi sono ben riconoscibili: tre figli e una madre, con relativi consorti e fidanzati che da poco hanno perso il loro capofamiglia (Gigi Proietti) e la sua allegria da cantante all’apice del successo negli anni Sessanta, incorreggibile viveur, donnaiolo e forte giocatore. Un microcosmo familiare, costretto a confrontarsi nuovamente con i conflitti e le incomprensioni tipiche della convivenza natalizia, scandita da un motivetto quasi canzonatorio di successo del capofamiglia dal titolo: “Aspetterò”.
Il primogenito Giulio (Diego Abatantuono) e sua moglie Marina (Angela Finocchiaro) diligenti imprenditori, per festeggiare la buona annata di fatturato dell’azienda dispensano premi ai dipendenti, per la maggior parte categorie protette; poi c’è Antonio (Carlo Buccirosso) direttamente da Napoli con al seguito la sua verace famiglia, il quale rivendica la sua parità con gli altri fratelli, poiché è il figlio frutto di una notte passeggera del capofamiglia. Infine la sofisticata Chiara (Claudia Gerini) la vamp di turno, madre di due piccole pesti e neofidanzata del povero maestro di scuola elementare Domenico (Claudio Bisio) vittima di agguati e dispetti del clan familiare; e la dolce e ingenua Valentina (Cristiana Capotondi) figlia di Giulio e Marina, innamorata e promessa sposa del bel Francesco (Raul Bova) che ha perso entrambe le braccia in un terribile e inverosimile incidente stradale per salvare una bambina.
Un gruppo composito e forse un po’ forzato, anche divertente nella misura in cui sia i personaggi che l’impianto narrativo corrispondono a ciò che lo spettatore si aspetta: due ore di intrattenimento e una commedia preconfezionata. I protagonisti risultano un po’ sbiaditi, primo fra tutti il personaggio di Francesco, poco credibile e tratteggiato con una personalità più puramente comica che squisitamente ironica, così come Antonio, portatore dell’abusato tradizionalismo partenopeo e Chiara penitente maliarda, in cerca della retta via sulla scelta degli uomini a cui accompagnarsi.
La nota convincente è la coppia Abatantuono – Finocchiaro: da veri mattatori, riescono a dare un guizzo di autentica carica espressiva ai loro personaggi. Giulio e Marina, infatti sono dei genitori con una spiccata propensione all’ipocrisia, terrorizzati dall’unione della figlia con Francesco e da veri e propri geni del male ne inventeranno di ogni, pur di evitare alla figlia il destino della badante.
Una commedia di leggera evasione dai risvolti ordinariamente positivi che riesce a raggiungere una strappata sufficienza, giustificata dal duo Abatantuono-Finocchiaro che riescono, in extremis, a salvare il salvabile.
Voto per noi : 6 –
Chiara alla madre: “Lui è Domenico; Domenico, mia madre”
La madre: “Lui che problemi ha? A parte quelli estetici”